«Un’alternativa al polo scientifico tecnologico più adeguata agli sviluppi e connessa con le competenze della città», così il vicesindaco Bernini sul nuovo ospedale del Ponente sulla collina degli Erzelli. Il Comune scarta l'ipotesi Villa Bombrini e punta sulle alture sestresi. Facciamo il punto
Da Parco scientifico e tecnologico a vera e propria cittadella della medicina. Potrebbe essere questo il nuovo futuro della collina degli Erzelli. Con una decisione di giunta, infatti, il Comune mette pressione alla Regione affinché venga chiuso nel più breve tempo possibile il percorso per decidere la collocazione definitiva del nuovo ospedale di Ponente e dei suoi previsti 500 posti letto. La speranza è di poter giungere alla sigla di un accordo di programma nel giro di due mesi e, comunque, prima che la tornata elettorale blocchi qualsiasi decisione da parte della Regione. Una scelta che riguarda il diritto di accesso alle cure di oltre 330 mila abitanti, pari a circa la metà della popolazione della Città Metropolitana (oltra al ponente genovese sarebbero direttamente interessati tutti i Comuni della Valle Stura, dell’alta Valle Scrivia e dell’alta Valpolcevera), escluso il Tigullio che appartiene a un’area del servizio sanitario a sé stante. «È una scelta che dobbiamo accelerare – ha dichiarato il vicesindaco Stefano Bernini – se non altro per una questione di equità di trattamento sanitario di una parte della città che risente anche di maggiori rischi per gli insediamenti lavorativi che la caratterizzano».
Con la decisione di giunta presa ieri, si dà il via libera al percorso di condivisione con i Municipi coinvolti e i Comuni della Città Metropolitana sulla destinazione del nuovo ospedale. La situazione è alquanto immobile da parecchio tempo. Già quasi un anno fa avevamo raccontato di come la scelta fosse ormai limitata al ballottaggio tra Villa Bombrini e la collina di Erzelli. Ma la predilezione di Tursi per l’area sestrese è evidente, come traspare dalle parole di Bernini: «Abbiamo la necessità di individuare almeno 60 mila metri quadrati di spazi – spiega il vicesindaco – per cui a Cornigliano andremmo a estinguere tutte le disponibilità nell’area della Villa, peraltro confinanti con attività siderurgiche e quindi con annessi problemi di bonifica, di inquinamento acustico e di scavi per realizzare parcheggi interrati. Inoltre, ci troveremmo nel cono aereo dell’aeroporto con l’impossibilità di innalzare il nuovo monoblocco oltre il 4° piano». Insomma, l’ospedale a Villa Bombrini rischierebbe di essere molto sacrificato, considerata anche la vocazione industriale e portuale delle aree limitrofe e il nuovo impianto di trattamento fanghi che dovrebbe essere realizzato in zona ex Ilva. Un problema assolutamente assente agli Erzelli dove, secondo uno studio di fattibilità della Regione, sono state individuate addirittura tre possibili collocazioni per la nuova struttura e una quarta potrebbe nascere in seguito a una revisione dello Schema di Assetto Urbanistico dell’area, una volta confermati i trasferimenti di Esaote-Elemaster e della Facoltà di Ingegneria.
«Il sogno – guarda avanti Bernini – è quello di realizzare sulla piana degli Erzelli un’agorà dove si fa cura ma anche ricerca scientifica e tecnologica intorno al miglioramento delle capacità di cura. Genova potrebbe diventare una città pilota in questo campo creando una vicinanza fisica tra il nuovo ospedale, l’attività biomedicale di Esaote-Elemaster e la ricerca tecnologica dell’IIT che potrebbe trasferire qui il suo comparto sanitario. Si tratterebbe di un’alternativa al polo scientifico tecnologico più adeguata agli sviluppi e connessa con le competenze della città che altrimenti rischieremmo di non valorizzare». E, facendo un po’ di fanta-urbanistica, perché non pensare anche a un trasferimento della Facoltà di Medicina?
Provocazioni a parte, resta comunque da definire tutta la partita dei finanziamenti per il nuovo ospedale che chiamano in causa in primo luogo la Regione e che la decisione di Giunta assunta ieri a Tursi non manca di sottolineare. A De Ferrari, infatti, sembrano tutti decisi a puntare forte sul Galliera bis, per cui per l’ospedale di Ponente resterebbero al momento pochi spiccioli. «Nell’accordo di programma per il nuovo ospedale – non manca di sottolineare Bernini – dovranno essere dettagliate anche le fonti economiche». Oltre ai fondi Fas europei che con tutta probabilità verranno dettagliati nel prossimo ciclo amministrativo regionale, parte dei finanziamenti deriverà dalla dismissione e rivalorizzazione degli attuali plessi ospedalieri: si parla di una parte consistente di Villa Scassi, esclusi probabilmente solamente i padiglioni 9 e 9b di più recente ristrutturazione e che resteranno a vocazione sanitaria, e del plesso sestrese di Padre Micone con le relative variazioni di destinazione d’uso che potrebbero entrare a far parte già del prossimo accordo di programma tra gli enti.
Un altro punto a favore della collina sestrese è rappresentato dalla proprietà dell’area: se Villa Bombrini chiamerebbe in causa almeno per un 30% degli spazi l’acquisto di aree private, due ipotesi su tre agli Erzelli sarebbero interamente in area pubblica mentre la terza potrebbe facilmente diventarlo attraverso una permuta di terreni limitrofi con Ght.
Nessun ostacolo neanche dal Puc (ma in questo caso non ve ne sarebbero neppure per Villa Bombrini), dato che la destinazione d’uso a servizi è inseribile in qualsiasi zona della città.
L’unico grande problema di Erzelli riguarda gli accessi, soprattutto per il trasporto pubblico ma anche per quello privato, dal momento che il nuovo ospedale dovrà essere facilmente raggiungibile anche attraverso l’autostrada e la viabilità urbana. «Ma Erzelli non è il Monte Bianco – dice l’assessore a Mobilità e Trasporti, Anna Maria Dagnino facendo propria una battuta del sindaco – e il sistema di trasporti per raggiungere la collina è qualcosa di governato e governabile in quanto in buona parte già impostato». Se il trasporto su gomma è in fase di ottimizzazione (entro fine dicembre dovrebbe essere consegnata la galleria che collega i piedi della collina degli Erzelli con la zona di Fegino) e necessiterebbe comunque di un approfondimento sotto il profilo del raggiungimento del sito in fase di traffico particolarmente stressato, più delicata è la questione che riguardata “il ferro”. Per Villa Bombrini basterebbe attendere la già prevista e finanziata realizzazione della stazione della metropolitana di superficie di San Giovanni d’Acri, mentre per Erzelli non basterebbe il nuovo scalo di Genova Aeroporto. Da qui, oltre al parcheggio di interscambio, dovrebbe partire infatti quello che per il momento resta ancora il futuristico progetto di una funivia verso la collina.
Il Comune non spinge l’acceleratore solo per quanto riguarda l’ospedale di Ponente. Nella decisione di giunta si parla anche della nuova piastra sanitaria della Valpolcevera. Com’è noto, il ponente cittadino è fortemente penalizzato per quanto riguarda l’offerta di servizi sanitari ospedalieri, ambulatoriali e non solo. Se, infatti, da una parte abbiamo i 1300 posti letto di San Martino e Galliera, qui possiamo contare solo sui servizi di Villa Scassi, dell’Evangelico e di quanto rimane dell’ospedale Padre Micone di Sestri. «La Valpolcevera in particolare – commenta Bernini – resta la pecorella nera della città mentre condividiamo a pieno il percorso che punta alla valorizzazione dei presidi territoriali per alleviare il carico che grava sui pronto soccorsi cittadini anche per cure non prettamente ospedaliere». Tre le aree in ballo, in posizioni baricentriche tra Bolzaneto e Teglia: una, come noto, è l’ex Mira Lanza per cui esiste già un pre-accordo ma che necessiterebbe di piegare la progettazione della nuova Casa della Salute all’edificio esistente; le altre due aree sarebbero di proprietà privata ma potrebbero abbastanza facilmente diventare pubbliche, attraverso un apposito accordo di programma. La prima area è attualmente vuota e con terreno da bonificare, mentre l’altra è di proprietà di una fondazione pubblica. Nessun problema per l’accessibilità: le prime due ipotesi sarebbero raggiungibili attraverso la nuova stazione ferroviaria di Teglia, progettata e finanziata, mentre la terza sarebbe un po’ più a nord, in direzione Bolzaneto. La decisione si spera sia condivisa ma spetta naturalmente alla Asl esprimere una preferenza. «La medicina territoriale – ha commentato l’assessore alle Politiche socio-sanitarie, Emanuela Fracassi – è fondamentale per la prevenzione ma lo sono ancora di più i presidi socio-sanitari. Quando parliamo di piastra sanitaria o poliambulatorio vengono in mente solo i posti in cui si fanno esami medici e clinici. Le nuove Case della salute, invece, devono chiamare in causa tutta quella serie di servizi sociali per l’assistenza alle fasce più deboli della popolazione, disabili, persone non-autosufficienti, minori, famiglie in difficoltà, dipendenti da gioco, alcol, droghe. Insomma, le Case della salute devono diventare il luogo ideale per l’integrazione dei servizi socio-sanitari».
L’analisi più approfondita dei nuovi presidi sanitari passerà ora attraverso la Conferenza dei sindaci (40 primi cittadini dei Comuni della Città Metropolitana + 9 presidenti dei Municipi genovesi) già convocata per il 30 marzo prossimo e da cui dovrebbe prendere il via la fase finale del processo decisionale.
Simone D’Ambrosio