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Presentato il primo bilancio di sostenibilità di Amiu: 320 mila metri cubi di rifiuti raccolti, di cui 200 mila smaltiti fuori Liguria. L’azienda smentisce Camera di Commercio: Genova è al nono posto per livello di tariffe. Rimane il problema “Scarpino” la cui gestione è messa sotto accusa da Antonio Bruno, Fds
Nel 2015 Amiu ha raccolto oltre 326.000 tonnellate di rifiuti, 200.000 delle quali sono state smaltite fuori regione a causa della chiusura della discarica di Scarpino, per un costo di circa 28 milioni di euro. Il dato emerge dal primo Bilancio di sostenibilità della partecipata del Comune di Genova per la gestione del ciclo dei rifiuti, presentato oggi pomeriggio a Palazzo Tursi. Il documento si affianca al bilancio di esercizio e punta sugli aspetti sociali e ambientali e sul valore aggiunto prodotto e distribuito sul territorio dall’azienda. «è il primo bilancio di sostenibilità della storia di Amiu – spiega il presidente Marco Castagna alla agenzia Dire – e riguarda il 2015, probabilmente l’anno più difficile per la vita di questa società, ma anche l’anno della svolta. Questo bilancio è un primo approccio di trasparenza verso i cittadini che contiamo di tenere i prossimi anni». Il documento da gennaio 2017 diventerà obbligatorio per le grandi organizzazioni italiane, come previsto dalla riforma Madia. Dal bilancio emergono le criticità di Amiu sia dal punto di vista degli impianti, con l’emergenza percolato e la chiusura della discarica di Scarpino, sia dal punto di vista delle indagini giudiziarie che hanno portato a una profonda trasformazione del management nel corso degli ultimi anni.
All’orizzonte, l’attuazione del nuovo piano industriale alla ricerca di un partner privato per un futuro basato non più sulla discarica ma sul recupero di valore e di materia. Secondo il documento presentato oggi, a fine 2015 la raccolta differenziata a Genova aveva raggiunto il 39%, dato consolidato nel 2016 anche attraverso il nuovo piano di raccolta sempre più orientato alla domiciliazione. L’azienda nel complesso conta 5 società partecipate, 173 milioni di euro di fatturato, oltre 1.700 dipendenti, 902 mezzi di cui 524 dedicata alla raccolta dei rifiuti. Nell’area metropolitana di Genova vengono serviti circa 700.00 cittadini con la pulizia nel solo capoluogo di 3 milioni di metri quadrati di strade e marciapiedi. Oltre allo spazzamento, lavaggio e diserbo delle strade, il servizio di Amiu prevede lo svuotamento di 17.646 cassonetti della raccolta differenziata, 10.452 di quella indifferenziata e 7.000 cestini gettacarte. A ciò va aggiunta la pulizia di circa 70.000 caditoie. Dal punto di vista economico, la capogruppo Amiu spa, che conta 1.578 dipendenti, ha fatturato 168 milioni di euro e ne ha distribuiti 85 attraverso gli stipendi ai dipendenti e le attività esternalizzate. Nel 2015, la raccolta differenziata ha garantito ricavi per 4,4 milioni di euro mentre l”impianto di captazione di biogas a Scarpino a prodotto 70 milioni di chilowatt all’ora di energia che corrispondo al fabbisogno di una città di 120.000 abitanti e permettono un risparmio di 320.000 tonnellate di anidride carbonica.
Non è vero che Genova è una della città più care per la tariffa sui rifiuti. Il problema del carico per le piccole e medie imprese va ricercato soprattutto nella distribuzione del costo complessivo della tariffa, tra quota domestica e non, e sulla quantità relativamente modesta di esercenti che devono sobbarcarsi la copertura di questo onere. Questa, in estrema sintesi, la risposta di Amiu alla denuncia lanciata dalla Camera di Commercio di Genova nel corso dell”illustrazione del rapporto 2016 sui rifiuti urbani e l’acqua potabile a cura dell’Osservatorio tariffe per la Liguria. «Nel bilancio di sostenibilità di Amiu che presentiamo oggi – sottolinea all’agenzia Dire il presidente Marco Castagna – si danno tante risposte ai quesiti tipici dei genovesi: dove va la spazzatura? Andava tutta a Scarpino? è vero che la Tari di Genova è la più cara d’Italia?“. Tra le risposte, si scopre, ad esempio, che «il costo medio per abitante spalmato indifferentemente tra cittadini ed esercizi – spiega Castagna – colloca la Tari pagata a Genova assolutamente nella norma rispetto al resto del Paese; è chiaro che se riusciamo a realizzare un ciclo virtuoso, sono costi che nel futuro posso progressivamente scendere”. Facendo riferimento ai dati 2013 relativi ai conti consuntivi dei Comuni sopra i 200.000 abitanti, Genova si colloca al 9° posto su 16 nella classifica delle città più care con un costo medio per abitante di 203,2 euro: la classifica è guidata da Venezia con 366,8 euro all”anno per abitante e chiusa da Trieste con 165,1 euro per abitante all”anno. Nel 2015, il gettito complessivo della Tari per il Comune di Genova (che per legge deve coprire tutti i costi del servizio Amiu) ammontava a poco più di 126,5 milioni di euro, con un carico ripartito per il 56% sull”utenza domestica e per il restante 44% sull”utenza non domestica, ovvero rispettivamente poco piu” di 70,8 milioni e poco meno di 55,7 milioni, secondo quanto stabilito da una delibera comunale del 9 luglio 2015. Il costo pro capite per la sola quota domestica risulta quindi di circa 0,33 euro al giorno per abitante.
Dopo l’uscita dei dati, arriva l’attacco di Antonio Bruno, consigliere comunale della Federazione della Sinistra. Analizzando i numeri, infatti, oltre la metà dei rifiuti Indifferenziati raccolti a Genova (2015: 223.981, dati assesorato Ambiente Comune Genova) a Genova vengono inceneriti. Le quantità rimanenti sono così distribuite: 45.850 all’inceneritore di Parola (Pavia), 38.684 in quello Iren di Torino, 22.037 da A2A Ambiente. «E’ il frutto delle politiche di questi decenni, compresi quelli dalle giunta di centro sinistra che in 4 anni non è riuscita a trovare il posto per fare un impianto di compostaggio», commenta il consigliere comunale FdS Antonio Bruno.
«La maggioranza di Comune e città Metropolitana dovrebbero spiegare perché non hanno preteso che la bonifica e la messa in sicurezza della discarica di Scarpino non venga finanziata dallo Stato come emergenza ambientale e sanitaria – continua il consigliere – con la conseguenza che i 60 milioni di euro che servono verranno pagati dai genovesi, essendo molto improbabile che i privati di Iren – a cui la Giunta si accinge a cedere la gestione dei rifiuti – si accollino questa spesa». Nel frattempo nei prossimi giorni arriverà in città il premier Matteo Renzi, con in tasca un accordo strategico di finanziamenti straordinari: sarà previsto qualcosa per la gestione dei rifiuti?