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La sanità ligure sarebbe già in linea con il nuovo calendario ministeriale, ma i numeri parlano di una flessione del 6% della copertura totale dei vaccini, registrata negli ultimi 15 anni per la popolazione della nostra regione
La regione Liguria è già da due anni allineata con il nuovo piano nazionale dei vaccini, appena pubblicato in gazzetta ufficiale. I dati che ASL3 sta elaborando proprio in questi giorni confermano una copertura vaccinale intorno al 96/98% per le vaccinazioni raccomandate nei primi anni di vita. Diminuiscono, invece, gli accessi quando i bimbi crescono, dato calcolato sul tasso di risposta agli inviti che ASL3 fa per i cosiddetti richiami e per gli anziani: dal 2000 al 2015, infatti, dalla quasi copertura totale del 100% si è scesi di 6 punti percentuali, portando la copertura totale dei vaccini sulla popolazione ligure al 96%. Nello specifico basse sono le risposte per il vaccino Zoster (utilizzato contro il cosiddetto fuoco di Sant’Antonio), uno fra quelli introdotto nell’ultimo piano nazionale: in Liguria è offerto gratuitamente da due anni agli adulti al di sopra dei 70 anni di età, e ha registrato accessi intorno al 10%.
Anche Genova non è sfuggita alla psicosi meningite, ma i risvolti possono essere considerati anche positivi, stando ai dati di Asl e i pareri dei medici: nel 2016 sono state somministrate 23.000 dosi di cui circa 11.000 da prestazione gratuita (ai bambini nei primi due anni di vita e alle categorie a rischio) e 12.000 sono state le dosi a pagamento, cioè richieste dai singoli, spontaneamente. Il dato è dovuto principalmente all’allarmismo mediatico che sulla meningite si è prodotto ed autoalimentato nei mesi scorsi. Secondo i medici, il rovescio di questa medaglia in questo caso potrebbe essere positivo: per moltissime recarsi presso gli ambulatori per farsi somministrare la dose di vaccino è stata l’occasione per ricevere un’informazione più ampia sulla pratica della vaccinazione in generale, direttamente dal personale medico specializzato. «Il dottor Google e il dottor Facebook – come li apostrofa il dottor Elio Castagnola Responsabile dell’Unità Operativa Complessa Malattie Infettive dell’ospedale Gaslini – hanno contribuito alla confusione informativa sui vaccini, senza dimenticare che la mancanza del “toccare con mano” le malattie per le quali si viene vaccinati contribuisce a consolidare certe convinzioni»
Il nuovo piano nazionale introduce, in regime di gratuità, i vaccini contro pneumococco, Zoster, meningococco B, rotavirus, varicella e papillomavirus per i maschi. La nostra regione già da due anni ha inserito questi vaccini nel calendario, unica eccezione il rotavirus, che verrà introdotto ora.
Secondo i dati reperibili sul portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica Epicentro, la nostra regione registra, nel 2000, un’ottima copertura, molto vicina al 100%; più recentemente (i dati a disposizione sono aggiornati al 2015, ndr), però, si è verificata una diminuzione per il cosiddetto esavalente somministrato dei primi anni di vita (difterite-tetano-pertosse acellulare, Polio, Hib, Epatite B) che vede percentuali passare dal circa 95% del 2014 al circa 94% del 2015. Tendenza inversa sul lungo periodo, per vaccini contro parotite, morbillo e rosolia in aumento rispetto al 74% del 2000 si attestano, due anni fa, al 81%.
Riguardo ad altre vaccinazioni, più recentemente inserite nel regime di gratuità, quelle contro il pneumococco e il meningococco C (fra i responsabili della meningite) spiccano per aver raggiunto una copertura di 3 punti percentuali più alta rispetto al dato nazionale. Non uniforme il dato del vaccino contro la varicella (disponibile da circa 10 anni e in gratuità dal 2015, ndr) che vede la Liguria con una copertura del solo 10%.
«Possiamo parlare di regione all’avanguardia – ci spiega il dottor Giancarlo Icardi direttore Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università di Genova e dell’ Unità Operativa Igiene dell’ospedale San Martino – perché proprio nel dicembre 2014, quando fu evidente che il piano nazionale stava terminando ma mancava ancora quello nuovo, proprio nell’ottica dell’importanza della vaccinazione, una delibera di regione passava un aggiornamento del calendario. Il calendario in uso dal primo gennaio 2015 è, non del tutto, ma nella quasi totalità sovrapponibile a quello del piano del nuovo triennio».
La nostra regione fu fra le prime ad inserire in questo nuovo calendario il vaccino per la meningite di tipo B per i nati dal 2015 e quello contro lo zoster sopra i 70 anni. «Insomma si può dire che il piano 2017 sia operativo in Liguria praticamente già da un paio d’anni e con risultati più che soddisfacenti – conclude Icardi – questo perché sui vaccini “nuovi” (nel senso di nuovi al regime di gratuità, ndr) siamo a copertura quasi al 90%».
Anna Opisso, dirigente medico della Struttura Igiene e Salute pubblica Asl3 Genovese, conferma: «La nostra regione in un certo senso con quell’azione ha ottimizzato. La scelta del meningococco B è stata una scelta impegnativa – spiega – che si è fatta carico della somministrazione di 4 dosi vaccinali, ma è una scelta positiva in termini di prevenzione».
«La dichiarazione di principio da cui partire è che una delle costanti nella vita è il cambiamento, economico, delle malattie, dei vaccini – spiega meglio Alberto Ferrando, pediatra – cambiando e migliorando le conoscenze mediche cambiano i vaccini». L’iter che porta un vaccino ad essere commercializzato è lungo e prevede diverse fasi: una prima sperimentale in laboratorio, seguita da quella di sperimentazione animale e poi sull’uomo; solo a questo punto il vaccino entra in commercio, ma in fase di sorveglianza: un passaggio che monitora eventuali insorgenze o criticità. «Un vaccino è ancora più sperimentato di un farmaco – sottolinea Ferrando – per un vaccino messo in commercio 100 sono stati bloccati».
La levata di scudi contro le vaccinazioni obbligatorie, come dicevamo, è stata alimentato anche dalla “valanga” delle opinioni e testimonianze veicolate dalla rete. La distanza temporale con le pandemie del passato, e quindi, la mancanza di memoria storica sul tema ha fatto il resto. Altro fattore da mettere in conto è che con il passare del tempo nuovi vaccini sono stati sviluppati e la lista delle vaccinazioni obbligatorie (antidifterica, antitetanica, antipoliomelitica e antiepatite B) è rimasta inalterata, dando vita alla suddivisione dei vaccini in due gruppi: quelli obbligatori e quelli raccomandati. In entrambi i casi le dosi vengono offerte gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale. L’esistenza delle due categorie ha fatto si che si sia sviluppata la percezione che raccomandato significhi facoltativo.
Le due scuole di pensiero contrapposte, però stanno iniziando a trovare una sintesi: l’alfabetizzazione sanitaria della popolazione è senza dubbio cambiata, e si è arrivati ad affermare che: «Un presidio così importante come i vaccini ha un valore non solo sanitario ma anche sociale – sottolinea Icardi – chi si vaccina, infatti, protegge se stesso e gli altri» «Negli ultimi anni i vaccini sono sempre considerati non come un dovere ma un diritto del bambino – sottolinea Ferrando – e la decisione sta alla famiglia. Per questo ritengo sia necessario lavorare sull’informazione e sul coinvolgimento dei genitori». In altre parole, lavorare sull’informazione, tenendo conto del valore sociale della vaccinazione potrebbe portare ad un cambio di cultura sulla materia, che faccia prevalere il senso collettivo di alcune scelte, raccomandabili prima ancora che obbligatorie.
Claudia Dani