A un anno e mezzo dalle promesse fatte da Claudio Burlando dopo le famose 5 giornate di sciopero nulla è cambiato. La nuova rete di trasporti su gomma sarebbe dovuta circolare già da gennaio 2015, invece non è neanche partita la gara. Il futuro di Amt è in bilico, si va verso la proroga, ma il Comune non intende versare un euro in più rispetto al 2014. L'approfondimento
Riunire nove realtà territoriali (le tratte urbane e suburbane dei quattro capoluoghi di Provincia e la città di San Remo) e nove differenti servizi di trasporto in unico bacino gestito dallo stesso ente su tutto il contesto regionale per a una copertura di circa 59 milioni di chilometri (Amt ne fa 25,5). È questo il traguardo imposto dalla Regione al trasporto pubblico locale attraverso la costituzione dell’Agenzia unica che dovrà farsi carico di gestire la gara del servizio su gomma (per quanto riguarda quello su ferro – una partita attualmente da 8,5 milioni di euro all’anno – è in fase di trattativa il rinnovo del contratto con Trenitalia).
Un traguardo che è sempre sembrato piuttosto complicato da raggiungere fin dai suoi primi passi, fin da quel lontano novembre 2013 quando veniva trionfalmente illustrato da Claudio Burlando al termine delle ben note cinque giornate consecutive di sciopero di Amt: «Se siamo bravi, e qualche volta ci riusciamo – aveva detto il presidente della Regione – il nuovo servizio regionale integrato partirà il 1° gennaio 2015». Un 4 in pagella sarebbe fin troppo generoso, considerato anche che contestualmente erano stati promessi ben 200 nuovi autobus in 4 anni a Genova (giovedì scorso alla rimessa delle Gavette 22 lavoratori erano fermi perché non c’erano autobus da poter mettere in servizio): dei nuovi mezzi, per il momento, non si è vista nemmeno l’ombra perché tutte le gare pubbliche fin qui non hanno dato esito. «Filse (la società finanziaria partecipata da Regione Liguria, ndr) – ha spiegato l’uscente assessore regionale ai Trasporti, Enrico Vesco – ha il mandato di gestire la trattativa diretta mettendo a disposizione 5 milioni di fondi Fas recuperati dalla vecchia programmazione più tutti quelli della nuova programmazione su cui sarà chiamata a deliberare la nuova giunta».
Insomma, a un anno e mezzo dalle grandi promesse che avevano placato le ire dei lavoratori Amt, la situazione non sembra essere cambiata di molto. Con parecchio ritardo è stata creata ufficialmente l’Agenzia unica ma la gara deve ancora essere lanciata. E pensare che il contratto di servizio dell’azienda pubblica genovese sarebbe dovuto scadere a fine 2014, dopo due anni di proroga. La Regione, in un tour de force dell’ultimo minuto prima di chiudere la propria attività istituzionale in attesa delle prossime elezioni, ha deliberato gli stanziamenti per la copertura del nuovo servizio regionale: per il 2016 sono previsti 139,6 milioni, che saranno aumentati di qualche spicciolo negli anni seguenti per tutta la durata dell’appalto, ovvero 10 anni prorogabili per altri 5. Con questa cifra da piazza De Ferrari dovrebbe essere garantita la copertura dei cosiddetti servizi minimi, quelli essenziali. Mancano ancora gli investimenti dei Comuni che dovrebbero complessivamente aggirarsi attorno ai 47 milioni, di cui più di una trentina da Genova (37 lo scorso anno, 31 si vocifera siano previsti per il 2015). E che cosa aspetta Tursi a pronunciarsi? «La Regione – ha detto in Commissione comunale il sindaco Marco Doria – non ha ancora definito quali saranno i servizi minimi essenziali coperti dalla cifra stanziata, come possiamo determinare i nostri contributi che dovrebbero esprimersi sulla base di servizi aggiuntivi che andremo a richiedere?». Se, infatti, la Regione dovesse prevedere una copertura inferiore dei servizi standard, gli investimenti del Comune dovrebbero andare a riempire anche questi vuoti per non avere un trasporto inferiore a quello che si è sempre avuto finora. Ed è assurdo che, parlando di servizi pubblici, non esistano dei parametri di legge per fissare quali debbano essere i servizi minimi da garantire a prescindere dai finanziamenti. «Bisogna fare un’analisi del servizio senza falcidiare i chilometri percorsi – ha proseguito Doria – e dobbiamo arrivare rapidamente a queste decisioni perché è necessario calcolare di quali coperture aggiuntive abbia bisogno Genova e quanto sia giusto far pagare i genovesi che, ora, stanno pagando troppo». Il primo cittadino non parla tanto in termini diretti di costo del biglietto, il cui aumento sarà quasi inevitabile per rendere appetibile l’ingresso dei privati nella gara, quanto in valori indiretti di contributi al servizio: «Non voglio – ha proseguito il primo cittadino – un sistema thatcheriano in cui i cittadini pagano molto di più del 35% del servizio ma nel 2012, 2013 e 2014 questa amministrazione ha stanziato per Amt cifre che non hanno eguali in Italia, facendo sforzi enormi per garantire la sopravvivenza dell’azienda facendole chiudere i bilanci in equilibrio».
E il bilancio in equilibrio è anche una condizione sine qua l’azienda Amt non potrà partecipare alla gara per l’assegnazione del bacino unico e deve, per forza di cose, essere perseguito anche nel 2015 pur con un bilancio previsionale del Comune ancora in alto mare. In quest’ottica si colloca la sottoscrizione da parte di Doria dell’accordo tra Regione, Comune, azienda e alcune rappresentanze sindacali (Faisa Cisal e Fit Cisl) sul cosiddetto fondino, un programma di prepensionamento che sarà coperto da circa 10 milioni di fondi regionali (già dedicati al trasporto e non aggiuntivi) e che dovrebbe coinvolgere poco meno di 300 lavoratori sul territorio regionale. Al di là delle vertenze sindacali – Filt Cgil, Uil Trasporti e Ugl sono sulle barricate e preparano un ricorso al Tar per essere state estromesse dalla trattiva – secondo il sindaco Doria l’accordo, che sarà sottoposto all’approvazione dei lavoratori la prossima settimana, è «una prima risposta a questa esigenza, non certo strutturale ma il cui successo dipenderà dall’impatto che il programma avrà in termini di adesioni reali». Ciò che invece il primo cittadino esclude decisamente è che «il Comune, con il suo bilancio, accentui il proprio intervento economico nel settore del trasporto pubblico locale».
Toccherà, dunque, ad Amt presentare un piano industriale in grado di ridurre ulteriormente i costi e rendere più efficiente il servizio, in vista della gara per il bacino unico (o della proroga del servizio comunale). Gara a cui l’azienda non ha certo le forze per partecipare da sola: da tempo, ormai, si parla della costituzione di un’associazione temporanea di imprese (ATI) con le altre aziende del servizio locale che, con tutta probabilità, dovranno essere affiancate anche da un partner privato (clicca qui per consultare il report dell’Advisor che apre ai privati). In che termini (e il rischio è che si torni nuovamente all’annoso dibattito privatizzazione sì, privatizzazione no che tanto ha infiammato la Sala Rossa in un recente passato) dovrà essere esplicitato nel bando di gara che, secondo quanto riferito dall’assessore Vesco («Ci sono stati tempi lunghi per evitare il più possibile ricorsi a cui ormai siamo abituati nelle gare pubbliche»), dovrebbe essere pronto entro la metà di aprile. Per il momento, però, si tratterebbe solo di una fase preliminare, quella della manifestazione di interesse non vincolante: un po’ come dire, fateci sapere chi ci starebbe a queste condizioni. Un po’ pochino per un bando inizialmente previsto nel corso del 2014 e il cui ritardo è già costato almeno 20 milioni di euro all’anno (11 solo per Amt), pari ai mancati recuperi di Iva che sarebbero stati garantiti dal bacino unico.
«Il bando di gara – commenta il capogruppo PD in Consiglio Comunale, Simone Farello – dovrà definire un sacco di cose, non potrà essere un copia-incolla di qualcosa già visto in altre realtà. Mi sembra che la questione non si stia affrontando con la giusta serietà: l’unica nota positiva è che l’amministrazione regionale è finita e non può più fare danni in questo settore». Farello vorrebbe anche richiamare in causa la gara integrata per il trasporto ferro-gomma ma i tempi non sembrano più essere percorribili. «Il ferro – ha proseguito l’ex assessore ai Trasporti della giunta Vincenzi – svolge un ruolo di trasporto pubblico fondamentale nell’area urbana di Genova, come facciamo a fare una gara non sapendo come sarà ristrutturato il nuovo nodo ferroviario con la cosiddetta metropolitana di superficie?».
Da definire, come detto, è anche il ruolo dei privati che parteciperanno alla gara. «Che cosa succederà se l’ATI tra le aziende locali non dovesse costituirsi o non dovesse vincere?» si chiede il capogruppo M5S, Paolo Putti. Inoltre: è così conveniente per i gestori più piccoli di Amt associarsi in vista del bando regionale, o non sarebbe forse meglio aspettare il vincitore per “vendere” mezzi, rimesse, personale e “know-how” sul territorio?
In questo contesto arenato e piuttosto confusionale, è praticamente impossibile che il nuovo servizio sul bacino unico regionale possa attivarsi a partire dal prossimo 1° gennaio. Che cosa succederà, allora, ad autobus, funicolari e ascensori? Semplice, sarà necessaria una proroga. Ciò, però, significa che gli attuali gestori dovranno restare in salute ed essere finanziati dai proprietari. In altre parole, il Comune di Genova deve prepararsi a trovare i soldi per Amt non solo per arrivare a fine anno ma, con buona probabilità, per proseguire almeno fino a metà 2016. Non proprio dettagli, soprattutto se il sindaco Doria rispetterà la volontà di non versare un centesimo di più di quanto fatto finora.
Simone D’Ambrosio