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Fiera di Genova, Consiglio comunale shock fra trucchi e trabocchetti: via libera ai centri commerciali

Il cuore del contendere era l’insediamento di un nuovo centro commerciale per una superficie non superiore ai 15 mila mq. Con un gioco di prestigio la parola incriminata sparisce dalla delibera, ma sparisce anche il limite legato ai mq: il risultato è il via libera ad un'area commerciale che sarà molto più ampia rispetto a quanto inizialmente previsto


9 Luglio 2014Notizie

fiera-genova-kennedy-DIQuando la toppa è peggiore del buco. La delibera che stabilisce le linee di indirizzo per il riassetto delle aree alla Fiera del mare, tanto attesa e che ha fatto discutere animatamente maggioranza e Pd al suo interno, è stata approvata dal Consiglio comunale con 19 voti favorevoli (Pd, Lista Doria e Chessa – Sel) e 15 contrari (Bruno – Fds, Pastorino – Sel, Nicolella – Lista Doria più l’opposizione).

Come noto, il cuore del contendere era il rischio dell’insediamento di un nuovo centro commerciale per circa 15 mila metri quadrati (qui l’approfondimento). Centro commerciale che non ci sarà grazie all’approvazione di un emendamento presentato dai consiglieri Vassallo (Pd) e Pignone (Lista Doria). Ma attenzione al trabocchetto. A sparire è infatti l’intero vincolo che prevedeva, oltre al limite dei 15mila mq, anche quello di 2500 metri quadrati per il settore alimentare. L’emendamento, approvato con 30 voti favorevoli e 6 presenti non votanti, infatti, elimina negli 88 mila metri quadrati di aree non più necessarie a funzioni fieristiche (su un totale superiore ai 146 mila metri quadrati) la possibilità di previsione di “medie e grandi strutture di vendita anche organizzate in centro commerciale”. Al loro posto sono previsti, invece, “uno o più distretti commerciali tematici” (strutture di vendita incentrate su un unico settore, ad esempio Dacathlon, ndr) di per sé senza alcun limite di estensione. In realtà, per natura di legge, ogni distretto commerciale tematico non può superare i 15 mila metri quadrati (guarda caso la stessa quota della prima estensione della delibera). Ma è la dicitura “uno o più distretti” che lascia a dir poco sconcertati: in altre parole, infatti, non si potrà fare sulla carta un centro commerciale con tutti i crismi ma si potranno fare tanti centri commerciali monotematici non solo per un massimo 15 mila metri quadrati ma per un totale, per assurdo, addirittura di tutti gli 88 mila quadrati (vedi nota in calce, ndr).

«Sono stati modificati i termini ma non la sostanza – ha detto in dichiarazione di voto il capogruppo del M5S, Paolo Putti – attraverso l’introduzione del concetto di “distretto commerciale” al posto di “centro commerciale”. Non si è però detto quanto grande sarà questo distretto commerciale né di che tipo dovrà. Insomma, si è utilizzata una parola che non si è definita appositamente per non legarsi le mani nei confronti di quello che in realtà si vuole fare».

Un trabocchetto in cui sembra essere caduto anche il capogruppo di Lista Doria, Enrico Pignone, firmatario dello stesso emendamento e che ha dovuto incassare anche il voto contrario della propria consigliera, Clizia Nicolella.

Certo, la delibera prevede anche che nella zona siano previsti insediamenti residenziali, uffici, strutture ricettive alberghiere, servizi privati e di uso pubblico, connettivo urbano, esercizi di vicinato e parcheggi pubblici e privati in funzione degli insediamenti previsti. Come conciliare questo universo piuttosto eterogeneo dovranno capirlo sindaco, Autorità Portuale e Regione Liguria che sono chiamati a redigere un accordo di programma da cui dipenderà il bando per la vendita delle aree. Ma prima del via libera definitivo, l’accordo di programma dovrà tornare all’esame del Consiglio comunale, come ha ricordato anche il capogruppo del Pd, Simone Farello: «Oggi abbiamo assegnato un indirizzo ma vogliamo tornare a esercitare la nostra funzione di controllo su questa delibera quindi tutto deve concludersi entro questo ciclo amministrativo».

Un concetto su cui è tornato anche il capogruppo di Lista Doria, Enrico Pignone: «Siamo solo al momento di fornire indicazioni ovvero qualche passo prima di vedere nel dettaglio il progetto e la visione di insieme dell’area che invece molti consiglieri vorrebbero far recepire già in questo documento. Se riteniamo pericoloso questo passaggio vuol dire che non ci fidiamo di noi stessi perché se il sindaco dovesse disattendere le nostre proposte in ambito di pianificazione potremmo sempre votare contro l’accordo di programma in seguito».

La partita, dunque, è ben lontana dall’essere conclusa ma, come ricordato da Farello e previsto da un emendamento presentato dal consigliere Pandolfo (Pd) e approvato dall’aula, dovrà vedere il triplice fischio entro la fine di questo ciclo amministrativo. Sempre che la giunta riesca ad arrivare, più o meno, integra in fondo al percorso.

La maggioranza cade? Nessun problema, si ripete la votazione

Che quello di ieri sarebbe stato un pomeriggio lungo (la delibera è stata votata dopo le 22) e difficile lo si era intravisto fin dalle prime mosse. In apertura di discussione, infatti, i consiglieri Gioia, Repetto (Udc) e Baroni (Gruppo Misto) avevano presentato una richiesta di sospensiva per la pratica di una settimana al fine di fare chiarezza su alcuni aspetti storici della concessione delle aree da Autorità Portuale a Comune e da questo alla Fiera di Genova. Un po’ a sorpresa l’esito della votazione era stato favorevole – 17 voti, compresi quelli di Bruno (Fds) e Nicolella (Lista Doria) contro 16 – ma, come rilevato dagli scrutatori, ben 4 consiglieri avevano chiesto di inserire o modificare il proprio voto a operazione elettronica conclusa. Una brutta consuetudine in Sala Rossa che ieri ha suscitato molto più scalpore perché ha portato alla ripetizione del voto come previsto dall’art. 25, comma 1 del Regolamento del Consiglio Comunale che recita: “Nel caso di risultato dubbio, il/la Presidente ordina la ripetizione della votazione”. Al secondo giro, però, i voti contrati alla sospensiva sono stati 19 mentre l’opposizione, contrariata da quello che è apparso a molti un tocco di prestigio della maggioranza, aveva abbandonato l’aula. Via libera, dunque, alla discussione sul documento che ha portato agli scenari descritti in precedenza.

Simone D’Ambrosio

 

@EraSuperba un limite c’è perché il commerciale è nelle funzioni complementari e non nelle principali quindi Max 30% #ripartiamodallaFiera

— Gianpaolo Malatesta (@Gianpymalatesta) 9 Luglio 2014

Aggiornamento h 18.50 – Come segnalato dal consigliere Pd, Gianpaolo Malatesta, in questo caso entrano in gioco le norme generali del Puc circa la disciplina dei Distretti di trasformazione urbanistica o dei Settori in essi compresi che prevede per le funzioni complementari (tra cui, nel caso di Fiera rientrano proprio i distretti tematici, grazie all’emendamento approvato ieri) da insediare nell’area da riqualificare una copertura massima del 30% delle superfici agibili complessivamente “fatte differenti previsioni contenute nelle singole schede normative”. Per cui i distretti tematici, sempre con il limite di 15 metri quadrati per ciascuno, potranno occupare al massimo 26.400 metri quadrati (comunque quasi il doppio rispetto a quanto inizialmente previsto), e non la totalità degli 88 mila mq come inizialmente erroneamente scritto.


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