Luca Borzani, presidente della fondazione cultura di Palazzo Ducale analizza la situazione culturale, politica ed economica di Genova
Si parla sempre di Genova come la città delle tante potenzialità inespresse. Ma quali sono queste benedette potenzialità che la città dovrebbe palesare, è perchè non vi riesce’ E’ così un azzardo pensare che genova sia oggi semplicemente una città priva di potenzialità?
Abbiamo posto questa domanda a Luca Borzani, presidente della fondazione per la cultura di Palazzo Ducale.
“Non credo sia possibile fare una riflessione su Genova senza allargarla al contesto nazionale. Oggi l’Italia non è tanto un paese con molte potenzialità inespresse, ma un paese segnato dall’incapacità di disegnare una credibile strategia per il suo futuro.
Si è ridotta la competitività del sistema produttivo, scuola e università sono sempre più lontane dagli standard europei, le risorse ambientali e paesaggistiche sono prive di effettiva tutela, la disoccupazione giovanile tocca indici storici, l’economia criminale tende al controllo di intere regioni. Ci sono ovviamente grandi responsabilità delle classi dirigenti ma è l’insieme della società italiana che è malata, vecchia, senza coesione.
Genova, come tante altre città, ha scommesso sul superamento del suo antico modello di sviluppo fondato sulla grande industria meccanico-siderurgica e il porto, investendo nell’innovazione, nella riqualificazione urbana, nei grandi contenitori culturali. Ma è pesantemente condizionata da una carenza di risorse, dall’invecchiamento della popolazione, dalla ridotta offerta di lavoro.
Tuttavia sono convinto che Genova abbia non solo delle potenzialità, ma soprattutto specifici risultati nella ricerca, nel porto e nella cultura. E c’è la grande scommessa del Mediterraneo, la messa in relazione della città con la crescita dei paesi della sponda sud che, come dimostrano anche i drammatici avvenimenti di questi giorni, sono attraversati da un formidabile mutamento e da una crescita economica mal distribuita ma considerevole.
Nel ruolo di cerniera tra nord e sud Genova può vivere una nuova stagione di sviluppo, e quindi veder trasformare le potenzialità in realtà. In questo senso gli anni che stiamo vivendo sono decisivi. E decisiva è la capacità o meno di rompere l’isolamento della città modernizzando il proprio impianto logistico, di aumentare l’attrattività dell’università, di perseguire le trasformazioni necessarie al porto.
Le carte sono tutte sul tavolo. Molto spetta ai genovesi: a quanto decidono di investire, non solo finanziariamente ma anche culturalmente, per il futuro. Se permane la logica dei veti incrociati, della difesa delle rendite di posizione, degli interessi particolari è evidente che si pencolerà più verso il declino.
Chiudersi in una realtà provinciale attenta solo al presente non permetterà di salvarci e tantomeno salverà le generazioni future. La sfida non riguarda però, anche in questo caso solo le classi dirigenti o la politica della città, riguarda tutti. Quando si capirà che il ” maniman” è l’altra faccia del non-crescere, che l’oscillare tra misteriosi eventi salvifici e l’autodenigrazione un po’ masochistica non produce nulla se non ulteriore depressione emotiva, un piccolo passo in avanti verso il domani sarà fatto da tutti. Insomma, io sono convinto che le risorse della città siano tante, si tratterà di vedere se riusciranno a entrare in gioco.”
Matteo Quadrone