Con il trasferimento della Facoltà di Ingegneria agli Erzelli, gli spazi di Villa Giustiniani Cambiaso e viale Causa dovranno essere riconvertiti a nuove funzioni capaci di integrarsi nel quartiere conservando la memoria storica del passato
Un’occasione di confronto sul futuro delle aree universitarie di Albaro nell’ottica del possibile trasferimento della Facoltà di Ingegneria agli Erzelli – sempre più vicino visto che ieri il presidente Claudio Burlando ha annunciato lo sblocco dei finanziamenti assegnati alla Regione Liguria (15 milioni di euro) che saranno investiti nei laboratori della nuova Facoltà di Ingegneria presso il Polo scientifico e tecnologico degli Erzelli – e della conseguente riconversione degli spazi da essa occupati.
È il senso dell’iniziativa, promossa dall’Associazione Amici della Scuola di Ingegneria e della Scuola Politecnica (Asing Genova), svoltasi lunedì pomeriggio presso il salone nobile di Villa Giustiniani Cambiaso in Albaro.
Il cambiamento che si verrebbe a creare è di notevole impatto per il quartiere che, da quasi un secolo, ospita la Facoltà di Ingegneria con i suoi studenti, i docenti, il personale, le attrezzature e gli impianti. Con il trasferimento di questa grande struttura – onde evitare il rischio che si venga a creare un “vuoto urbano”, come temono i residenti di Albaro – è determinante l’elaborazione di un progetto che promuova la sinergia tra una valorizzazione volta al futuro e la memoria ancorata al passato.
In quale considerazione dovranno essere tenuti – nei progetti futuri – la storia, la qualità del costruito e dell’ambiente, la memoria dei luoghi, l’integrazione con la vita del quartiere? Al di là di quelle che sono le previsioni dei piani urbanistici, è possibile pensare per queste aree destinazioni diverse che contribuiscano a promuovere lo sviluppo della città?
LE AREE UNIVERSITARIE DI ALBARO
Dal 1921 Villa Giustiniani Cambiaso (via Montallegro) ospita la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Genova. La Villa conserva, ancora oggi intatto, l’originale impianto cinquecentesco, in quanto le strutture scientifiche e didattiche si sono sapute integrare nel manufatto, rispettandone le caratteristiche distributive. I padiglioni – realizzati negli anni Venti nella parte orientale del giardino – sono stati realizzati nel rispetto delle preesistenze, contenendo la volumetria al di sotto della quota del piazzale antistante la Villa, riprendendone gli assi progettuali, le partizioni e gli schemi compositivi dei prospetti.
Pure i successivi ampliamenti, resisi necessari ai fini delle rinnovate esigenze didattiche, non hanno mancato di attenzione nei confronti della Villa alessiana, la quale ospita, fin dall’originario insediamento universitario, il corso di Ingegneria Navale (un’eccellenza che rischia di non far parte del futuro Polo scientifico e tecnologico degli Erzelli ma destinata, invece, a La Spezia, come prevede un memorandum d’intesa che nelle prossime settimane sarà esaminato dal c.d.a. dell’ateneo genovese) oltre alla Presidenza, l’Aula Magna, la Biblioteca e gli uffici amministrativi.
«Villa Giustiniani Cambiaso è un monumento dell’architettura rinascimentale italiana – spiega l’architetto Stefano Musso, insegnante della Scuola Politecnica – Rappresenta il tipico esempio di villa genovese con uno splendido parco che un tempo arrivava quasi fino al mare, in parte purtroppo sacrificato, per la realizzazione delle nuove strutture».
«Fino ad oggi la destinazione d’uso quale sede della Facoltà di Ingegneria non ha avuto un impatto negativo sull’area di Villa Giustiniani Cambiaso – sottolinea l’ingegnere Sergio Lagomarsino, Presidente CCS Edile-Architettura – anzi, si può affermare che la presenza della Facoltà ha in qualche modo aiutato la preservazione del monumento. Sia i primi laboratori degli anni ’20-’30, sia le costruzioni più recenti, si sono inseriti con garbo all’interno del contesto, rispettandone il disegno originario. Sappiamo bene che, al contrario, non utilizzare i beni storici, spesso significa abbandonarli al loro destino consegnandoli all’abbandono».
Negli anni ’50 – a fronte di una carenza di spazi per la Facoltà – fu deciso di acquistare alcuni terreni di proprietà dell’Opera Pia situati in prossimità di Viale Causa, sui quali, tra il 1956 il 1980, furono costruiti quattro nuovi padiglioni. L’insediamento venne completato nel 1996 con la costruzione di un nuovo edificio, a ridosso e collegato al padiglione originario. Anche se frutto di interventi successivi, non facenti parte di un unico disegno, il complesso è tuttora funzionale ed ospita, tra gli altri, i corsi di Ingegneria Edile- Architettura, Chimica, Elettrica, Elettronica, Meccanica, ecc.
Il padiglione originario – collocato all’ingresso del complesso provenendo da Viale Causa – è di stampo razionalista e connota l’impianto compositivo del compendio universitario, condizionandone i futuri sviluppi. La struttura distributiva del padiglione, impostata su criteri di efficienza funzionale, ne consente ancora oggi un valido utilizzo: esso contiene, oltre alle aule, diversi spazi dipartimentali e le aule magne.
Per quanto riguarda l’ambito di Villa Giustiniani Cambiaso, il P.U.C. (Piano Urbanistico Comunale) vigente del 2000 prevedeva una destinazione omogenea a servizi.
Il progetto preliminare del nuovo P.U.C., adottato nel 2011, divide in due ambiti l’area, diversificandone la destinazione d’uso: la zona in cui è situata la Villa viene destinata a funzioni di pubblico interesse mentre la porzione ad est – quella occupata dai padiglioni – è destinata a funzioni di rango urbano (prevalentemente residenziale). Sono consentiti interventi di ristrutturazione e sostituzione edilizia a parità di superficie agibile con l’obbligo di garantire la sistemazione a verde in piena terra per una superficie minima pari al 30% dell’area.
In merito al complesso di Viale Causa, il P.U.C. del 2000 inseriva la zona nell’Ambito speciale di riqualificazione urbana n. 66. Erano previsti un nuovo collegamento stradale carrabile tra Via Fasce e Viale Causa e un nuovo accesso pedonale alla zona da Corso Gastaldi. Le funzioni previste erano residenze e servizi e gli interventi consentiti prevedevano la ristrutturazione o la demolizione e ricostruzione, a parità di superficie agibile.
Il progetto preliminare di nuovo P.U.C. individua l’area come Distretto di trasformazione locale n. 3.09. Viene eliminata la previsione di raccordo stradale tra Via Fasce e Viale Causa, mantenendo comunque l’obbligo di garantire un accesso veicolare all’area da Via Fasce. Le principali funzioni ammesse sono residenza, servizi pubblici e privati e parcheggi. L’Indice di Utilizzo Insediativo (I.U.I.) minimo previsto è di 1,40 m2/m2 fino a un massimo di 1,70 m2/m2.
« Il nuovo P.U.C. prevede la demolizione totale dell’area di viale Causa ed una ricostruzione con indici piuttosto elevati – spiega l’architetto Sara De Maestri, docente di Composizione Architettonica III e di Progettazione Architettonica Sostenibile nel Corso di Laurea di Edile-Architettura – In pratica ciò comporterebbe l’azzeramento della memoria della Facoltà di Ingegneria in Albaro. All’interno di questo insediamento, invece, sarebbe possibile ipotizzare una proposta progettuale in grado di salvaguardare alcune strutture funzionali per il quartiere anche in ottica futura».
«Il Comune ha deciso di realizzare un percorso partecipato ai fini della definizione finale del Piano Urbanistico coinvolgendo associazioni di categoria, realtà attive sul territorio, singoli cittadini, Municipi – afferma il vicesindaco Stefano Bernini – Sono giunte moltissime osservazioni al P.U.C. e riteniamo necessario che le scelte siano il più possibile condivise. Per le aree universitarie di Albaro vale il medesimo discorso: quindi l’impegno dell’amministrazione comunale è quello di ritornare a discutere sul futuro di questi spazi. Per dare un metodo al percorso, che vogliamo diventi la prassi, ci siamo rivolti all’Università di Genova e all’Istituto Nazionale di Urbanistica: un gruppo ristretto (3-5 docenti) svolgerà il ruolo di garante e offrirà un supporto anche attraverso l’organizzazione di tavoli tematici, in modo tale da arrivare a settembre con le controdeduzioni pronte e poter poi procedere all’approvazione definitiva del P.U.C. da parte del consiglio».
«Una città che disegna il proprio futuro non lo fa solo seguendo gli aspetti infrastrutturali ed economici – spiega l’arch. Stefano Musso – ma lo può fare anche con una riconfigurazione dei suoi spazi. Non si può conservare tutto a priori, questa è un utopia. Bisogna conservare trasformando. Sembra un paradosso ma in realtà ogni conservazione è comunque una sorta di trasformazione. Il problema è in quale misura conservo/trasformo? La demolizione totale non è una soluzione a costo zero – continua Musso – Se vogliamo parlare di sostenibilità non possiamo pensare di conservare tutto così com’è, ma neppure immaginarne la totale demolizione. È necessario indagare le soluzioni alternative. Per quanto riguarda l’area di viale Causa dobbiamo ragionare in prospettiva di un riutilizzo funzionale».
«Confrontarsi è un atteggiamento positivo – racconta l’ingegnere Davide Viziano, uno dei più importanti costruttori genovesi, presidente del Gruppo Viziano Progetti e Costruzioni – Noi collaboriamo con l’Università per alcune tesi di laurea, un’esperienza sicuramente stimolante e positiva ai fini del nostro lavoro. Le città hanno una loro dinamicità ed ogni cambiamento, secondo me, va misurato sul piano del miglioramento o meno delle situazioni di partenza. L’immobilismo, invece, non va bene perché non aiuta a risolvere i problemi. Genova, purtroppo, almeno fino ad oggi, è stata la città dei forse: saremo la città del turismo? Forse; saremo la città del porto? Forse. E via così. Al contrario, occorrono maggiori certezze e delle prospettive disegnate con convinzione. In questo senso la ridefinizione del P.U.C. mi lascia perplesso».
LA TESI DI LAUREA: “PROGETTO DI RICONVERSIONE E VALORIZZAZIONE DEL POLO UNIVERSITARIO DI INGEGNERIA AD ALBARO”
L’elaborazione del progetto di tesi di laurea in Ingegneria Edile-Architettura, delle allora studentesse Chiara Fasce e Federica Romiti, è un’occasione per approfondire il tema del possibile riutilizzo delle aree universitarie nell’ipotesi di un trasferimento delle funzioni didattiche in altra sede. Il progetto è stato sviluppato – sia per il comparto di Viale Causa sia per quello di Villa Giustiniani Cambiaso – sulla base delle previsioni del progetto preliminare del nuovo P.U.C. e di un’analisi approfondita dello stato di fatto e della storia evolutiva dei due complessi edilizi. Per completezza didattica, il progetto è stato approfondito, oltre che sul piano ingegneristico ed esecutivo, anche sul piano economico, fornendo indicazioni sui possibili costi realizzativi degli interventi.
«L’idea era conservare la memoria all’interno delle aree tramite il mantenimento degli elementi più significativi delle due zone – spiegano i giovani ingegneri Chiara Fasce e Federica Romiti – È possibile un progetto di riconversione rispettoso della memoria e nello stesso tempo proiettato al futuro».
Nel caso di Villa Giustiniani Cambiaso, l’obiettivo è stato principalmente quello di valorizzare l’immobile storico, restituendo un contesto visuale e paesaggistico oggi compromesso dall’edificazione avvenuta nel corso dell’espansione residenziale di Albaro del secondo dopoguerra. L’intervento proposto si sviluppa nell’ambito oggi occupato dai padiglioni universitari, aprendo al quartiere nuove prospettive per il godimento della Villa storica e destinando i padiglioni esistenti, opportunamente rimodulati e integrati con nuove costruzioni, a funzioni residenziali e a servizi di quartiere.
«La presenza della Villa e la visibilità della stessa sono i punti di partenza – continuano Fasce e Romiti – La nostra proposta progettuale prevede la riapertura della corte tramite la demolizione dei volumi più recenti e l’esclusivo mantenimento dei padiglioni allungati che saranno destinati a residenze. L’area circostante la Villa sarà completamente pedonalizzata».
L’ambito di Viale Causa ha concesso di sviluppare un progetto più articolato, dovendo affrontare problematiche di carattere urbanistico più complesse, implicanti la ricuciture di due fronti urbani facenti capo alla collina che separa la zona di Albaro da quella di San Martino e San Fruttuoso. Obiettivo del progetto è stato quello di mantenere la memoria dell’impianto universitario, salvaguardando l’originario padiglione di stampo razionalista, destinato a ospitare servizi di quartiere e spazi integrativi per le funzioni del Conservatorio di Musica, oggi insediato all’interno di Villa Bombrini, in Via Albaro. La restante volumetria preesistente è stata sostituita da nuove costruzioni a destinazione residenziale, più efficaci sul piano energetico ed ambientale, privilegiando tipologie edilizie che consentano l’utilizzo a verde della maggior parte del suolo. È stato così creato un grande giardino che consente anche un agevole collegamento pedonale tra i due quartieri cittadini, Albaro e San Martino.
«Abbiamo scelto di conservare il padiglione più antico nella sua configurazione originaria, prevedendone una destinazione d’uso socio/culturale – raccontano Fasce e Romiti – Le altre costruzioni, invece, saranno ad uso residenziale. I maggiori insediamenti sono previsti a nord per meglio armonizzarsi con il contesto circostante. Nell’edificio conservato la presenza di due aule magne è stata fondamentale ai fini della scelta. Qui troveranno spazio sale prove musicali e sale conferenze. Inoltre, prevediamo una zona ristorante a servizio del centro socio/culturale».
«Questa tesi di laurea rappresenta una scommessa per capire come confrontarsi con le linee stabilite dal preliminare di P.U.C. – conclude l’architetto Sara De Maestri, relatore della tesi di laurea – Un Indice di Utilizzo Insediativo minimo pari a 1,40 m2/m2 è altissimo su Albaro e rischia di stravolgere la percezione del quartiere».
Matteo Quadrone