Incessanti le voci che vorrebbero il sindaco Marco Doria intenzionato a gettare la spugna e a mettere Amt in liquidazione. In questo scenario, che non dovrebbe creare eccessivi problemi per i lavoratori che verrebbero riassunti dal nuovo gestore regionale, resterebbe però da capire che cosa succederebbe al servizio qualora il bacino unico non dovesse entrare in funzione già dal prossimo gennaio
Nel cielo plumbeo del trasporto pubblico genovese e ligure, arriva dalla Regione una notizia che prova, non senza fatica, a scacciare qualche nube dal futuro. Nei prossimi giorni, sul sito web dell’Agenzia regionale per il Trasporto Pubblico Locale sarà pubblicato il bando di gara internazionale per la manifestazione di interesse alla gestione del tpl nel nuovo bacino unico ligure. Questo primo bando si chiuderà il 31 luglio prossimo, rispettando i 60 giorni minimi previsti dalla normativa europea. A quel punto scatterà la seconda fase, quella delle offerte vincolanti, a cui potrà partecipare solo chi avrà aderito alla manifestazione di interesse.
Nella stessa nota la Regione conferma che la gara dovrà chiudersi entro il 31 dicembre, anche perché in quella data scadono tutti i contratti di servizio locali. I tempi tecnici formalmente ci sarebbero, dato che anche la seconda gara ha una durata minima di 60 giorni e massima di 90. Ma è piuttosto improbabile, se non praticamente certo, che le procedure di assegnazione possano essere pressoché immediate e, soprattutto, che non vi siano ricorsi. Senza considerare che il vincitore della gara dovrà avere un po’ di tempo a disposizione per organizzare un servizio completamente nuovo. Per cui, all’orizzonte non si vede altra strada se non quella di una proroga quantomeno parziale degli attuali contratti di servizio in essere, con i relativi oneri economici che ricadrebbero sui gestori di oggi ovvero, per quanto riguarda Genova e Amt, palazzo Tursi.
Intanto, c’è da capire chi possa realmente essere interessato a un bando che, almeno nella sua ricognizione preliminare, non indica le risorse messe a disposizione dagli enti pubblici. Certo, stiamo pur sempre parlando del secondo bacino nazionale per quanto riguarda il trasporto pubblico locale e quindi di un servizio piuttosto appetibile ma in tempi di crisi è difficile trovare un investitore pronto a intervenire alla cieca, soprattutto su un territorio dalla conformazione così complessa. La partita dei contributi pubblici, com’è noto, si gioca tutta nella diatriba tra Regione e Comune di Genova: da via Fieschi, poco prima della sospensione elettorale, erano stati stanziati 139,6 milioni per il 2016, da aumentare di qualche spicciolo negli anni seguenti per tutta la durata dell’appalto, ovvero 10 anni prorogabili per altri 5. Con questa cifra dovrebbero essere coperti i cosiddetti servizi minimi che, tuttavia, non sono ancora stati specificati. È proprio per questo motivo che il Comune non si è ancora espresso sul contributo di sua competenza, a completamento di quello regionale assieme alle cifre ben minori stanziate dagli altri enti locali, che potrebbe aggirarsi sull’ordine di grandezza dei 30 milioni di euro (37 milioni sono stati stanziati lo scorso anno, 31 si vocifera siano quelli previsti nel bilancio del 2015). La cifra, comunque, non è ancora stata ufficializzata anche se assessori e tecnici ne hanno già ampiamente discusso seppur in maniera non formale. A Tursi spetta anche la mossa definitiva per la realizzazione dell’associazione temporanea di imprese attraverso cui Amt potrebbe partecipare alla gara. Ma sono sempre più incessanti le voci che vorrebbero il sindaco Marco Doria intenzionato a gettare la spugna e a mettere l’azienda in liquidazione. In questo scenario, che non dovrebbe creare eccessivi problemi per i lavoratori che verrebbero riassunti dal nuovo gestore regionale come previsto dal bando di gara, resterebbe però da capire che cosa succederebbe al servizio qualora il bacino unico non dovesse entrare in funzione già dal prossimo 1° gennaio.
A Tursi per il momento bocche cucite. Per la sigla degli accordi di programma ufficialmente si attende di sapere quanto siano i risparmi effettivi che deriveranno dai prepensionamenti coperti da via Fieschi con i 12 milioni del famoso fondino: a Genova, sono circa 160 i lavoratori che hanno manifestato la disponibilità ad aderire a questo percorso ma molto dipenderà da quanti confermeranno nei fatti questa scelta. Sicuramente un po’ di respiro per le casse di Amt arriverà da questa partita ma non si tratterà di cifre tali da consentire all’azienda di partecipare alla gara con le proprie gambe. E, allora, molto dipenderà da chi saranno i nuovi inquilini di via Fieschi e da come verranno distribuite le ultime partite del bilancio previsionale del Comune di Genova, che attende ancora di essere portato in discussione in Sala Rossa.
Intanto, i lavoratori sono sempre più preoccupati per il proprio futuro e quello dell’azienda per cui hanno organizzato due presidi con volantinaggio nelle giornate di ieri e di venerdì 22 maggio; in mezzo, lo sciopero odierno indetto dalla CGIL. I sindacati lamentano il mancato rispetto degli accordi di programma sottoscritti dagli enti pubblici e dall’azienda che avrebbero dovuto portare 400 nuovi bus in Regione e 200 solo per Amt, ma ad arrivarne al momento sono stati solo una cinquantina; nel frattempo, invece, sono state vendute la rimessa di Boccadasse e l’officina Guglielmetti rendendo molto difficile la manutenzione dei mezzi vetusti. Preoccupazioni anche per quanto riguarda le nuove assunzioni che andrebbero a coprire, almeno in parte, i posti lasciati vacanti da pensionati ordinari e prepensionamenti del fondino.
Simone D’Ambrosio