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L'assemblea pubblica convocata dai sindacati si conclude con un nulla di fatto: allarme dei cittadini della Valpolcevera, per un presidio sanitario sempre più lontano dalle persone
La “vallata” genovese torna a chiedere a gran voce la costituzione del presidio socio-sanitario più volte promesso ma mai realizzato. «I soldi per il Galliera si sono trovati, come anche quelli per acquistare il palazzo di De Ferrari – lamenta Iole Murruni, presidente uscente del Municipio Valpolcevera – ma per la salute di chi vive questo quartiere non ci sono mai».
L’appello arriva durante l’assemblea pubblica organizzata dalla triade sindacale Cgil-Cisl-Uil per chiedere chiarimenti alle istituzioni sulle cose e non fatte, e su quelle che devono essere fatte. L’ospedale Gallino di Pontedecimo, infatti, sembra non bastare per assicurare il servizio sanitario alla vallata: «Deve essere garantita la continuità sanitaria a tutta la popolazione» spiega Maria Pia Scandolo (Cgil) in apertura del dibattito. Tante le proteste e le proposte dei cittadini presenti: vicinanza delle strutture (come un pronto-soccorso h24), nuovi servizi legati alle nuove esigenze socio-sanitarie di una popolazione con tanti anziani, e tante servitù e un livello di povertà dovuta alla crisi e alla emarginazione sociale sempre più allarmante. «Non possiamo subire soltanto» gridano dalla platea, mentre chi prende la parola ricorda come il dibattito sul presidio sanitario in valle sia oramai decennale. «L’uniche cose che sono state aperte sono stati i cantieri, con centinaia di camion che transitano su e giù, di nuovo abbiamo solo i lavori del Terzo Valico e poi della Gronda».
Interviene l’assessore alle politiche sociali del Comune di Genova Emanuela Fracassi: «Bisogna aumentare i momenti di concertazione sia con la popolazione, ma anche tra enti, per unire le energie tra sanità e sociale, tra comuni e Regione». Secondo molti, però, il problema è la tendenza “in auge” negli ultimi anni di accorpare grandi strutture sanitarie, per risparmiare risorse: la cosa ha due precipitati, da un lato si creano gli spazi per delle specializzazioni, ma dall’altro si fa “esplodere” il servizio alla persone, relegando nei territori solo alcuni servizi, accentrando il resto nelle grandi strutture.
«Penso che la Valpolcevera abbia bisogno di una casa della salute che garantisca un’offerta più ampia possibile – conferma la vicepresidente e assessore regionale alla Sanità, Sonia Viale – nel frattempo, il mio compito è rispondere ai bisogni di salute di oggi: per questo abbiamo razionalizzato l’esistente, Celesia e ex Pastorino. Il mio impegno però non termina con la conclusione dei lavori del Pastorino, nella consapevolezza che i bisogni di salute dei cittadini della Valpocevera devono avere risposte più articolate».
L’incontro termina con la firma da parte dell’assessore Viale di un impegno sottoscritto con i sindacati per tornare a confrontarsi sulla questione “Casa della Salute”: in altre parole l’ennesimo rinvio. Può bastare questo per i cittadini della Valpolcevera?