Con questo documento si dà il via libera all’acquisizione dei primi 16 beni dal Demanio al Comune di Genova a titolo gratuito. Ecco la lista, fra fortificazioni, gallerie ed ex greti dei torrenti. Si tratta di un primo blocco, a cui faranno seguito in breve tempo nuove acquisizioni. Facciamo il punto
Con i più classici ritardi endemici della burocrazia italiana è finalmente iniziato l’ultimo passaggio dell’iter che porterà il Comune di Genova ad acquisire una serie di immobili e terreni a titolo gratuito dal Demanio statale e militare ritenuti strategici per il disegno della città del futuro. Il procedimento, come già raccontato dettagliatamente nei mesi scorsi, rientra nel cosiddetto “federalismo demaniale” sostenuto a gran voce dal famoso “Decreto del Fare”.
Eccoci, allora, giunti alla tappa finale. O quasi. L’ultima seduta del Consiglio comunale ha, infatti, approvato all’unanimità la prima delibera che dà il nulla osta definitivo all’acquisizione di una serie di beni per cui è arrivata l’approvazione dal Demanio.
«Con questa delibera – spiega l’assessore al Patrimonio, Francesco Miceli – inizia la fase definitiva di acquisizione relativa a un primo blocco di beni su cui il Demanio ha dato esito positivo. Si elencano, dunque, immobili che intendiamo confermare e altri che stralciamo dal percorso: tutte decisioni maturate a seguito di istruttoria tecnica, sopralluogo e studio approfondito di relative documentazioni». Approfondimenti assolutamente necessari perché nella legge si specifica che i beni vengono acquisiti nello stato di fatto e di diritto in cui si trovano: particolare attenzione va dunque prestata ad eventuali situazioni debitorie, contenziosi in atto o necessità di manutenzioni particolarmente onerose. «Non conoscevamo nulla di questi beni all’inizio – spiega l’architetto Anna Iole Corsi, dirigente del settore Progetti speciali della Direzione Patrimonio e Demanio e responsabile di queste procedure – se non ciò che era visibile più o meno a tutti. Ma i sopralluoghi si sono potuti effettuare solo dopo il nulla osta definitivo del Demanio: è stato così, ad esempio, che abbiamo scoperto che alcuni immobili sono in parte anche di proprietà privata per cui non sarebbe stato conveniente proseguire nell’acquisto».
Dalle circa 250 voci inizialmente proposte dal Demanio stesso (qui l’approfondimento), si è scesi alla manifestazione di interesse da parte del Comune (qui l’approfondimento), sentiti anche i Municipi interessati, per circa 120 beni. Un numero che, giunti a questo punto, sarà ulteriormente scremato. Innanzitutto dal Demanio stesso che ha rifiutato il passaggio di alcune strutture chieste da Tursi, nella maggior parte dei casi appartenenti al Demanio idrico, marittimo, ferroviario o storico-artistico non ricompresi in questo programma di acquisizione. Si tratta, ad esempio, della passeggiata di Nervi e del palazzo del Municipio di Voltri (Demanio Marittimo); di alcune aree del cimitero di Staglieno, del piano soprastante il Museo Mazziniano, di un magazzino in vico Bottai e dell’impianto sportivo Morgavi al Belvedere di Sampierdarena (Demanio Storico – Artistico o, comunque, di interesse della Sovrintendenza); di alcune aree in zona Struppa – Prato – Molassana (Demanio idrico); delle Mura degli Zingari, dell’ex cimitero garibaldino in piazzale Crispi e di via Raffaele Rubattino che non sono di proprietà statale. Niente da fare anche per le Cliniche universitarie di San Martino, la cui proprietà sembra avvolta da una densa nube misteriosa: le aree sono suddivise tra Comune, Regione e Università ma i tecnici hanno lamentato parecchie difficoltà a delinearne i confini; ciò che è certo, in ogni caso, è che lo Stato non c’entra.
Oggetto di contenzioso, invece, l’ex magazzino Aster in zona Ponte Fleming, che lo Stato ha riferito essere di proprietà del Demanio Marittimo ma che la Provincia, responsabile di tale settore, aveva dichiarato essere alienabile al Comune.
Non è escluso che alcuni di questi beni negati in prima istanza possano comunque arrivare nelle mani di Tursi ma il percorso di acquisizione a titolo non oneroso dovrà seguire altre strade: ad esempio, per le Mura di Malapaga si procederà con lo stesso processo imbastito per i Forti (qui l’approfondimento).
C’è poi un’altra serie di immobili ritenuti non più strategici da parte degli uffici tecnici comunali, dopo opportune verifiche. Nella delibera appena approvata si citano esclusivamente alcuni appartamenti sparsi in varie zone delle città per cui non si è ritenuto opportuno procedere principalmente a causa dello stato di occupazioni, di manutenzioni particolarmente gravose o di situazioni proprietarie incerte.
«Per quanto riguarda gli appartamenti – spiega Corsi – abbiamo proceduto di concerto con il settore delle Politiche della casa che ha valutato il possibile interesse degli immobili sia per rispondere a eventuali esigenze dell’emergenza abitativa sia per alcuni nuovi progetti di social housing. Con questa delibera acquisiamo soltanto un alloggio in Borgo Incrociati, appena restaurato, (in realtà nell’elenco ne viene citato un secondo a Voltri, ndr) mentre tutti gli altri vengono esclusi perché non si è ritenuta vantaggiosa neppure una possibile futura alienazione o perché, in diversi casi, sono occupati da inquilini morosi».
Un approccio che non piace a Paolo Putti, capogruppo M5S: «Che il Comune abbia timore o comunque non voglia farsi carico di case occupate non è un bel messaggio trasmesso a chi, invece, andrebbe sensibilizzato per la consegna di una proprietà all’agenzia della casa al fine di favorire l’affitto a canone concordato».
Sul tema l’architetto si lascia anche scappare una battuta: «Bisogna fare molta attenzione in questo settore perché spesso il Demanio prova a rifilarci gli appartamenti peggiori e a tenersi quelli nelle condizioni migliori».
Quella di martedì scorso non sarà l’unica delibera di quest’ultima fase. L’elenco delle nuove proprietà di Tursi, infatti, non è ancora definitivo come spiega l’architetto Corsi: «Questo è il primo blocco della terza fase: ci saranno altre delibere simili fino ad esaurimento dei beni che arriveranno a seguito delle relative risposte del demanio. Senza queste non si può avviare l’istruttoria che porta alla richiesta definitiva».
Con questo documento si dà il via libera all’acquisizione di 16 beni. Si parte da immobili e terreni utili a completare tutto il sistema fortificato genovese, che per larga parte è pero di possesso del Demanio storico. In questa categoria rientrano, comunque, il terreno circostante la torre di Quezzi, l’ex deposito del fulmicotone in via del Lagaccio che servirà a “costituire un nodo che integri il sistema fortilizio genovese ed il Parco delle Mura a monte con il quartiere del Lagaccio ed il complesso della Caserma Gavoglio a valle”, l’ex torre Granara tra i Forti Tenaglie e Crocetta e un altro non meglio identificato rudere con prato annesso. Un successivo capitolo è dedicato alle ex gallerie antiaeree destinate principalmente a realizzare nuovi collegamenti viari o pedonali o sedi per il trasporto pubblico: in particolare si conferma l’interesse per l’ex galleria di via Brigata Salerno in vista di un possibile ascensore pubblico, l’ex galleria tra via Ameglia e via Cancelliere già usata come importante collegamento, e l’ex galleria di accesso a via Lanfranconi anche qui per un possibile ascensore pubblico. Quattro, invece, le aree su cui il Comune conferma il proprio interesse per completare i possedimenti degli ex greti dei torrenti Bisagno, Polcevera e Secca al fine di ottimizzare la viabilità di sponda: sponda sinistra del Bisagno, area urbana sullo Sturla in via delle Casette, area urbana tra via Piacenza e via Emilia, sponda destra del Secca in via Sardorella nei pressi della rotonda per Serra Riccò. Completano questo primo elenco un terreno in via Domenico Chiodo confinante con Salita a Porta Chiappa che sarà adibito a parcheggio, un appartamento in via Borgo Incrociati, un altro in vico Pellegro Maruffo aVoltri, un negozio in via Carlo Barabino e un box auto in via Negroponte a Sestri ponente.
Una volta formalizzato il passaggio di proprietà si aprirà la partita sulla programmazione del percorso di valorizzazione di questi beni. Alcuni potranno essere alienati dal Comune per ripianare parte del debito pubblico ormai strutturale. Per altri sarà, invece, necessario studiare dettagliatamente un piano di riqualificazione scegliendo al meglio tra le varie proposte fin qui avanzate: «Il ministero – spiega meglio l’architetto Corsi – ha messo a disposizione dei Comuni un programma informativo in cui gli uffici dovevano indicare una serie di possibili destinazioni per i beni ritenuti interessanti e le eventuali risorse economiche preordinate. Ma solo al momento dell’effettiva acquisizione si potrà attuare una programmazione che consenta di identificare la scelta definitiva per la valorizzazione dei beni». A tale riguardo è stato anche approvato un ordine del giorno presentato dal decano del Consiglio Comunale, Guido Grillo (Pdl, in quota Forza Italia), che impegna sindaco e giunta a riferire in Sala Rossa l’esito definitivo dell’iter procedurale e le risorse finanziare programmate per l’utilizzo dei beni acquisiti.
Ma questo, purtroppo, sarà soltanto il prologo di una storia che ha bisogno ancora di qualche altro capitolo prima di intravedere la fine.
Simone D’Ambrosio