La proposta punta a saldare il tema delle manutenzioni e non meglio precisati investimenti green, al prolungamento dello status quo. E il “modello Genova” sarebbe la via maestra per il rilancio
C’è anche la possibilità di una proroga delle concessioni autostradali, tra le Iniziative per il rilancio “Italia 2020-2022” proposte dalla task force di esperti nominata dal governo e guidata dall’ex manager di Vodafone Vittorio Colao. Una proroga che – si legge al punto 24 del documento consegnato alla presidenza del Consiglio – dovrebbe essere “limitata” e legata a piani di investimento per il miglioramento e la messa in sicurezza delle infrastrutture e in linea con il Green Deal europeo. Ma la proposta, nonostante tutti questi paletti, potrebbe dividere i partiti che sostengono il governo Conte. Perché dal 14 agosto 2018, giorno del crollo del Ponte Morandi, il tema delle concessioni autostradali è diventato macigno incandescente.
Il Movimento Cinque Stelle, al governo con la Lega prima e con il Partito democratico poi, da allora ha fatto della revoca della maxi-concessione ad Autostrade per l’Italia un punto quasi identitario, ma gli alleati che si sono succeduti a settembre dell’anno scorso hanno mantenuto un atteggiamento più prudente. Con il cambio di maggioranza Paola De Micheli (Pd) ha sostituito al Ministero dei trasporti Danilo Toninelli (M5s) e ha inaugurato una linea meno netta sull’argomento, promettendo che la decisione finale (senza specificare quale) sarebbe stata “nell’interesse pubblico” e sostenendo che chi parlava di revoca della concessione lo faceva a titolo personale, quindi non rappresentava la linea ufficiale del governo.
E se da un lato il decreto Milleproroghe dello scorso febbraio cancellava la maxi sanzione che il governo avrebbe dovuto pagare ad Autostrade per l’Italia per la revoca anticipata della concessione (facendo quindi pensare che il governo preparasse lo strappo con Aspi) , dall’altro nei mesi successivi è andata avanti una trattativa tra il Ministero dei trasporti e i vertici di Atlantia , che per mantenere la concessione si sono impegnati per un piano dal valore complessivo di 2,9 miliardi tra riduzione delle tariffe e investimenti, e a ridurre la propria partecipazione in Autostrade per l’Italia fino a una quota inferiore al 50% delle quote (al tempo stesso chiedendo al governo un prestito per far fronte al crollo degli incassi dovuto al lockdown).
La proposta avanzata da Colao si inserisce quindi in un contesto in cui, sul tema delle concessioni autostradali, le due principali forze di governo sembrano seguire agende diverse, come testimoniato più di recente dalle scintille interne allo stesso Ministero dei trasporti. Non è escluso che una parte del governo (Pd e soprattutto Italia Viva di Renzi, schierata apertamente contro la revoca) possa appoggiare la proposta degli esperti, mentre un’altra (il M5s) si ritrovi nella posizione paradossale di contrastare una proposta avanzata da un tecnico nominato da un presidente del Consiglio che è sua stessa espressione. In mezzo il premier Conte, che se da un lato ha rilanciato gli interventi su vecchie e nuove infrastrutture come traino di una ripresa economica, dall’altro ha detto chiaramente che le proposte di Atlantia non bastano, ribadendo la linea dura del governo. Fino a prova contraria.
Il piano Colao, ad oggi, è un elenco di proposte in sei capitoli (Imprese e lavoro; Infrastrutture e ambiente; Turismo, arte e cultura; Pubblica Amministrazione; Istruzione, ricerca e competenze; Individui e famiglie) elaborato negli ultimi due mesi da un gruppo di esperti nominato dal governo con il compito di supportare l’esecutivo nell’elaborazione di piani per superare la crisi. La proposta su autostrade si inserisce nel capitolo “Infrastrutture e ambiente” e mira a semplificare le procedure e a garantire gli investimenti fondamentali anche dove le concessioni sono scadute o prossime alla scadenza e il ritorno economico per gli operatori incerto. Seguendo lo stesso criterio, quello della semplificazione e dell’efficienza, il piano Colao cita espressamente il “modello Ponte di Genova” come via maestra, proponendo nel breve periodo l’affidamento diretto e senza gara d’appalto per le opere ritenute più urgenti e nel lungo un ripensamento complessivo del codice degli appalti (punto 23). Meno regole e meno concorrenza. Ora sta al governo decidere quanto del piano adottare. E se far passare il rilancio dell’Italia (anche) dalla proroga delle concessioni autostradali.
Luca Lottero