Il Sindaco con i vertici di Regione e Autorità portuale cerca un accordo di massima per poter arrivare all'affidamento a Renzo Piano del progetto che riguarda in primis le aree ex Fiera e le Riparazioni Naval
Che ne sarà del nuovo waterfront cittadino? Una domanda che rischia di rimanere senza risposta definitiva ancora per molto tempo. Nell’ultimo numero dell’edizione cartacea di Era Superba abbiamo dedicato diverse pagine alla visione della Genova del futuro che l’amministrazione comunale sta cercando di portare avanti. Ormai oltre un mese fa, il vicesindaco Stefano Bernini non aveva avuto alcuna remora a raccontarci le sue perplessità sull’idea, allora solamente abbozzata, di cedere a Renzo Piano le chiavi del nuovo fronte del mare cittadino che chiama in causa una complessa ristrutturazione di aree non più funzionali alla Fiera di Genova e altri spazi di proprietà di Autorità portuale.
«Piano fa disegni perché sono belli e perché deve vendere disegni belli – commentava sulle nostre pagine il vicesindaco – io invece devo confrontarmi con la necessità di fare un lavoro in tempi rapidi per poter offrire spazi che siano coerenti con le mie necessità industriali. Stiamo parlando della volontà di valorizzare una delle aree più interessanti della nostra città, che riceve la fascia di arrivo in centro di tutta la Val Bisagno, che è a pochi passi dalla stazione Brignole e che, soprattutto, è la porta di collegamento naturale tra levante e ponente, attraverso via XX settembre. Perché dobbiamo fissare l’immagine futura della città sui disegni di Renzo Piano?».
Nel frattempo, però, il nuovo (ed ennesimo) affresco blu di Renzo Piano è stato ufficialmente presentato e pare che, oltre che ad Autorità Portuale e Regione, non dispiaccia più di tanto neppure al sindaco Marco Doria. «Il progetto di Piano è apprezzabile – ha detto ieri pomeriggio il primo cittadino rispondendo al question time in Sala Rossa – e ha degli elementi di genialità perché è stato concepito da un professionista di straordinario valore. Cerca di collegare in una visione unitaria le varie necessità della città, provando a rispondere, da un lato, alle esigenze di un comparto produttivo fondamentale come quello delle Riparazioni navali, dall’altro, alla valorizzazione degli spazi ex fieristici aprendoli alla città creando nuovi collegamenti tra il quartiere della Foce e il Porto Antico. Ecco perché come amministratore comunale ho ritenuto di aderire a questo: ora si tratta di compiere i passi giusti dal punto di vista della correttezza assoluta delle procedure amministrative che decideremo di intraprendere, in totale coerenza con quanto già stabilito nella delibera del luglio 2014».
Sindaco contro vicensindaco, allora? All’apparenza sembrerebbe di sì, anche se lo stesso Bernini non conferma, almeno direttamente. Anche perché la situazione è ben più intricata per poter essere ridotta a semplici “diversità di vedute” interne alla giunta. Buona parte della partita si gioca attorno al futuro delle Riparazioni navali. Bernini propone il tombamento dell’area del Duca degli Abruzzi per spostare qui l’intera attività che ha necessità di maggiori spazi a disposizione: «È proprio quest’area che Burlando vorrebbe far ridisegnare a Piano ma non ha una lira da dargli e un orizzonte temporale strettissimo viste le imminenti elezioni. Magari vorrebbe un disegnino da “regalare” alla Paita ma poi che cosa succederebbe?» si chiedeva il vicesindaco qualche settimana fa.
«Le Riparazioni navali nella posizione attuale non hanno prospettiva – ha ribadito ieri Marco Doria – tanto che le aziende più dinamiche trasferiscono le proprie attività lavorative a Marsiglia: o stiamo a guardare senza fare niente, magari facendo i disegni più belli del mondo, oppure possiamo creare le condizioni affinché questo pezzo della nostra storia continui a operare a Genova offrendogli spazi più adeguati». In questo caso la posizione del sindaco sembra riavvicinarsi a quella del suo vice. Va detto che proprio ieri mattina il primo cittadino aveva incontrato le altre istituzioni in gioco per fare il punto della situazione: possibile che qualche pedina sia stata mossa in maniera efficace. Ad esempio, quella che riguarda la vendita ad Autorità portuale del Palazzo Ex Nira per una cifra che potrebbe aggirarsi attorno ai 6/7 milioni di euro. Per il momento, comunque, l’unico elemento ufficiale in campo è la delibera approvata in Sala Rossa lo scorso luglio che forniva alla giunta le linee di indirizzo da seguire per la vendita delle aree ex fieristiche e la loro nuova destinazione d’uso.
Altro punto che sembra essere piuttosto chiaro al sindaco sono le varie spettanze economiche: «Si tratta di un’operazione complessa e articolata che richiede l’intervento di soggetti e fonti di finanziamento diversi: gli interventi in aree di proprietà di Autorità portuale dovranno esser finanziati da Autorità portuale, quelli su aree di proprietà del Comune, essendo irrealistico pensare che le possa finanziare direttamente il Comune con le sue casse, dovranno esser finanziate attraverso un’intelligente e controllata partecipazione di soggetti privati che si vorranno inserire all’interno di un disegno urbanistico da discutere nelle sedi di amministrazione comunale competenti».
Ma quanta pazienza avrà ancora il Comune (e il vicesindaco) in questo gioco tra istituzioni, considerando che in ballo ci sono 18 milioni (che Tursi deve alla sua partecipata Spim per l’operazione immobiliare di acquisto delle aree non più funzionali a Fiera di Genova)? E, soprattutto, che cosa potrebbe succedere qualora il Consiglio comunale si trovasse a dover votare una delibera che affidasse a Renzo Piano le chiavi della riprogettazione delle aree ex-fiera? Il blasone dell’archistar potrebbe non essere sufficiente a convincere i già numerosi scettici.
Simone D’Ambrosio