Si va verso la divisione dell'area fra Fiera e Comune con nuove destinazioni d'uso degli spazi. Padiglione B e D restano al quartiere fieristico, il Palasport al Comune. Focus sul futuro dell'edificio ex Nira
Procede il cammino per il ridimensionamento delle aree della Fiera di Genova. Secondo la nuova proposta urbanistica in fase di approvazione definitiva, l’attuale configurazione del quartiere fieristico verrà sostanzialmente suddivisa in due settori: un settore (circa 49 mila metri quadrati) – costituito dai padiglioni B (Jean Nouvel, altrimenti noto come “quello blu”) e D insieme con aree in concessione demaniale – resterà destinato al quartiere fieristico con la possibilità di incrementare la superficie occupabile del 30% in occasione di eventi di particolare richiamo (Salone Nautico, Euroflora); un settore, residuale ma di amplissime dimensioni – comprendente i padiglioni S (Palasport) e C, la palazzina degli uffici, e l’ex edificio Nira – che rientra nella piena disponibilità del Comune e che potrà procedere a una riconversione di alcune aree di particolare pregio la cui vendita potrà portare ossigeno vitale alle casse pubbliche.
Questa seconda porzione di aree fronte mare, di proprietà comunale ma non più necessarie alla Fiera, sarà venduta a Spim, partecipata del Comune per la gestione del Patrimonio pubblico. In proposito la giunta ha già approvato una delibera che verrà sottoposta al Consiglio comunale nella prossima seduta di martedì 1 luglio (il 24 giugno, San Giovanni, tutti in festa in Aula Rossa) per mettere nero su bianco gli intendimenti circa il futuro cambiamento di destinazione d’uso degli spazi interessati.
Nella delibera si parla, infatti, di “funzioni urbane principali quali residenza, uffici, strutture ricettive alberghiere, servizi privati” e vengono contemplate anche “funzioni complementari quali: connettivo urbano, esercizi di vicinato, medie e grandi strutture di vendita anche organizzate in centro commerciale, il tutto a parità di superficie edificata”. Vi è, inoltre, una prescrizione riguardante le più critiche e contestate aree a destinazione commerciale che non potranno superare i 15 mila metri quadrati, di cui solo 2500 per vendita di generi alimentari.
L’obiettivo finale è quello previsto dal progetto preliminare del nuovo Puc e pone in evidenza la necessità di sottoporre l’arco litoraneo compreso fra piazzale Kennedy e Punta Vagno a “una complessiva riqualificazione mediante la realizzazione di opere funzionali alla sua fruizione ed alla riorganizzazione degli spazi di rimessaggio delle imbarcazioni e delle attrezzature balneari e ricettive, ivi inclusa l’integrazione con l’utilizzo della superficie del depuratore e la ristrutturazione dei relativi spazi ed attrezzature ad uso pubblico e collettivo”.
Ma la trasformazione di questa ingente porzione di città dovrebbe fungere da importante volano per un’altra area attigua, quella che collega piazzale Kennedy con il Porto Antico: negli intendimenti urbanistici dell’amministrazione, infatti, qui dovrebbe sorgere un nuovo percorso pedonale e ciclabile e, in prospettiva, un collegamento viario a raso che sostituisca la sopraelevata e costituisca l’accesso al futuro ipotetico tunnel sub-portuale. In quest’ottica, il vicesindaco Bernini ci ha preannunciato una possibile proposta di emendamento al documento iniziale da parte della stessa giunta che dovrebbe richiamare in maniera più evidente proprio la funzione degli spazi circostanti il Porto Antico e da qui fino alla Stazione Marittima, passando dunque anche per l’Hennebique.
Tralasciando i lidi di fanta-urbanistica a cui quest’analisi rischierebbe di portarci senza molte vie d’uscita, torniamo al concreto dei nostri giorni. In attesa di giungere alla discussione sulla delibera che stabilisce le linee guida per la rivalorizzazione delle aree non più fieristiche, i consiglieri Clizia Nicolella (Lista Doria) e Gian Piero Pastorino (Sel) hanno chiesto all’assessore al Patrimonio, Francesco Miceli, di fare chiarezza sul futuro del palazzo ex Nira, inserito anch’esso in questo settore.
L’assessore nel suo intervento in Sala Rossa ha ricordato la storia dell’immobile, la cui vendita a privati deliberata nel 2011 non ha avuto alcun esito positivo per una sostanziale mancanza di offerte formali sia nella fase di gara pubblica che nelle successive trattative private proseguite nel 2012 e nel 2013. «L’unico progetto d’acquisto e riqualificazione pervenuto – ha spiegato Miceli – è stato della società “Il Fortino” (gruppo immobiliare torinese legato a Sgs – Esselunga, ndr) che tuttavia non ha mai presentato direttamente un’offerta formale ma solo, appunto, un progetto attraverso Sviluppo Genova. La proposta, prevenuta a fine 2013, è agli atti e alla valutazione dell’amministrazione ma nel frattempo è intervenuto tutto un altro percorso di alienazione del complesso immobiliare fieristico (di cui abbiamo appena parlato, ndr) per cui la giunta ha ritenuto opportuno trattare l’area in maniera complessiva e non considerare l’immobile ex Nira disgiunto, dato che stiamo parlando di un unico contesto territoriale».
A capire meglio quanto successo con la proposta di Sgs ci aiuta il vicesindaco e assessore all’Urbanistica, Stefano Bernini: «Sgs voleva comprare il palazzo al prezzo dell’asta, 13,5 milioni, e aveva manifestato interesse anche per le aree circostanti. La proposta però era vincolata al cambio di destinazione d’uso dell’area a commerciale». Un aspetto non previsto nel precedente bando pubblico. «Di conseguenza – prosegue Bernini – se avessimo cambiato la destinazione d’uso, avremmo dovuto riaprire la gara e non procedere con assegnazione diretta perché, a termini modificati, magari si sarebbe potuto manifestare qualche altro interesse».
L’offerta di Sgs, comunque, non è stata accantonata del tutto ma potrà essere presa in considerazione solo in un ragionamento più ampio che riguardi l’intero affaccio sul mare del centro-levante cittadino e, naturalmente, in comparazione con altre proposte che nel frattempo potranno pervenire. D’altronde adesso la destinazione d’uso commerciale è regolarmente prevista.
A questo punto, non resta che aspettare il nuovo percorso di vendita o, quantomeno, la discussione in aula sulla delibera generale che, come detto, stabilirà i vincoli formali di tutta l’area e dovrebbe essere inserita all’ordine del giorno della prossima seduta di Consiglio, martedì 1 luglio.
Simone D’Ambrosio