La matita affilata di Emanuele Giacopetti ci riporta alle fondamenta, prima e dopo il 14 agosto
In questi 120 giorni dalla caduta di Ponte Morandi, quello che risulta sempre più evidente è che la parte che manca non è solo quel pezzo di viadotto crollato, ma molto di più. Il patto implicito tra collettività e rappresentanza, vita e sacrifici, individui e stato, si è rotto. Ben prima del 14 agosto: la gestione della cosa pubblica ad uso e consumo dei grandi vettori economici ha tradito i territori e chi li abita e attraversa, lasciando, giorno dopo giorno, la comunità abbandonata, senza tutela, disorientata, muta e in balìa della paura. Praticamente cadavere, senza una progettualità fondata su di una giustizia sociale capace di allargare il progresso al beneficio di tutti. Il Ponte, costruito sull’onda lunga del boom economico del nostro paese, rappresentava anche quello: un sacrificio di tutti, ma per tutti. Le persone sotto, e il progresso sopra. Quel Ponte è stato lasciato crollare, ma noi siamo sempre là sotto.