Il Progetto di Utilizzo del Demanio Marittimo approvato nel marzo 2012 dal Comune è stato bocciato dalla Regione perchè prevede interventi di difficile realizzazione; inoltre, la proroga delle concessioni demaniali marittime, la cui scadenza è stata spostata al 2020, complica i piani
Non si può affermare che il litorale genovese goda di buona salute, anzi, tra difficoltà di accesso – i rari varchi per altro sono collocati nelle immediate vicinanze dei depuratori – estensione limitata della spiaggia libera e conseguente scarsa fruibilità, presenza incombente di cemento, tettoie e tubi degli stabilimenti balneari, condizionatori e canne fumarie dei ristoranti, in particolare a Levante, lungo Corso Italia ma non solo, rendono sgradevole un paesaggio che, invece, dovrebbe essere il biglietto da visita di una città affacciata sul mare.
Una realtà fotografata alla perfezione nel dossier – con centinaia di foto, carte e relazioni – realizzato dalle associazioni Italia Nostra e Adiconsum, inviato al sindaco Marco Doria e al presidente della Regione Claudio Burlando nel luglio 2012.
Appena due mesi prima, il Comune – consapevole della difficile situazione per ammissione dell’ex assessore al Demanio, Simone Farello (oggi capogruppo PD a Palazzo Tursi), il quale considerava Corso Italia “la parte di litorale più in sofferenza” – aveva approvato, con deliberazione n. 37 del 21 marzo 2012 del Consiglio Comunale, un nuovo Progetto di Utilizzo del Demanio Marittimo (PRO.U.D), lo strumento che disciplina la gestione delle aree demaniali marittime di competenza dell’amministrazione comunale dal confine con il Comune di Arenzano al Rio Lavandè (Vesima), a Ponente, e da Punta Vagno al confine con il Comune di Bogliasco, a Levante, mentre la zona centrale del litorale genovese ricade sotto la giurisdizione amministrativa dell’Autorità Portuale.
Nel tratto di litorale dalla Foce fino all’inizio dei Bagni Lido (lungo circa 2000 metri) «sono presenti solo 4 accessi alla spiaggia, due dei quali prima del depuratore di Punta Vagno, con un’estensione di spiaggia libera valutabile complessivamente in 250/300 metri – si legge nel dossier di Italia Nostra e Adiconsum – Il tratto di litorale sino a Punta Vagno è molto confuso e trascurato, di dubbia balneabilità. La copertura del depuratore è in uno stato di manutenzione assai precario».
Nel tratto compreso dai Bagni Lido di Corso Italia sino alla spiaggia di Priaruggia (circa 3000 metri) «gli accessi sono 7, uno dei quali in corrispondenza del depuratore di Vernazzola, con un’estensione di spiaggia libera valutabile complessivamente in 350/400 metri – continua il dossier – La zona retrostante lo stabilimento del Lido, in corrispondenza dell’edificio novecentesco, della stazione di servizio e del parcheggio, è veramente indecorosa». Per fortuna ci sono anche degli esempi positivi, come il tratto di litorale di Capo S. Chiara, da Boccadasse a Vernazzola, che essendo inaccessibile, se non in corrispondenza dei bagni S. Chiara, è ben conservato. «I bagni S. Chiara, raggiungibili solo attraverso una ripida scalinata, sono gradevoli e ben tenuti e costituiscono un esempio di stabilimento balneare compatibile con il paesaggio, in quanto privo di strutture fisse invasive», sottolineano Italia Nostra e Adiconsum. Anche lungo la spiaggia di Sturla si trovano «due stabilimenti che ancora conservano le caratteristiche originarie, il Circolo velico Vernazzolese ed i Bagni Sturla, che costituiscono un esempio di strutture leggere in legno ben conservate, con affaccio sulla spiaggia privo di strutture in calcestruzzo». Al contrario «la spiaggia pubblica attrezzata di Sturla è in condizioni di manutenzione alquanto precarie. La scogliera sottostante il Monumento dei Mille, recentemente rifatta ed attrezzata ex-novo, ha perso quasi del tutto la sua connotazione originaria». Tuttavia «a sinistra del Monumento è visibile un bell’esempio di come dovrebbe essere tenuta la sottile fascia compresa tra la via Aurelia e gli stabilimenti balneari».
Infine, nel tratto di litorale che va dalla spiaggia di Priaruggia sino alla spiaggia di Quinto (circa 2000 metri) «sono presenti solo 4 accessi alla spiaggia, due dei quali in corrispondenza dei depuratori di Quarto e di Quinto, con un’estensione di spiaggia libera valutabile complessivamente in 200/300 metri – conclude il dossier – Il litorale è caratterizzato dalla presenza di alcuni stabilimenti balneari di notevoli dimensioni. La sistemazione della copertura del depuratore di Quarto è assai migliore rispetto a quella degli altri depuratori ma non si conosce la situazione della balneabilità in prossimità del depuratore stesso».
Ma facciamo un passo indietro e torniamo al PRO.U.D. Per quanto riguarda il tratto compreso tra San Nazaro e Capo Marina – caratterizzato, a ponente dalla presenza del depuratore di Punta Vagno, a levante dal terrapieno confinante con l’area della ”Marinetta” (fortemente modificata durante i lavori per lo scolmatore del rio Fereggiano) – il progetto prevede di «modificare l’assetto delle aree in concessione che vengono ridimensionate in funzione di acquisizione all’uso pubblico di nuovi tratti di litorale. Per l’area ricompresa negli spazi attualmente in concessione ai Bagni San Nazaro si prevede una riduzione della spiaggia che, contestualmente ad un intervento di ripascimento da realizzarsi a levante del depuratore, favorisce la formazione di un nuovo tratto di arenile libero accessibile dai percorsi pubblici evidenziati dagli elaborati grafici. Per l’area attualmente ricompresa negli spazi in concessione ai bagni Capo Marina non vengono riconfermate come aree riconcedibili le aree scoperte direttamente a confine con la zona “Marinetta”, attualmente utilizzate per il campo da calcetto e di servizio alle attività sportive gestite dallo stabilimento».
In merito al tratto costiero delimitato, a ponente dall’area in concessione ai bagni Capo Marina, a Levante dal Molo del Nuovo Lido, il PRO.U.D. sottolinea che «l’attuale litorale libero della “Marinetta è pressoché costituito da uno spiazzo cementato che ne limita fortemente la fruizione ai fini della balneazione. Il progetto prevede un ridimensionamento dell’area concedibile posta sul confine di levante allo scopo di fornire un reale e agevole accesso al mare ed un adeguato tratto di arenile dedicato alla libera balneazione. Al fine di garantire un tratto di arenile libero in posizione centrale rispetto allo sviluppo del fronte litoraneo di San Giuliano, il progetto prevede la trasformazione di una concessione attualmente in corso di validità (denominata “Bagni Roma”) in Spiaggia Libera Attrezzata. Il progetto di riordino deve, inoltre, prevedere la realizzazione di un’accessibilità pubblica direttamente dalla “Promenade” cittadina di C.so Italia; è previsto il ridimensionamento dello stabilimento balneare denominato “Sporting” con la finalità di aumentare lo spazio di spiaggia libera esistente ed ampliare il varco da Lungomare Lombardo per renderlo accessibile ai soggetti disabili».
Benché si tratti di un progetto di utilizzo e non di un piano di riorganizzazione, secondo le associazioni si poteva comunque fare di più. «Questo progetto tende ad avvallare e consolidare, con qualche eccezione, la situazione di fatto – affermavano nel luglio 2012 Alberto Beniscelli, presidente di Italia Nostra Genova e Stefano Salvetti di Adiconsum Liguria – rimandando a non meglio identificati interventi di miglioramento di un litorale che ci appare già oggi in larga misura compromesso, anche per recenti interventi».
A dar man forte alle associazioni è arrivato anche il parere della Regione Liguria, necessario per ottenere il nullaosta definitivo del PRO.U.D. genovese. Gli uffici regionali hanno prodotto le loro osservazioni soltanto a gennaio 2013 e non sono mancate alcune sorprese significative. Il settore regionale Pianificazione Territoriale e Demanio Marittimo scrive nel decreto n. 3 del 7/01/2013 «Ritenuto che il progetto, nel suo complesso, consegua un miglioramento complessivo dell’uso dell’arenile e dei servizi connessi migliorando in particolare l’accessibilità e la percorribilità lungo la costa e contenga inoltre una serie di norme volte a garantire un miglior utilizzo ai fini di uso pubblico degli spazi demaniali marittimi; che, tuttavia, il progetto si basa su un’effettiva stima degli spazi balneari liberi in molti ambiti sovradimensionata rispetto all’effettiva possibilità di accesso e fruizione degli stessi; non risolve efficacemente il nodo della carenza di spiagge libere attrezzate nel litorale cittadino di Levante, con particolare riferimento agli ambiti corrispondenti alla zona di Corso Italia».
«Innanzitutto è stata smontata la tesi che a Genova si ottemperi alla legge regionale che prevede il 40% di spiagge libere, dove si dichiara di arrivare oltre il 54%, compresi gli scogli, come sottolineato dall’allora assessore Farello – racconta il consigliere del Municipio Medio Levante, Bianca Vergati (Sel-Lista Doria) – Nell’incontro del 5 marzo 2013 fra Municipio Medio Levante e gli uffici comunali è uscita una percentuale assai diversa per il litorale fra Boccadasse e Punta Vagno: le spiagge libere sono solo l’11%».
Come mai? Il motivo è alquanto semplice: la Regione ha chiesto di «eliminare tra le aree libere quelle dichiarate non accessibili o non praticabili per motivi di sicurezza, ridurre opportunamente quelle interessate da corsie di alaggio, foci di torrenti, scogliere impraticabili […] ed integrare con una tabella dettagliata, Municipio per Municipio, relativa allo stato attuale e allo stato di progetto», si legge nel decreto n. 3 del 7 gennaio 2013.
«Ovvero di considerare i tratti liberi e accessibili per ogni porzione di costa, cioè per corso Italia, Quarto, Quinto, ecc. – continua il consigliere Vergati – Il computo, invece, era stato redatto in maniera complessiva. Non solo. Si sono messi nel conto il tratto di spiaggia libera della “Marinetta”, che sarà interessato dal miniscolmatore del Fereggiano, rio che sfocia proprio a metà di corso Italia, la nuova spiaggetta della Motonautica, con accesso chiuso dai cancelli del club e pure la nuova spiaggia, che ancora non c’è, accanto al depuratore».
Inoltre, la Regione chiede di modificare l’assetto previsto per gli ambiti della zona centrale stralciando: «la previsione di opere a mare e di ripascimento o trasformazioni della costa che al momento non sono valutabili, né nella fattibilità, né nei costi (nuova spiaggia a Levante del depuratore di Punta Vagno e riconfigurazione della zona della Marinetta); la previsione della creazione di una fascia intermedia tra le concessioni e la fascia di libero transito – utilizzabile liberamente e in cui è permessa la sosta per la balneazione (spiaggia di San Giuliano) – in quanto la stessa costituisce una rilevante modificazione delle concessioni esistenti ed un rilevante onere aggiuntivo a carico dei concessionari».
«Il PRO.U.D. è stato licenziato dal Comune con buoni propositi che però non si sono potuti concretizzare – sottolinea Vergati – Con questo strumento auspicavamo il riordino di almeno una parte del litorale di Corso Italia. Purtroppo, però, la proroga delle concessioni demaniali marittime, la cui scadenza è stata spostata dal 2015 al 2020, ha irrimediabilmente complicato i piani».
«La proroga delle concessioni (sancita dalla Legge del 17 dicembre 2012 n. 221) ha generato un’oggettiva difficoltà a modificare lo stato attuale – conferma la dott.sa Corinna Artom, dirigente regionale – La questione più spinosa rimane quella di Corso Italia. Nel PRO.U.D. la previsione di liberare spazi pubblici è insufficiente. Sono ipotizzati degli interventi che non si sa quando e come si potranno realizzare, visto che si concentrano soprattutto nella zona della “Marinetta”, ossia un’area interessata dalla prossima realizzazione dei lavori per lo scolmatore del Ferregiano. Abbiamo chiesto al Comune di riformulare una proposta su Corso Italia – conclude Artom – Adesso l’amministrazione comunale deve recepire le nostre osservazioni e la Regione valuterà le eventuali modifiche al progetto».
Matteo Quadrone
[foto tratte dal dossier di Italia Nostra e Adiconsum]