Nel nuovo piano per la mobilità sostenibile previsti i filobus e lo sky tram, con i piloni che potrebbero venir costruiti direttamente nell’alveo del fiume: «Si continua a vedere il Bisagno come un’autostrada»
Il candidato sindaco Marco Bucci, nel 2017, prometteva che con la sua amministrazione la Val Bisagno avrebbe finalmente avuto una propria linea tranviaria, un mezzo di trasporto che avrebbe mitigato lo storico isolamento di quella parte di città con una soluzione largamente apprezzata dai residenti. Il sindaco Marco Bucci, però, nel 2019 ha cambiato idea e propone qualcosa di diverso. «Qualcosa di ancora più bello del tram – aveva detto con un sorriso rispondendo alla stampa lo scorso aprile, in occasione della presentazione del Pums, il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile – un supertram».
Solo che la bellezza è un concetto relativo. Del cambio di programma non sembrano infatti essere particolarmente contenti gli Amici del Ponte Carrega, un’associazione di quartiere tra le più attente e documentate su questi temi. L’associazione, pochi giorni dopo la presentazione, ha infatti pubblicato sul proprio sito un lungo e documentato articolo in cui ribadisce le proprie posizioni storiche e contesta, punto per punto, il nuovo piano della Città Metropolitana. Svelando sin dalle prime righe il trucco lessicale dell’amministrazione: «Per la Val Bisagno oltre al filobus è stata prevista una monorotaia sospesa lungo il greto del torrente Bisagno, chiamata dal sindaco Bucci il “Super Tram”, come se bastasse la parola per far passare una infrastruttura con caratteristiche completamente diverse dal tram come il tram promesso in campagna elettorale». Chiamare le cose col proprio nome è un primo passo per capire di cosa stiamo parlando.
Gli interventi per la Val Bisagno sono inseriti nel più ampio Pums, adottato lo scorso 9 aprile dal Consiglio Metropolitano di Genova (l’organo dell’ente Città Metropolitana) e poi presentato a Tursi il 17 aprile. Oltre ai progetti sulla Val Bisagno, sono inclusi nel piano anche una monorotaia per il collegamento tra l’aeroporto e il parco tecnologico degli Erzelli, 51 chilometri di rete filoviaria lungo gli assi Centro, Levante e Ponente e il prolungamento della linea metropolitana, con il completamento della linea Pallavicini – Terralba e una nuova diramazione verso la Fiumara, a Sampierdarena. Per quel che riguarda i fondi, l’unica parte già finanziata dal Ministero dei Trasporti è il rafforzamento della metropolitana, per cui ha stanziato 152 milioni di euro, mentre per la Val Bisagno Bucci si dice fiducioso di poter ottenere i 350 milioni necessari dopo la presentazione ufficiale del progetto al Ministero, fissata per il prossimo 30 settembre.
Progetto che, al posto del tram, prevede fondamentalmente due punti: i filobus da 18 metri e il cosiddetto sky tram, cioè sostanzialmente una linea metropolitana di superficie che, anziché a terra, poggia su una struttura sopraelevata. «È la mobilità del futuro», ha assicurato Bucci, che ha anche spiegato il cambio di idea sul tram sostenendo che nel mondo si starebbe andando in quella direzione, abbandonando la mobilità su ferro. Secondo Enrico Musso, direttore del Cieli, Centro italiano di eccellenza sulla logistica, trasporti e infrastrutture, e principale ideatore del piano, la soluzione proposta sarebbe inoltre meno invasiva del tram «sia dal punto di vista dei cantieri sia in termini di occupazione di spazio» e inoltre «garantirebbe un collegamento più rapido». Anche Bucci ha sottolineato che a suo avviso i cantieri per il tram avrebbero completamente bloccato il traffico della valle. Con lo sky tram, invece, il problema non si porrebbe, visto che i piloni verrebbero costruiti nell’alveo del Bisagno o, in alternativa, sui marciapiedi che lo circondano. «Si tratterebbe di piloni di una dimensione assolutamente minima – aveva precisato il vicesindaco e assessore alla mobilità del Comune di Genova Stefano Balleari – si parla di un metro, un metro e mezzo, niente di particolarmente invasivo».
Tutto questo, però, non basta a convincere gli Amici del Ponte Carrega. Le prime perplessità riguardano la sostenibilità ambientale dell’opera prevista, in una zona dove il fiume è già esondato in passato, e dove la necessità di non soffocarlo più con il cemento sembrava ormai una lezione acquisita. E neanche costruire sui marciapiedi sarebbe una soluzione: «Per realizzare i piloni si deve scavare ad una profondità di almeno 5 metri, per realizzare una piastra di fondazione molto importante a sostegno dell’infrastruttura – spiega a Era Superba Fabrizio Spiniello, presidente dell’associazione – Gli attuali marciapiedi sono molto vicini all’abitato e sarebbe come realizzare una sorta sopraelevata per tutta la sponda destra del Bisagno. La soluzione della monorotaia è quindi molto impattante per il paesaggio della vallata».
La sensazione è anche che, nel presentare l’opera, il Comune abbia messo da parte alcune difficoltà logistiche: «Le fermate previste – sottolinea infatti Spiniello – non sono semplici pensiline ma importanti stazioni dotate di ascensori per disabili e scale mobili. Questo limiterebbe il numero di fermate a poche decine e sostanzialmente si limiterebbe anche l’utenza complessiva. Inoltre l’infrastruttura dovrebbe sorvolare tutti i ponti e pensiline ad almeno 3,5 metri dal punto più alto, questo implica che i piloni non potranno essere più bassi di 8-10 metri e quindi anche le stazioni dovranno essere realizzate a tale quota con imponenti strutture di sostegno».
Non dobbiamo immaginarci gli Amici del Ponte Carrega come il classico comitato di quartiere che non vuole i cantieri nel giardino di casa, o credere che l’opposizione allo sky tram sia la questione di principio di un gruppo di bastian contrari. In realtà, alla soluzione del tram si era arrivati al termine di un lungo percorso partecipativo, che tra il 2010 e il 2011 aveva visto gli abitanti della Val Bisagno collaborare con le istituzioni per trovare una soluzione allo storico isolamento dell’area. «Dal processo partecipativo – si legge nelle linee guida conclusive – emerge l’apprezzamento unanime per la scelta del tram considerato come un elemento di riconnessione della vallata con il resto della città, come strumento di forte riqualificazione urbana, ambientale e viabilistica per una migliore qualità della vita degli abitanti».
Il tram non rappresenta dunque la volontà di un’associazione, ma quella – definita persino “unanime” – di un’intera vallata, coinvolta in un processo di partecipazione che il nuovo Pums rinnega completamente. I motivi della scelta del tram sono elencati nelle stesse linee guida. «Un asse tranviario – si legge – riqualifica gli spazi urbani, rappresentando l’occasione per il rifacimento delle strade, dei marciapiedi e per la creazione di zone di verdi ed inoltre, dopo il suo inserimento, garantisce la riduzione dei flussi di traffico privato limitando gli effetti negativi dell’inquinamento gassoso ed acustico».
A questi benefici, però, la nuova amministrazione non sembra credere molto e preferisce puntare sulla monorotaia, ponendosi in questo anche controcorrente rispetto ad altre amministrazioni italiane come quella di Bergamo, che ha recentemente festeggiato i dieci anni del proprio tram. Come sottolineano gli Amici del Ponte Carrega, solo recentemente Brescia, Torino, Milano, Firenze, Palermo, Padova e Roma hanno fatto richiesta di fondi per il potenziamento della linea tranviaria locale, mentre Genova punta su un’infrastruttura che in Italia conta solo tre esemplari, di cui due nei parchi divertimenti di Gardaland e Mirabilandia. Non va meglio nel resto d’Europa, dove le monorotaie usate per il trasporto di massa sono in tutto quattro.
«Il punto – conclude Spiniello – è che si continua a vedere il Bisagno non come un fiume ma come un’autostrada di servizio su cui si può costruire ogni cosa. Si pensa che una volta realizzato lo scolmatore si potrà ricominciare con coperture per fare parcheggi, piloni, restringimenti. La nostra visione di vallata vuole valorizzare la presenza del fiume come elemento caratteristico, come spazio e presenza della natura in città, come luogo di bellezza, e riteniamo sbagliata ogni altra forma di sfruttamento».
Luca Lottero