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Il pittore ci racconta la sua passione per l'arte, il suo rapporto con Genova, il lavoro di artista al giorno d'oggi e la sua personale visione del futuro
Enrico Ingenito, genovese classe 1978, è un artista che spazia attraverso tutte le arti visive, pittura, fotografia e video.
Nel corso degli anni ha partecipato a un progetto di collaborazione tra le arti insieme all’associazione culturale Corpi in Danza, all’interno del quale ha portato a termine la realizzazione di due video, alla collettiva Urbanamente, a residenze d’artista ed esposizioni collettive e personali in Italia e all’estero.
Fino al 23 novembre è possibile ammirare le sue opere presso Palazzo Lomellino di via Garibaldi, nell’ambito dell’esposizione Viraggio1.
I suoi quadri nascono da un‘intuizione, il tema più ricorrente è quello del paesaggio urbano, rappresentato grazie a immagini in movimento o estratti da scatti fotografici in varie città; le immagini tendono all’astrazione e lasciano grande spazio al colore, che domina incontrastato la scena.
Nel portfolio dell’artista non mancano comunque i ritratti e le vedute di interni. La tecnica utilizzata è quella dell’olio su tela.
I paesaggi urbani rappresentati possono sembrare in apparenza statici, ma grazie alle sfumature di colore, alla luce particolare che il pittore riesce a imprimere alle immagini, la sensazione non è affatto quella dell’immobilismo. E’ una quiete che ‘crea movimento’, ed è proprio questo l’aspetto affascinante che si coglie osservando le sue opere.
Come svolgi la tua ricerca artistica e quale è stata la ‘molla’ che ti ha spinto verso la pittura?
«Sopratutto guardo, cammino molto e fotografo, poi analizzo il materiale e spesso ripercorro gli stessi luoghi più volte cercando la luce necessaria. Guardo molto quello che fanno altri artisti in particolare i miei coetanei, cerco di analizzarli. Cerco di viaggiare. Sono costantemente alla ricerca di immagini. Da sempre mi sento “pittore” non credo ci sia mai stato un momento nella mia vita in cui non abbia pensato di esserlo, la ricerca per me è ogni giorno, intorno a me».
Sei genovese e abiti a Genova: quali sono i luoghi di Genova che frequenti maggiormente e a cui ti ispiri? In qualità di artista come vivi il rapporto con la tua città?
«La pittura ti insegna che una luce può cambiare un luogo, Genova è la mia città, la scopro giorno per giorno restandone sempre affascinato».
Riesci a vivere d’arte o al giorno d’oggi è necessario essere artisti part time? Credi che questa formula sia una scelta obbligata per il futuro?
«E’ difficile vivere solo di pittura, ci sono alti e bassi e certamente il periodo in cui viviamo non facilita una tale scelta, penso che per raggiungere un certo livello sia necessario molta concentrazione, tempo ed energie, nel momento in cui ho scelto di seguire la mia passione e tentare questa carriera ho messo la pittura al primo posto, dopo di che ci si arrangia in qualche modo».
Cosa ti spaventa di più di questi tempi? E quando pensi al futuro a cosa ti aggrappi x pensarlo migliore? Questa condizione psicologica si ripercuote nelle tue opere?
«La cosa che mi spaventa è l’immobilismo, se ti guardi intorno e come se tutti avessimo addosso un peso e non sappiamo poi neanche bene perché, manca una coscienza visionaria spesso anche in noi artisti.
Penso che ogni artista debba essere uomo nel suo tempo, credo quindi sia inevitabile una ripercussione nelle mie opere.
E difficile pensare al futuro, ma c’è sempre qualche cosa che ti attrae, un’intuizione, qualche cosa che ti spinge ha guardare e a metterti al lavoro».
Manuela Stella