"Noi siamo pop in senso positivo", così Francesco Bianconi racconta la musica dei Baustelle
Arrivano quasi avvolti da un alone leggendario. I Baustelle. Una folla variegata li attende alla Fnac di Genova, dove presentano il loro ultimo disco, i Mistici dell’Occidente, uscito il 26 marzo.
L’album prende il titolo dall’omonimo libro di Elemire Zolla, noto filosofo delle religioni. Dopo la denuncia del malessere sociale e culturale esposta in Amen, nel nuovo album troviamo la reazione positiva: attraverso la reinterpretazione della figura del mistico, i Baustelle ci offrono gli spunti per una rivoluzione intesa come riflessione critica sulla monocultura occidentale.
Trascorsa la presentazione “fnacchiana”, si dedicano al pubblico con genuinita’ e disponibilita’.
Iniziamo dal vostro singolo, Gli Spietati: chi sono? Coloro che tentano di raggiungere la felicita’ eliminando le passioni. Tuttavia la fine della canzone segna la vittoria dei sensi, attraverso una voce straziata che canta “C’e’ un amore che mi brucia nelle vene e che non si spegne mai”; voce straziata perche’ la passione spaventa chi la subisce: l’estremita’ dei sentimenti spesso porta con se’ il rischio di provare dolore.
Essere mistici ed essere ribelli. C’e’ un filo conduttore? Il nostro “mistico” e’ inteso a livello metaforico. Questa figura e’ ribelle in quanto, distaccandosi dal modello impostole, si rende conto che esso non e’ l’unica realta’ possibile.
Cosa significa per voi essere ribelli oggi? La ribellione oggi e’ meno facile perche’ istituzionalizzata. Viviamo in un mondo in cui ribellarsi e’ quasi un dovere, ma questa rivolta e’ solo apparente e gia’ inclusa dal sistema.
Parliamo della vostra coerenza: non avete paura che le vostre musiche orecchiabili e il nuovo contratto stipulato con la Warner rischino di “prostituire” la vostra arte? Noi siamo pop in senso positivo. Crediamo che la canzone vada rivolta a tutti; non si puo’ dire: “Ah, questa e’ cosi’ arte che la tengo per me”. No! Altrimenti si finisce a fare i solipsisti. Le canzoni sono di tutti e tutti devono poterle ascoltare.
Nel vostro album ci sono evidenti echi morriconiani e riferimenti al cinema spaghetti – western. Il mondo attuale puo’ essere paragonato al “vecchio west”? No. Il mondo attuale e’ un campo di battaglia in cui purtroppo non accade alcuna battaglia.
Tra le vostre canzoni ce n’e’ una intitolata San Francesco. Che modello offre per la rivoluzione di cui parlate? San Francesco e’ da noi rivisitato in chiave laica. L’esempio che ci offre e’ il coraggio di vedere la realta’ attraverso un’altra prospettiva, liberandoci dai canoni imposti dalla nostra epoca.
In un’altra canzone parlate, criticandolo, di un presidente. Questo presidente ha un volto? Si’ e no. Certamente dicendo la parola presidente (con la p minuscola nei testi N.d.A.) immagino Berlusconi. Tuttavia, essendo anarchico, vedo negativa ogni forma di potere; quindi spero che il riferimento rimanga universale.
Anarchia. Una parola che pronunciata a Genova rimanda inesorabilmente a Fabrizio De Andre’. Quanto vi ha influenzato il cantautore nostrano? Molto. In particolare il brano I Mistici dell’Occidente risente parecchio della sua influenza; essendo composto in forma di ballata popolare ( che De Andre’ adoperava spesso) ed avendo io (Francesco Bianconi N.d.A) un timbro vocale molto simile, il rimando e’ inevitabile.
Germano Monetti – Veronica Campailla