Nel corso del convegno “Il medico per la gente: gli ambulatori sociali” è stato ufficialmente presentato il progetto che ha preso vita in via Ravasco a fine 2012. Ce ne parla il direttore e ideatore Marco Nesci
Già attivo dallo scorso fine novembre, l’ambulatorio sociale “Genova Salute” di via Ravasco è stato presentato ufficialmente martedì 23 aprile nel corso del convegno dedicato alla prevenzione medica nel mondo del lavoro, dal titolo “Il medico per la gente: gli ambulatori sociali”.
Abbiamo intervistato il direttore tecnico della nuova struttura ambulatoriale, Marco Nesci, ideatore di una rete sanitaria che, per sua stessa ammissione, «rappresenta una sorta di ponte tra il Sistema sanitario pubblico e quello privato, a prezzi accessibili. Quello che stiamo cercando di realizzare è il contenitore di una serie di strutture capaci di dare una risposta più efficace ed efficiente alle esigenze di cura dei cittadini. Da un lato, infatti, il sistema pubblico presenta dei tempi di attesa spesso eccessivi, dall’altro il settore privato richiede un esborso economico difficilmente sostenibile nell’attuale contesto di crisi, dando così vita a non poche situazioni in cui si è quasi costretti a rinunciare alle cure».
Com’è strutturata sul territorio la rete degli ambulatori sociali?
«Il progetto degli ambulatori sociali è stato inizialmente raccolto dalla Lega delle cooperative ligure che, tramite alcune cooperative sociali, ha dato vita alle prime strutture. Il primo ambulatorio in assoluto, in capo a Cooperarci, è nato in Val Bormida, a Cengio (Savona), con servizi di odontoiatria e fisioterapia, due delle situazioni più critiche per i costi di accesso al di fuori del Sistema sanitario nazionale. Il secondo ambulatorio si è aperto a fine novembre a Genova, per iniziativa delle cooperative Co.ser.co. e La Comunità.
All’interno delle rete, poi, vi sono alcuni soggetti privati che hanno deciso di aderire al progetto di calmieramento dei prezzi, attraverso la costituzione di un consorzio che coinvolge sette strutture poliambulatoriali del ponente savonese».
Quali sono le peculiarità del poliambulatorio genovese di via Ravasco?
«L’ambulatorio presenta diverse specializzazioni: abbiamo una sezione dedicata alla chirurgia ambulatoriale, per tutti gli interventi che non richiedono anestesia totale; poi ci sono cardiologia, colonproctologia, dermatologia, chirurgia vascolare, neurologia, ginecologia, odontoiatria, fisioterapia con fisiatra e riabilitazione; a breve partiranno anche i servizi di urologia e oculistica.
Ci tengo particolarmente a sottolineare che prezzi accessibili non significa qualità minore. Nei nostri ambulatori ci sono professionisti di prim’ordine, grazie alla disponibilità di professori oggi in pensione ma dal curriculum ben noto nella sanità genovese e non solo, come il neurologo prof. Regesta, il chirurgo di colonproctologia prof. Reboa, il chirurgo vascolare prof. Viacava, tutti ex primari del San Martino, mentre in ortopedia abbiamo il professor Federici, già primario a Villa Scassi, e il prof. Morabito che si occupa di una particolare specializzazione di podologia. Insomma, si tratta di un ambulatorio molto ben attrezzato sia per la diagnostica sia per gli accertamenti specialistici».
Ci spiega meglio che cosa intendente per “tariffe sociali”?
«Non vogliamo essere in competizione con la sanità pubblica né tantomeno essere considerati suoi antagonisti. La nostra idea è di poter diventare integrativi rispetto al Sistema sanitario nazionale: non abbiamo nulla contro il pubblico, che in alcuni casi fornisce risposte qualitative molto elevate; il problema è fondamentalmente organizzativo e di sopravvivenza nei confronti dei continui tagli.
Così, come esattamente come i servizi dello Stato, anche noi parliamo di pazienti e utenti che hanno necessità di prestazioni sanitarie e non di clienti. Questa filosofia è esplicitata anche dalla nostra ragione sociale di onlus, che implica il reinvestimento nella struttura di eventuali utili futuri.
Per questo abbiamo dato vita a una politica tariffaria che ricalca sostanzialmente i costi dei ticket per i non esenti, in modo da poter andare incontro alla esigenze popolari. Ad esempio, un’ecografia che in ospedale costa 46 euro, nei nostri ambulatori si fa a 50 euro».
Prezzi uguali per tutti, senza esenzioni parziali o totali?
«L’ambulatorio ha due tariffe, una non convenzionata e una convenzionata, con una differenza del 15%. Le convenzioni vengono stipulate attraverso le categorie presenti sul territorio, come Ascom che si è fatta promotrice dell’incontro di martedì sulla prevenzione. Questo rappresenta uno degli aspetti chiave della nostra declinazione in ambito sociale: in generale, infatti, ci rivolgiamo al mondo del lavoro perché con queste categorie cercheremo di attuare una politica di prevenzione sulle malattie professionali, favorendo l’accessibilità alle visite prima dell’insorgenza della patologia.
Inoltre, forniamo anche servizi che non sono coperti dal sistema pubblico o lo sono, comunque, in minima parte: penso, ad esempio, a odontoiatria e ad alcuni rami della fisioterapia. Anche in questo caso, per le prestazioni che non ricadono all’interno del Sistema sanitario nazionale, applichiamo le stesse tariffe che si possono trovare al San Martino o al Galliera, mentre per servizi finora ad esclusivo appannaggio del settore privato riusciamo a stare su cifre radicalmente ridotte, come succede per l’odontoiatria che ha prezzi dal 30% al 50% in meno.
Inoltre, come già avviene per le strutture del consorzio savonese, stiamo cercando di convenzionare l’intera rete con il Sistema sanitario per consentire l’accesso alle prestazioni in maniera gratuita a chi è esente dal pagamento del ticket, tramite la prenotazione via Cup».
Come fa un cittadino privato a usufruire dei vostri servizi a tariffa convenzionata?
«Oltre all’affiliazione a una delle associazioni convenzionate, il singolo privato ha altre due strade per poter accedere ai prezzi scontati: l’adesione all’associazione che stiamo costituendo ad hoc, sempre nell’ambito dell’associazionismo di tipo cooperativistico, sul modello delle società di mutuo soccorso, e l’iscrizione al progetto di Coop Salute, che mira a istituire una sorta di mutua regionale, che garantirà l’accessibilità agli ambulatori per tutti gli iscritti».
Si può già fare un bilancio, dopo i primissimi mesi di attività genovese?
«Il bilancio dei primi tre mesi è assolutamente positivo: tra tutte le specializzazioni, abbiamo già superato il migliaio di prestazioni erogate, sintomo della forte necessità da parte della popolazione di aver strutture di base territoriale che possano rispondere a queste esigenze, a condizioni economiche accessibili. Contiamo di poter raddoppiare se non triplicare gli sforzi, non appena saremo a pieno regime».
Simone D’Ambrosio