La chiusura della libreria Assolibro di via San Luca aveva scatenato la rabbia di tanti genovesi e in particolare degli abitanti della Città Vecchia. Oggi i ragazzi che animavano quella libreria sono riusciti a realizzare il sogno di poter ripartire con l'avventura, a pochi metri di distanza...
La saracinesca è ancora tirata giù, quasi fino in fondo, ma le teste dei passanti che sbirciano incuriositi fanno capolino con cadenza regolare. Siamo in via Luccoli 98r, all’interno di palazzo Luccoli-Balestrino, a pochi metri da piazza Fontane Marose. Qui, come il dottor Grigio ci ha già anticipato sulla nostra pagina Facebook, oggi pomeriggio alle 16 ritroveremo un amico, anzi tanti amici. Sono i ragazzi costretti tempo fa ad abbandonare la libreria Assolibro nella vicina via San Luca, lasciando un grande vuoto nel cuore del centro storico e nell’offerta culturale della nostra città.
«Da quando è finita l’avventura di Assolibro – ci racconta Marco Parodi, trentenne, uno dei soci di questa nuova avventura – abbiamo avuto una richiesta costante dalle persone che incontravamo per strada: quando riaprite? Dove vi potremo trovare? Interesse, certo, ma anche un po’ di pressione per noi. Speriamo che tutto ciò si traduca in un buon successo per questa ripartenza».
La nuova libreria si chiamerà “L’amico ritrovato”, prendendo in prestito il titolo di un notissimo romanzo di Fred Uhlman, a testimonianza di un forte legame con l’esperienza passata.
«Tutto nasce sicuramente dall’esperienza di Assolibro e dalla risposta forte che abbiamo avuto dai nostri clienti e dagli abitanti del centro storico quando siamo stati costretti a lasciare via San Luca. Certo, la chiusura non è stata una cosa repentina: i segnali c’erano già stati con ripetuti tentativi di vendita da parte della proprietà andati a vuoto. Noi ci eravamo già messi a vento per fare altro. C’è chi ha aperto altre librerie, chi ha iniziato a collaborare per un grande gruppo editoriale. Ma, in fondo, avevamo sempre il sogno di poter tornare presto nel centro storico, magari facendo cose che in Assolibro non eravamo così liberi di fare come l’organizzazione di presentazioni, l’autonomia nelle scelte editoriali, i contatti diretti con il territorio e soprattutto con le scuole. E appena abbiamo visto questi spazi, con queste splendide colonne in mezzo alla sala, ce ne siamo subito innamorati».
120 mq molto accoglienti che hanno tutte le caratteristiche per diventare una nuova casa del libro nella Città Vecchia.
«Il nostro obiettivo è quello di puntare il più possibile sulla fisicità del luogo. Bisogna creare un posto bello da frequentare perché lo stesso libro puoi comprarlo ovunque, e magari anche con un po’ più di sconto. Ma con il prezzo del libro acquistato qui vorremmo che fosse compresa anche l’esperienza di quella mezz’ora passata in un luogo piacevole. È un po’ come andare a prendersi un caffè: potresti farlo anche a casa ma non avresti il piacere di uscire, di andare a prenderlo in un bel posto, facendo quattro chiacchiere con persone piacevoli. Poi è ovvio che ci devono anche essere i libri perché se il posto fosse anche il più figo del mondo ma fosse un buco microscopico oppure male assortito, magari ci passi anche una volta a vederlo ma poi non ci torni più».
Libri che si possono toccare, leggere e sfogliare. Non è un azzardo nella società dell’informatizzazione?
«Nella crisi generalizzata del mercato dell’editoria credo che ci sia ancora spazio per fare qualcosa, soprattutto per le realtà medio-piccole e strettamente legate al territorio come la nostra: è molto più difficile per i megastore, che hanno spazi infiniti e tanti dipendenti da gestire con costi altissimi. Per la nostra dimensione, invece, paradossalmente la crisi può offrire qualche opportunità in più, ad esempio dal punto di vista della disponibilità di locali. Poi, naturalmente, ci sono anche le nostre forti motivazioni personali e il grande affiatamento che ci ha portato a realizzare questo sogno. Ma anche le piccole librerie devono fare un salto di qualità e trasformarsi in qualcosa di altro rispetto al posto dove entri, stai cinque minuti a cercare il libro giusto, e te ne torni subito a casa. Comunque anche noi abbiamo la nostra pagina Facebook e il nostro sito internet. Ed è anche possibile che presto si riesca a lanciare un servizio di vendita online: ma niente droni stile Amazon, vorremo davvero puntare il più possibile sul contatto umano».
Non solo libri, quindi?
«Vorremmo essere qualcosa di più che un semplice esercizio commerciale. Sarebbe bello poter dire un giorno che siamo riusciti a offrire alla città un valore aggiunto anche dal punto di vista culturale. Per questo, ad esempio, puntiamo molto sul rapporto con le scuole. Oltre a una sezione per bambini molto curata (il taglio della libreria è comunque generalista con saggi, best seller, grandi classici e collane di letteratura un po’ più di qualità, ndr), anche grazie al continuo fermento in questo settore che si sta rinnovando molto dal punto di vista delle illustrazioni e della grafica, cercheremo di dar vita a percorsi di lettura pensati per le scuole e a qualche laboratorio coinvolgente. Poi naturalmente, presentazioni, eventi per tutti, magari piccole mostre perché siamo convinti che più cose proporremo più avremo modo di far vivere la libreria».
Sembra tutto bello e facile. Ma allora perché non ci avete pensato prima?
«In realtà, qualche tosta difficoltà abbiamo dovuta affrontarla anche noi. Innanzitutto ci siamo dovuti costituire come società e investire un bel po’ dei nostri risparmi: una cosa possibile solo grazie al fatto che tutti noi nel frattempo abbiamo mantenuto un’altra attività, sempre legata al mondo editoriale. Ma la gestione del tempo tra lavoro, famiglia e libreria da mettere in piedi è stata piuttosto faticosa. Poi, siamo stati fortunati a trovare i locali già con impianto elettrico e di condizionamento pronto: abbiamo solo dovuto tirare giù una tramezza, tinteggiare, cambiare un po’ l’illuminazione e naturalmente sistemare gli arredi. Passaggi comunque non semplici perché il palazzo è vincolato dalla Sovrintendenza sia internamente che esternamente, tanto che dovevamo già aprire prima dell’estate ma siamo stati costretti a rimandare fino ad oggi».
Nessun aiuto dal Comune? In fondo siete tutti piuttosto giovani e la cultura sembra essere uno dei punti di riferimento di questa amministrazione.
«In effetti avevamo parlato anche direttamente con il sindaco per un progetto decisamente ambizioso che chiamava in causa una complessiva riqualificazione della loggia di piazza Banchi: un progetto integrato che non prevedesse solo un esercizio commerciale ma anche altre attività culturali, di integrazione e multiculturalità. Insomma, un qualcosa che potesse rappresentare un vero presidio per il territorio, dal mattino alla sera, e non la vergogna che è adesso, con i turisti che si trovano quasi sempre la porta sbarrata. Ma il progetto si è arenato e noi non potevamo restare al palo per altri dieci anni. A dire il vero qualche altra proposta ci è stata avanzata ma per spazi assolutamente non consoni».
Poi, per fortuna, è saltato fuori questo palazzo con le sue affascinanti colonne. Insomma se passate in centro, un salto da queste parti potrebbe valere la pena di farlo: Marco e colleghi saranno ben felici di potervi consigliare qualche lettura. Non vi potranno offrire il caffè, quantomeno non in libreria… «ma solo perché non c’è abbastanza spazio». Ci sarà, però, un comodo angolo lettura da cui nessuno vi spodesterà. E presto potrebbe anche esserci l’esposizione delle copie in consultazione del bimestrale cartaceo di Era Superba… Ma di questo speriamo di potervi dare conto prossimamente.
Simone D’Ambrosio