La logistica diffusa, scelta per evitare la costruzione di nuovi impianti, ha prodotto migliaia di chilometri di viaggi aerei
Credits: Uefa.com
Di questo Euro 2020 ricorderemo ovviamente solo il bello, ovvero la vittoria all’italiana dell’Italia di Roberto Mancini, insieme alle storie da condimento di questa epopea sportiva, come il malore del danese Eriksen, l’entusiasmo del tifoso svizzero, il cerchiochesièchiuso sampdoriano della finale di Wembley. Tutto bello, tutto lucido. Ma dietro a questo grande sfarzo come sempre, c’è il retroscena più indigesto: questa edizione dei campionati europei è stata probabilmente la più inquinante della storia, soprattutto per quanto riguarda la produzione di CO2.
A pesare la scelta della logistica diffusa, che tra spostamenti aerei di squadre e (pochi) tifosi ha prodotto solo per i viaggi circa 450 mila tonnellate di Co2, come riportato da una stima di Ener2Crowd, calcolata sul solo trasporto aereo. Una scelta, quella del “continente ospitante” fatta prima dell’esplosione del Covid-19, per evitare la costruzione di nuovi impianti, (di fatto ex novo si è costruito solo a Budapest) ma che avrebbe generato oltre 2 milioni di viaggi aerei in più, per la gioia dei main sponsor della manifestazione, tra compagnie aeree e portali turistici.
Per compensare questa pesante impronta ecologica, che per avere una proporzione equivale al consumo mensile di circa 1 milione di cittadini europei in base alla media di consumo pro-capite annuo di circa 6 tonnellate, la Uefa ha annunciato che saranno piantati 50 mila alberi in ogni paese ospitante, ma secondo alcuni analisti la misura sarebbe largamente insufficiente perchè per calcolarla è stata stimata la capacità di assorbimento delle piante in tutto il loro ciclo vita, ovvero una media di circa due dacadi anni. In pratica quanto prodotto in più dai viaggi di Euro 2020 sarà assorbito in 20 anni, come minimo.
Secondo le stime di Ener2Crowd, considerando che ogni albero è in grado di assorbire 30kgCO2/anno, la quantità reale di fusti che si dovrebbero realisticamente piantare per compensare subito le «emissioni Uefa» è di 13,5 milioni di alberi, con un costo di almeno 65 milioni di euro. Un altro paio di maniche, senza dubbio.
«I 600 mila alberi rappresentano solo un tentativo di “greenwashing” che si inserisce su quella pericolosa e tendenziosa strada di voler scaricare in modo improprio le responsabilità di comportamenti antropici che oggi andrebbero assolutamente evitati, in particolare dalle istituzioni, se realmente si volesse fare qualcosa per dare un segnale —anche educativo— che possa coinvolgere i singoli e determinarne azioni climaticamente consapevoli» commenta Giorgio Mottironi, cso e co-fondatore di Ener2Crowd nonché chief analyst del GreenVestingForum.it, il forum della finanza alternativa verde.
Un mese di kermesse sportiva, quindi, rischiano di aumentare il già pesante fardello dell’inquinamento ambientale che lasciamo a chi verrà dopo di noi. E ci riportano un dato evidente, vale a dire la cortina fumogena che un sistema economico fondato sul consumo sta generando intorno alle tematiche ambientali, che tra le altre cose continua a rispolverare il vecchio trucco delle compensazioni, che abbiamo già visto quali mostri può generare negli ambiti urbanistici, sociali e, appunto, ambientali. Insomma, una europeo davvero da togliere il fiato.