Il costo totale dell’intervento è attualmente stimato attorno ai 104 milioni di euro e sarà completato nel 2020 (entro il 2017 prevista la chiusura del primo lotto con la dismissione dell'impianto per il trattamento fanghi alla Volpara). Il nuovo depuratore di Genova sorgerà nelle aree dismesse ex Ilva a Cornigliano
Tra il 2017 e il 2020 Cornigliano e Genova, più in generale, avranno il nuovo depuratore in grado di sostituire l’attuale impianto di via Rolla nonché la struttura di trattamento fanghi della Volpara grazie al collettamento di tutti i fanghi provenienti dai depuratori di Punta Vagno, Centro Storico, Valpolcevera e Sestri Ponente. Il 23 settembre scorso è stato sottoscritto il contratto tra Comune, Mediterranea delle Acque e Società per Cornigliano per la cessione del diritto di superficie delle aree ex Ilva in cui sorgerà l’impianto di trattamento di fanghi e acque (qui l’approfondimento).
«Il nuovo impianto – ha detto questa mattina l’assessore all’Ambiente, Valeria Garotta – permetterà di dare risposta a due importanti problemi di convivenza con l’abitato generati dalle attuali strutture di trattamento dei fanghi della Volpara e di via Rolla. Va, comunque, sottolineato che i due impianti attuali non presentano problematiche ambientali e rispettano pienamente i parametri di legge per cui l’intervento è necessario esclusivamente per garantire una migliore vivibilità dei quartieri».
«Genova – conferma l’amministratore delegato di Mediterranea delle Acque, Gianluigi Devoto – è tra le città messe meglio dal punto di vista della depurazione perché le amministrazioni che si sono succedute hanno investito parecchio su questo settore come dimostrato anche dal progressivo miglioramento della qualità delle acque di balneazione. È vero che in alcuni casi si tratta di impianti vecchi, realizzati negli anni ’80 con tecnologie superate, ma sono assolutamente efficienti e rispettano pienamente i parametri di legge a differenza di quanto accade in comuni limitrofi (Recco e Rapallo, ad esempio)».
Come già anticipato lo scorso inverno sulle pagine di Era Superba, il nuovo depuratore sorgerà su 15 mila metri quadrati di aree ex Ilva e di proprietà di Autorità portuale, all’interno di un terreno molto più vasto (circa 114.100 mq) su cui Società per Cornigliano ha svolto opere di bonifica pubblica e risanamento ambientale e di cui ha ottenuto da Palazzo San Giorgio il diritto di superficie per 60 anni (qui l’approfondimento). Un diritto che, per una cifra di poco superiore al milione e mezzo di euro, è stato girato al Comune di Genova e quindi a Mediterranea delle Acque con la formalizzazione dell’accordo di fine settembre.
Il costo totale dell’intervento è attualmente stimato attorno 104 milioni di euro, già previsti nei piani presentati al governo e all’Autorità per l’energia elettrica e il gas e coperti dal servizio idrico integrato del territorio genovese. Nella prima fase, per la realizzazione dell’impianto di trattamento dei fanghi con una portata di 16500 tonnellate di fango essiccato all’anno, è previsto un investimento per circa 40 milioni. Questa parte di depuratore, il più grande in città per quanto riguarda il trattamento fanghi, occuperà un’area di circa 8 mila metri quadrati e dovrebbe utilizzare tecnologie avanzate e “salvaspazio” che i tecnici di Mediterranea delle Acque hanno potuto vedere alla prova in Belgio. Inoltre, con tutta probabilità, dal fango trattato sarà possibile recuperare un buon quantitativo di biogas da sfruttare per il funzionamento dello stesso depuratore, ottimizzando così il bilancio energetico della struttura.
Questo primo lotto di lavori potrebbe concludersi entro il 2017, consentendo la dismissione dell’impianto di Valpolcevera limitatamente al trattamento fanghi e quella complessiva della struttura alla Volpara che, attualmente, lavora i fanghi provenienti dal depuratore di Punta Vagno in cui si effettua esclusivamente il trattamento delle acque.
Per la dismissione totale dell’impianto sito in Valpolcevera si dovrà attendere il completamento della seconda fase dei lavori, dedicata alla realizzazione della struttura per il trattamento delle acque, con tecnologie a “membrane bio” che serviranno un potenziale di 240 mila abitanti per una portata giornaliera di 48 mila metri cubi e per cui sono stati predisposti 36 milioni di euro. La struttura sorgerà nei restanti 7 mila quadrati, occupati in passato dal Gruppo Spinelli e che entreranno formalmente nella disponibilità di Mediterranea delle Acque solo tra 3 anni. Ecco perché questo secondo lotto non potrà vedere la conclusione verosimilmente prima del 2020.
Infine, gli ultimi 28 milioni di euro sono necessari per la realizzazione delle opere di collettamento, per la messa a sistema dei fangodotti e delle fognature nonché per la bonifica delle aree di Volpara e Valpolcevera interessate dagli attuali impianti.
«Siamo grati all’amministrazione per aver voluto sbloccare una situazione impantanata ormai da anni – commenta il presidente del Municipio Medio Ponente, Giuseppe Spatola – ma non posso non lamentare che la situazione delle immissioni olfattive a Campi e Cornigliano è, seppure con frequenza ridotta rispetto al passato, talvolta ancora insostenibile. I tempi che vengono prospettati sono, ahimè, ancora un po’ lunghi per un territorio che vorrebbe rilanciarsi anche dal punto di vista commerciale e della ristorazione: spero che in questa fase intermedia non ci si dimentichi dei nostri problemi».
Sulla stessa lunghezza d’onda Agostino Gianelli, presidente del Municipio Media Val Bisagno: «La Val Bisagno aspetta da anni che vengano risolte le problematiche dell’impianto della Volpara: quando vedo cartine e progetti che parlano di dismissione non posso far altro che dirmi felice. Spero però che si possa raggiungere qualche obiettivo ben prima del 2020 perché si tratta di dare risposte concrete alle lotte dei cittadini, esattamente quello che dovrebbero fare le amministrazioni».
Prima del via ufficiale ai cantieri bisognerà capire quali siano le necessarie autorizzazioni ambientali richieste dalle normative regionali, nazionali e comunitarie per poter procedere. Anche se i lavori, in realtà, sono già parzialmente partiti. Ad oggi, infatti, è stato posato il 30% dei quasi 9 chilometri di tubazioni necessari a collegare l’area di Punta Vagno con la nuova area ponentina ed è stata completata la progettazione esecutiva del relativo fangodotto. Avviata è anche la posa in opera dei collegamenti tra la nuova area e l’attuale impianto di Valpolcevera a margine dei lavori per la realizzazione della Strada a Mare.
Intanto, proseguono i lavori per il completamento dello scarico a mare del depuratore della Darsena, un’opera resa particolarmente complicata dal contesto portuale in cui sorge l’impianto (alle spalle del Museo del Mare): le tubazioni di circa 1 metro di diametro sono giunte oggi all’incirca all’altezza della Diga foranea. I lavori, per un importo complessivo di circa 20 milioni suddiviso in lotti annuali da 4/5 milioni ciascuno, dovrebbero proseguire ancora per un paio di anni. Dopodiché anche i fanghi di questa zona potrebbero confluire nel nuovo depuratore di Cornigliano ma su questo non c’è stata ancora molta chiarezza da parte dei vertici di Mediterranea delle Acque.
A proposito delle aree in via di dismissione, come confermato dall’a.d. Devoto, negli accordi tra gli enti è previsto che dopo la chiusura degli attuali impianti di depurazione, queste rientrino nella piena disponibilità dell’amministrazione. Per il momento, però, non sembrano esserci particolari progetti all’orizzonte. Non resta che tenere per valido quanto ci aveva comunicato ormai circa un anno fa il vicesindaco nonché presidente di Società per Cornigliano, Stefano Bernini: posto il fatto che già soltanto dalla dismissione dell’impianto attuale, Cornigliano trarrebbe grande beneficio in termini di vivibilità e respirabilità dell’aria, toccherà al Comune definire la destinazione d’uso delle aree liberate. E Tursi sembra essere orientato a concederle per l’insediamento di attività produttive e artigianali, fatte salve le necessità tecniche per la realizzazione di opere complementari al nuovo impianto.
Simone D’Ambrosio