Nessuno ha mai alzato la mano, chiesto spiegazioni e chiarimenti: a nessuno interessava, prima
Ha un non so che di acido il retrogusto dal sapore elettorale della corsa all’hastag di questi giorni a proposito dell’oramai tormentonico supposto interesse al ponte caduto da parte di innumerevoli rappresentanti della classe dirigente locale e nazionale.
La levata di scudi “politica” alle sconsiderate parole di Oliviero Toscani ha sollevato un polverone mediatico che come prevedibile offusca ancora il tema esiziale delle responsabilità politiche del fatto in sé, cioè del crollo di uno dei più strategici viadotti del paese.
Su questo punto, in questi mesi, non abbiamo visto né hastag, né flash mob, ma ci si è limitati solo al modesto dibattito su l’ipotetica revoca delle concessioni, presto diventato territorio di scambio politico, di ricatto tattico, di equilibrismi, di vediamo come va in Emilia Romagna, di calcolo, di trend, di fidelizzazione social.
Ai ponti bisogna interessarsi prima che cadano; dopo son bravi tutti, compresi i Benetton, per i quali per anni il Morandi è stato solo una voce di spesa di un bilancio da massimizzare, mentre diverse stagioni di politici e amministratori hanno lasciato fare. Le manutenzioni non si inaugurano, e i nastri non si tagliano durante le ispezioni.
Eppure si poteva fare qualcosa: chi oggi si indigna e già si vanta di aver dato un nuovo ponte a Genova, anche se ancora non c’è, al 14 agosto 2018 era da tre anni alla guida di un ente che partecipa a vario titolo alle riunioni del Provveditorato per i lavori pubblici, durante le quali si è parlato, poco e male, delle condizioni del Morandi. Nessuno ha mai alzato la mano, chiesto spiegazioni: a nessuno interessava, prima.
Anche la civica amministrazione comunale, presente e passata, non ha mai preteso quella sicurezza per i suoi cittadini della quale dovrebbe essere ultimo e più prossimo garante: eppure le reti per non far cadere i calcinacci sulla testa degli operai Amiu c’erano. Ma a chi interessa un ponte prima della sua caduta, quando si può vendere il fumo delle grandi opere che metteranno tutto a posto?
Per i genovesi il crollo è stato un improvviso rientro da uno spot lungo decenni su una rinascita post-industriale mai avviata, il calo di quella morfina che non ha fatto sentire i morsi della cancrena che pezzo dopo pezzo si è mangiata il nostro territorio, tra speculazioni dei beni collettivi e visioni socio-politiche provinciali e fallimentari. Un momentaneo stato di veglia doloroso che per molti sembra essere durato anche troppo. A chi interessa dei ponti prima che cadano?
Nicola Giordanella