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Per alcuni sono “cavie”, per altri laboratori tecnologici della “rete del futuro”. Opportunità e dubbi per un salto tecnologico
Foto di Steve Kazella – CC
Dopo la fase progettuale e normativa, arrivano le prime ricadute concrete sui territori per quanto riguarda la tecnologia di trasmissione dati di quinta generazione, il cosiddetto 5G. Una frontiera tecnologica che sta dividendo l’opinione pubblica tra sostenitori entusiasti e oppositori preoccupati.
L’anno scorso il governo, attraverso l’Autorità per le garanzie della Comunicazioni ha prodotto alcuni documenti che individuano le modalità di sperimentazione di tale tecnologia, con la individuazione delle frequenze e delle aree di territorio in cui si potranno installare le nuove reti. In questi giorni è arrivato il via libera del Mit per i tre vettori che si sono aggiudicati questa fase, Wind, Vodafone e Iliad, che quindi a breve inizieranno con i lavori di installazione dell’infrastruttura necessaria.
Nell’elenco di AgCom, pubblicato il maggio scorso, prevede un insieme di grandi città considerate Smart Cities (e no, Genova non ne fa parte), e un centinaio di piccoli comuni sparsi sul territorio nazionale: per quanto riguardo il genovesato si tratta di Rezzoaglio, Valbrevenna e San Colombano Certenoli. L’elenco completo è consultabile qui, in calce alla documento che definisce il recinto, piuttosto ampio, di sperimentazione per questa tecnologia.
Ma di cosa stiamo parlando? Rimandiamo a siti specializzati per una esaustiva esamina tecnica, ma si può provare a riassumere: il 5G sostanzialmente sfrutta bande di frequenza diverse rispetto alle precedenti, che permettono performance quantitativamente superiori, e non di poco, rispetto alle reti wireless odierne. Più velocità di trasmissione dati, più capacità di gestione di multi connessioni, e minor latenza di risposta: tutte caratteristiche che permetterebbero, previa costruzione di una rete capillare, lo sviluppo e l’utilizzo di una ampia gamma di tecnologie, tra cui soprattutto in ambito domotico e industriale, arrivando al tanto celebrato “Internet of Things”, cioè l’iper connessione di un ecosistema di oggetti che potrebbero semplificarci la vita. Tra cui la gestione delle automobili senza guidatore, il controllo di apparecchi ed elettrodomestici, fabbriche e molto altro. Insomma, il 5G permetterebbe di gestire una quantità di dati ad oggi inimmaginabile, velocemente e diffusamente.
Foto di Dapa19 – CC
Ovviamente non tutti sono entusiasti, anzi: lasciando perdere le pur comprensibili ansie da Grande Fratello, lo sviluppo di questa tecnologia e la sua sperimentazione oggi sono in mano a grandi player economici privati globali, che stanno disegnando una infrastruttura tecnologica con finalità ovviamente commerciali, che secondo molti potrebbe ‘deviare’ sviluppi verso una diseguaglianza dell’accesso alla rete, sulla base di capacità di fruibilità dei contenuti stessi, che saranno sempre più grandi e difficili da gestire per chi è fuori da questa struttura. Un altro problema è la ‘poco distanza’ coperta dalle onde a determinate frequenze, cosa che renderà necessaria l’installazione di una fitta, fittissima rete di ripetitori. Una ‘invasione’ che da molti è giudicata potenzialmente dannosa per ambiente e salute; uno sviluppo del genere avrebbe, infatti, un impatto enorme sul bilancio energetico di un mondo iper-connesso, mentre dal punto di vista della salute umana, ad oggi la letteratura scientifica è scarsa, e sono in molti a richiedere un severo principio di cautela, in attesa di risposte certe e verificabili. Va detto che se la prima fase prevede l’utilizzo di onde nella banda 694-790 MHz, AgCom ha dato il via libera alla sperimentazione di bande “di spettro pioniere 3,6-3,8 GHz e 26,5-27,5 GHz”, che suscita non pochi timori, soprattutto in un contesto completamente e perennemente immersivo.
Ed è per questo che anche nei territori genovesi ‘prescelti’ per fare questa prima sperimentazione, la comunità si sta sostanzialmente dividendo; le 4 mila anime raccolte tra Rezzoaglio, Velbrevenna e San Colombano Certenoli si stanno polarizzando in due fazioni contrapposte: chi è a favore, “finalmente” di uno sviluppo locale (e gratis) delle telecomunicazioni, mai facile per le vallate liguri, e chi invece è contrario, poiché ha scelto di abitare quei luoghi anche per fuggire ad eventuali “invasioni” di tecnologie non richieste, senza la necessità di vivere in eremi “schermati”.
L’Italia è diventata, con i recenti accordi cinesi, anche frontiera di interessi contrapposti, che vedono grandi gruppi industriali e finanziari competere per la costruzione e per la gestione della rete 5G, che aprirà un giacimento senza fine di big data, il mercato, già florido, del futuro. A Genova questa frontiera passerà dalle sue valli e dai suoi monti, che quindi, come spesso accaduto in passato, diventeranno il crocevia, anche conflittuale, della sua storia.