In molte spiagge dove sventola il vessillo del mare sostenibile, Legambiente ha raccolto dati in controtendenza. Proviamo a fare chiarezza
Lo scorso 23 giugno è stato pubblicato il primo report di Goletta Verde 2018, la nave di Legambiente che monitora l’inquinamento dei mari sulle coste italiane. Il risultato delle Liguria, da cui il report “navigante” è partito, è stato quanto meno deludente: su 23 test effettuati, 14 hanno dato il responso di un mare inquinato o molto inquinato.
Un dato che potrebbe stupire, forse: lo scorso maggio, infatti, sono stati pubblicati i verdetti del programma sulla sostenibilità delle spiagge turistiche “Bandiera Blu”, che ha incoronato la Liguria come regina delle spiagge italiane con ben 27 località “fregiate”, anche quest’anno, dell’ambito vessillo. Alcune di queste località, però, compaiono nella black list di Goletta Verde: i conti non tornano. O meglio, tornano, ma non per il mare.
Partiamo da Genova. Secondo le campionature di Legambiente, risultano fortemente inquinate le acque di Nervi, Recco, Chiavari e Lavagna. In queste due ultime località il problema sta nella foce dell’Entella, risultato inquinato con residui fecali bel oltre la soglia limite. Ma proprio due spiagge a levante e ponente del fiume sono state fregiate della Bandiera Blu: parliamo del Lungomare di Lavagna e della Zona Scogli di Chiavari, separate dalla foce dell’Entella da poche decine di metri e dai due porti turistici. Abbastanza per “depurare” le acque?
Savona non se la passa troppo meglio. Per Goletta Verde sono due le località da “bollino rosso”: Pietra Ligure e Ceriale, di cui questa seconda premiata con la Bandiera Blu. Nel primo caso è il torrente Maremola, nel centro del litorale di Pietra Ligure, a risultare fortemente inquinato, mentre nel secondo caso Goletta Verde segnala lo sbocco del canale di Lungomare Diaz 161, nel centro esatto della costa, tra stabilimenti e spiagge.
A Imperia male Diano Marina, Ospedaletti, Ventimiglia e Arma di Taggia. In quest’ultima località è la foce del torrente Argentina ad essere portatrice di abbondanti residui intestinali, ma anche Arma di Taggia ha la sua Bandiera Blu.
Infine la provincia di La Spezia. Tre le località fortemente inquinate: Monterosso e Riomaggiore nelle Cinque Terre, e Lerici. Per quest’ultima allarme per la spiaggia conosciuta come Venere Azzurra, contaminata dalla foce del canale ivi presente; ma anche qua sventola anche per quest’anno la Bandiera Blu.
Ma da dove nasce questa incongruenza, verificatasi in questi cinque casi? Le ragioni forse le possiamo trovare sia nell’approccio alla materia, sia nei soggetti coinvolti nel giudizio. Legambiente, con il suo progetto Goletta Verde, punta ad evidenziare situazioni critiche legate alla “maladepurazione” o al “vizietto” degli scarichi abusivi. Si muove seguendo le segnalazioni raccolte durante l’anno dai circoli territoriali o da cittadini. Come da normativa “il punto di monitoraggio è fissato dove si prevede il maggior flusso di bagnanti o il rischio più elevato di inquinamento in base al prolo delle acque di balneazione”, rifacendosi ai limiti di fissati dalle normative europee del 2006, recepite dall’ordinamento italiano nel 2010.
ma anche qualità dell’acqua di balneazione, che “è un criterio imperativo – come si legge nel sito ufficiale del programma – solo le località, le cui acque sono risultate eccellenti nella stagione precedente, possono presentare la candidatura”
Il progetto Bandiera Blu, invece, ha un approccio più allargato: la finalità è, infatti, quella di “promuovere nei Comuni rivieraschi una conduzione sostenibile del territorio attraverso una serie di indicazioni che mettono alla base delle scelte politiche, l’attenzione e la cura per l’ambiente”. In altre parole sostenibilità della balneazione, progetti educativi, gestione corretta dei rifiuti, servizi, sicurezza ma anche qualità dell’acqua di balneazione, che “è un criterio imperativo – come si legge nel sito ufficiale del programma – solo le località, le cui acque sono risultate eccellenti nella stagione precedente, possono presentare la candidatura”. Ma tutte queste cinque spiagge liguri Goletta Verde 2017 aveva evidenziato forti livelli di inquinamento, come quest’anno.
Per partecipare alla eventuale distribuzione degli ambiti vessilli, i soggetti interessati devono presentare una autocandidatura, rispondendo ad un questionario in 12 punti oggetto poi di valutazione. Sono gli stessi “richiedenti” a fornire quindi i dati, dovendone poi rispondere in caso di verifica.
Ma chi valuta le candidature? Stando a quanto riporto il sito web del programma la giuria è composta, tra gli altri, anche da un coordinamento degli Assessorati al Turismo delle Regioni, e i sindacati dei Balneari. Risulta quindi evidente l’attitudine promozionale della “Bandiera Blu”, visto che tra chi “esamina” ci sono anche gli “esaminandi”. Tra partner inoltre figurano Associazione Nazionale Comuni Italiani e la Federazione Italiana Imprese Balneari.
Se “Bandiera Blu” ha una connotazione più promozionale, quindi, Goletta Verde vuole mettere in evidenza problemi alla gestione delle acque nere: depurazione insufficiente e difettosa, scarichi abusivi, sversamenti. La palla come al solito poi passa alla politica, che dovrebbe tarare le proprie priorità nell’amministrare un territorio in base alle necessità vere; sicuramente investire soldi pubblici in depuratori può essere difficile, come difficile potrebbe risultare combattere gli abusivismi edilizi e idraulici. Sicuramente è più facile far garrire una bandiera dietro la quale nascondere i problemi, e lasciare galleggiare cittadini e turisti in un mare “marrone”.
Nicola Giordanella