Puoi vederlo vestito in giacca e cravatta con un sigaro in bocca a bere un bicchiere di vino nei peggiori bar del centro storico o vestito da liceale rivoluzionario ad ascoltare musica dal vivo nei locali più chic della città. E' Matteo Monforte, autore per la tv, per il teatro e scrittore, il primo protagonista della rubrica "Con quella faccia un po' così..." interamente curata da Veronica Onofri
Nasce a Genova nel 1976. Nella vita scrive per la tv e per il teatro, oltre ad avere pubblicato tre romanzi. Collabora con Zelig dal 2009 e ha scritto testi per i maggiori comici del momento. Convive tutto sommato bene con il suo reflusso gastrico.
Non potevo non ritrarre Matteo Monforte pensando ai personaggi più rappresentativi di Genova. La sua genovesità traspare chiaramente dalla sua cinica ironia e dal suo modo di essere: puoi vederlo vestito in giacca e cravatta con un sigaro in bocca a bere un bicchiere di vino nei peggiori bar del centro storico, o vestito da liceale rivoluzionario ad ascoltare musica dal vivo nei locali più chic della città.
Fisicamente ricorda un giovane Che Guevara e così l’ho voluto immortalare.
Quando eri un bambino, quali erano i tuoi sogni “da grande”? E quanti ne hai conquistato cammin facendo?
«Considerando che avrei voluto fare il calciatore e faccio lo scrittore e l’autore tv, direi che qualcosa è andata storta…
A parte gli scherzi, fin da piccolo sapevo che non avrei mai potuto fare un lavoro “ordinario”, certe attitudini uno le ha dentro dall’infanzia. Ma i sogni non si conquistano mai fino in fondo, sennò non sarebbero sogni».
Tu nasci come comico, così come molti altri genovesi, alcuni diventati molto famosi, come Luca e Paolo e tutti i Cavalli marci. Che tipo di comicità è quella genovese/ligure?
«È una comicità cinica, arguta, disincantata e schietta. Come i genovesi».
Che cosa ami e cosa odi di Genova?
«La amo talmente tanto che la odio. In tutto».
Se non vivessi a Genova, dove saresti e a fare cosa?
«A Londra a fare il bassista di una rock band».
Esiste un luogo comune sulla “Superba” che ritieni falso?
«Sì, che non ci sia mai nulla da fare. Genova è vivissima, soprattutto di arte e spettacolo. C’è sempre qualcosa da fare. In realtà, sono i genovesi il problema: non escono e rompono le balle».
Se una persona per te molto importante venisse a trovarti per la prima volta a Genova, dove la porteresti? (Un luogo, un ristorante, un percorso…)
«La porterei a Cuneo e le direi: “Vedi che fortuna che ho avuto? Avrei potuto nascere qui”».
Veronica Onofri