Le centrali a carbone Enel causano una morte prematura al giorno in Italia e danni enormi al clima e all’ambiente: è ora che la politica si assuma qualche responsabilità. Greenpeace chiede che il prossimo esecutivo azzeri i vertici attuali
A Genova Greenpeace è entrata in azione: i volontari del gruppo locale hanno recapitato nelle case dei genovesi le “vere” bollette Enel, realizzate dall’associazione ambientalista, al fine di mostrare ai cittadini quanto costa realmente – in termini economici e sanitari – la produzione elettrica a carbone del principale gruppo energetico italiano. Centomila bollette in tutto, sporche di carbone, la fonte più dannosa per il clima e la salute dell’uomo, da Sabato 26 gennaio 2013 saranno recapitate presso le abitazioni di altrettante famiglie italiane.
«Si parla molto della crisi economica che attanaglia il Paese, ma nessuno parla di un’azienda controllata in maggioranza dallo Stato, che con il carbone provoca all’Italia quasi due miliardi di danni ogni anno: soldi che ovviamente non compensa e non rifonde» dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia.
«Il danno economico è solo un aspetto materiale, ancorché rilevante, della questione – continua Boraschi – Le centrali a carbone Enel causano una morte prematura al giorno in Italia e danni enormi al clima e all’ambiente. È ora che la politica si assuma qualche responsabilità: è il Governo, a nominare il management. Noi chiediamo che il prossimo esecutivo azzeri i vertici attuali, già responsabili del piano nucleare, e cambi radicalmente la rotta dell’azienda».
I dati pubblicati da Greenpeace sulle centomila “bollette sporche” sono estratti da uno studio commissionato dall’associazione all’istituto di ricerca indipendente SOMO. I dati principali – in riferimento alle emissioni del 2009 – stimano i danni della produzione termoelettrica a carbone di Enel in 1,8 miliardi di euro (circa 2,1 miliardi con la centrale di Civitavecchia a pieno regime); e misurano gli impatti sanitari, in termini di mortalità prematura, in 366 casi di morte attesi.
Secondo lo studio di Greenpeace, inoltre, la realizzazione degli impianti a carbone Enel di Porto Tolle e Rossano Calabro – progetti che l’azienda porta avanti da anni – costerebbe fino a 95 ulteriori casi di morti premature l’anno e danni stimabili in ulteriori 700 milioni di euro l’anno.
«Enel non è solo una bolletta che arriva nelle case di molti italiani – spiega l’associazione ambientalista – È una vera e propria tassa. Se si dividono i danni economici causati dalla produzione a carbone di Enel per il numero delle famiglie italiane, si scopre che la scelta di quella fonte energetica costa circa 75 euro l’anno a nucleo familiare. Molto più di quanto costino gli incentivi alle rinnovabili, che non uccidono il clima, non fanno ammalare le persone e sostengono invece occupazione, crescita e ambiente».
Greenpeace chiede a Enel di «Dimezzare la produzione elettrica da carbone da qui al 2020 e di portarla a zero al 2030, investendo contemporaneamente in fonti rinnovabili per compensare la perdita di produzione».
Le “bollette sporche” che Greenpeace distribuirà nel Paese sono parte della campagna IoNonViVoto.org, attraverso la quale l’associazione ha già raccolto la richiesta di 45 mila cittadini che si dichiarano indisponibili a dare mandato politico a chi non si impegnerà a contrastare le fonti energetiche fossili e a promuovere le fonti rinnovabili. Tra i politici che hanno risposto a Greenpeace e ai cittadini Vendola, Di Pietro, Maroni, Puppato e Bonelli si sono detti favorevoli a cambiare i vertici di Enel.