Da un lato l’opportunità di valorizzare il lavoro dei genovesi, dall’altro però la necessità di non chiudere le frontiere seguendo logiche autarchiche medievali. Il Comune sembra intenzionato a schierarsi con i "propri" ambulanti a patto che venga garantito lo stesso servizio
Genova contro Forte dei Marmi. Lo scontro tra gli operatori mercatali ambulanti per l’occupazione delle aree del Porto Antico e della Marina di Sestri ponente è andato in scena anche in Consiglio comunale, attraverso un articolo 54 un po’ sui generis che ha dato spazio per gli interventi non solo ai numerosi consiglieri proponenti l’interrogazione a risposta immediata ma anche a un rappresentate per ogni gruppo consigliare. Il tutto, con una massiccia presenza sugli spalti della Sala Rossa di operatori genovesi chiamati alle armi dall’Aval (Associazione venditori ambulanti liguri), solo una delle rappresentanze sindacali del settore (le altre sono Confesercenti e Ascom), ma sicuramente la più numerosa.
La richiesta degli ambulanti genovesi è sostanzialmente quella di non concedere più al cosiddetto mercato Forte dei Marmi, gli spazi della Marina di Sestri ponente e del Porto Antico di Genova che periodicamente ospitano i banchetti provenienti da fuori città, e di favorire in cambio appositi appuntamenti riservati agli operatori mercatali residenti tra le mura amiche.
«A parte il fatto che di operatore di Forte dei Marmi ce n’è realmente uno solo – sostiene Giuseppe Occhiuto, da sempre in prima linea nelle rivendicazioni degli ambulanti genovesi – ci troviamo di fronte a una situazione che doveva essere una tantum e, invece, è diventata una semper. E ogni volta in cui vengono ospitati questi mercatini, il nostro fatturato nel corso degli altri appuntamenti nei giorni antecedenti e successivi cala mediamente del 40/50%».
«Gli operatori dei mercati merci varie – ha detto nel suo intervento in Sala Rossa Gianni Vassallo, consigliere Pd ed ex assessore al Commercio del Comune di Genova – pongono un problema vero e lo fanno in maniera seria. La nostra risposta deve essere altrettanto certa e seria, cioè da amministratori. Stiamo parlando di una categoria che non può mettersi sotto mutua, che deve aprire la propria attività con la pioggia o con il sole. Non basta dire che li dobbiamo sostenere e poi dimenticarcene. Non hanno bisogno di solidarietà ma di sentirsi dire “questo si può fare e lo faccio, questo non si può fare”. Pongono un problema che va al cuore della nostra capacità amministrativa. Se è vero che tutti i detentori di licenza possono svolgere attività in tutti i Comuni di Italia, è anche vero che noi come amministratori del Comune di Genova abbiamo doveri diversi nei confronti di chi abita e paga le tasse qui».
Questione delicata, che secondo le stime circolate oggi potrebbe in qualche modo ripercuotersi su circa 700 ambulanti che normalmente operano sui 36 mercati settimanali o bisettimanali organizzati in città. Da un lato, dunque, l’opportunità di valorizzare il lavoro dei genovesi, dall’altro però la necessità di non chiudere le frontiere seguendo logiche autarchiche medievali. Difficile trovare il giusto mezzo, soprattutto quando è necessario fare i conti anche con contrasti sindacali interni che, ad esempio, non hanno consentito agli operatori che oggi rivendicano gli stessi spazi di rispondere alla disponibilità che in questo senso l’assessore Oddone aveva già mostrato prima di Natale.
«Porto Antico è sempre stata disponibile a trovare una soluzione – assicura l’assessore allo Sviluppo economico – tanto che a dicembre avevo l’ok per la sostituzione del mercatino di Forte dei Marmi con i banchi degli operatori locali, per 8 domeniche all’anno, a partire già dal 15 dicembre. Sono gli ambulanti genovesi che non sono riusciti a mettersi d’accordo».
«Ma ora – assicura Occhiuto – siamo pronti a sostituirci al mercatino di Forte dei Marmi in qualsiasi momento».
A complicare la situazione, il fatto che le aree contese non sono direttamente nella disponibilità del Comune di Genova. Marina di Sestri Ponente è, infatti, proprietà del Demanio marittimo e gestita da Autorità portuale che ha rilasciato le opportune autorizzazioni per iniziative commerciali: i soggetti organizzatori devono solo comunicare i nomi dei partecipanti che, naturalmente, devono essere in possesso di permesso per il commercio in aree pubbliche. Diversa la situazione per il Porto Antico, che è di Autorità portuale data in concessione alla Società Porto Antico spa, con il Comune come azionista di maggioranza. «In questo caso – sottolinea Guido Grllo, Pdl – non possiamo allargare le braccia ma dobbiamo dare indicazioni dure a Porto Antico per privilegiare l’imprenditorialità genovese. Il problema non è tanto che al Porto Antico non ci vada il mercato di Forte dei Marmi – anche se la richiesta di Asal è proprio questa – quanto che ci possano andare anche i nostri venditori».
Gli ambulanti genovesi contestano all’amministrazione di non far seguire fatti concreti alla disponibilità mostrata solo a parole: «Non è vero che il Comune non può fare nulla. Per quanto riguarda Sestri – spiega Mauro Lazio, presidente Aval – la legge regionale vieta la realizzazione di mercati in aree di proprietà demaniale salvo specifica autorizzazione del Comune. Per le zone del Porto Antico, invece, il Comune può sfruttare il fatto di essere azionista di maggioranza per favorire da subito il nostro subentro ai banchetti che vengono da fuori Regione».
Ma la legge dice anche che chiunque sia in possesso di regolare permesso per attività ambulante nella Comunità europea, possa esercitare la professione su tutto il territorio nazionale.
L’assessore allo Sviluppo economico Francesco Oddone, che assieme al sindaco ha incontrato i rappresentanti di Asal a margine dei lavori del Consiglio comunale, è parso comunque assolutamente possibilista per il futuro. «Come andiamo proponendo dall’autunno scorso – sottolinea l’assessore – abbiamo nuovamente convenuto che in un futuro prossimo queste attività vengano effettivamente svolte da operatori genovesi. Speriamo che si possano organizzare adeguatamente per sostituire, a livello quantitativo e qualitativo, chi adesso viene da fuori. Porto Antico ha l’esigenza di organizzare eventi che fungano da volano per la propria area ma è sempre stata disponibile ad accogliere le istanze degli operatori locali. Per cui bisogna fare in modo che i nostri operatori siano più bravi e più propositivi rispetto a chi al momento occupa l’area. Questo significa anche organizzarsi in modo unitario e non dare sponda a quelle divisioni che all’interno delle categorie di settore troppo spesso si vedono in questa città».
A ribadire la disponibilità dell’amministrazione a trovare una soluzione è stato anche il sindaco Marco Doria, costretto a intervenire per sedare gli animi durante la discussione in Sala Rossa: «Non sono in campagna elettorale e non vi racconto delle balle perché voglio prendere l’applauso» ha detto il primo cittadino, perdendo per un istante il suo impeccabile aplomb. «Rispetto alla situazione del Porto Antico siamo disponibili a confrontarci e continueremo a farlo, come d’altronde ha fatto finora l’assessore Oddone che ha tutto il titolo a parlare a nome della Giunta perché le cose che dice sono condivise e concordate. E questa amministrazione non è certo favorevole alla concorrenza selvaggia tra gli operatori».
Difficile, in ogni caso, che la situazione venga sbloccata già entro domenica prossima, quando è in programma proprio nell’area di Porto Antico un nuovo appuntamento con il mercatino di Forte dei Marmi: «Noi dovremmo fare uno sforzo per sostituirci agli operatori che vengono da fuori – ha dichiarato Mauro Lazio – ma se entro sabato prossimo non cambia la situazione, abbiamo già le autorizzazioni per scendere in piazza domenica mattina a manifestare in modo civile ma determinato». Come dimostra anche un cartello esposto dagli stessi operatori sulle tribune dell’aula consigliare: “O vanno via o scateniamo un conflitto sociale”.
«È una situazione paradossale – chiosa Enrico Pignone, capogruppo Lista Doria – perché chi si lamenta degli operatori che arrivano da fuori non dovrebbe allora neppure andare a fare il mercatino ad Arenzano. L’eccesso di leghismo ti porta ad avere paradossi di questo genere, legati comunque alla crisi e alla paura di perdere quei potenziali clienti che in realtà sia al Porto Antico sia alla Marina di Sestri non avresti perché, almeno finora, in quelle zone alla domenica non era stato organizzato nessun altro mercatino. Nessuno mette in discussione che ci siano delle difficoltà ma non credo che sia il caso di mettersi a fare una guerra tra poveri».
Simone D’Ambrosio