Anni fa con la Giunta Vincenzi si parlava addirittura della creazione di un albo professionale ad hoc, iniziativa poi abbandonata. Ma l'attuale regolamento sembra già completo e, soprattutto, capace di incentivare l'arte di strada sul territorio genovese
Li incontriamo tutti giorni, con il sole ma spesso anche sotto la pioggia, andando al lavoro, facendo la spesa, in coda al semaforo o più semplicemente passeggiando tra i caruggi. Ma spesso non ci facciamo più neppure caso. Siano essi eccellenti musicisti, pittori brontoloni, giocolieri colorati, acrobati illusionisti, artigiani creativi, writer “naturalisti” o suonatori fantasiosi e magari un po’ fastidiosi. Non ci facciamo quasi più caso perché, ormai, fanno parte del nostro dna o, almeno, di quello della nostra città. C’è chi qualche anno fa voleva dar loro una sorta di carta d’identità professionale, chi voleva istituire un vero e proprio Registro… stiamo parlando degli artisti di strada, quelli che lo stesso regolamento approvato nel 2004 dal Consiglio comunale di Genova (qui il pdf), definisce “fenomeno culturale” e ne valorizza “le varie forme espressive”.
Insomma, Genova capitale europea della cultura sapeva bene che cultura non vuol dire solo musei, teatri ed eventi istituzionali. Genova, città creativa e dai mille fermenti, sa ancora oggi che per far nascere i fior dal letame bisogna lasciare che il terreno cresca libero e fertile. È probabilmente per questo che il nostro regolamento per l’arte in strada è uno dei meno restrittivi d’Italia e punta a valorizzare la libertà di espressione artistica piuttosto che imbrigliarla dietro norme burocratiche e soffocanti. O almeno questo vorrebbe provare a fare.
Certo, le stesse norme comunali fanno rifermento a una fantomatica istituzione di un albo professionale, ma non è così chiaro a che cosa possa servire visto che, per potersi esibire, basta una semplice autocertificazione “attestante lo svolgimento di attività di tipo artistico o, in alternativa, il tesserino di appartenenza alle associazioni di categoria”. A parte gli annunci, dunque, del registro degli artisti di strada non pare che se ne sia mai sentito effettivamente il bisogno. Ed è probabilmente per questo che dal 2009 è sparito sostanzialmente dalla circolazione, complice anche l’avvicendamento amministrativo a Palazzo Tursi. Ma l’assessore alla Cultura, Carla Sibilla, assicura che si tratta di un percorso non del tutto abbandonato: «Stiamo lavorando anche assieme a chi si fa in qualche modo portavoce degli artisti di strada per vedere se c’è la possibilità di apportare aggiornamenti e miglioramenti al regolamento che ben si addicano al nostro territorio».
In quest’ottica, grande attenzione è stata posta anche ad altre realtà nazionali per cercare di capire se fosse stato possibile cogliere qualche suggerimento utile per la normazione delle esibizioni dei cosiddetti artisti “a cappello”: «I tecnici – spiega ancora Sibilla – si sono soffermati soprattutto su Milano ma hanno trovato una modalità onerosa e burocratica, sia per l’amministrazione che per gli artisti stessi. Noi, invece, vorremmo andare nella direzione di apportare eventuali miglioramenti allo status quo».
Ecco allora un possibile allargamento del raggio d’azione a tutti gli artisti indipendenti, con particolare attenzione ai più giovani che non trovano spazio nei luoghi più istituzionalizzati della Genova artistica e culturale: «Abbiamo ripreso in mano il regolamento, che nel 2004 era stato seguito soprattutto dal settore Commercio del Comune piuttosto che dall’area culturale – prosegue l’assessore – perché vorremmo far rientrare in questo discorso anche la valorizzazione di tutto il mondo dei creativi genovesi e degli artisti indipendenti. Per cui, il regolamento e anche il tema del registro degli artisti di strada, che non aveva avuto più alcun seguito, può diventare un’opportunità per valorizzare l’arte indipendente, come già cerchiamo di fare con il progetto Cresta, e rispondere a un’esigenza piuttosto sentita dal territorio».
Se anche queste siano destinate a rimanere soltanto promesse sarà il tempo a dirlo. Resta comunque il fatto che Genova vuole, o quantomeno vorrebbe, prestare continuamente attenzione a chi nasce con una particolare abilità artistica e non ha paura di offrirla agli altri, pur non riuscendo magari a farne fonte di reddito primario.
Ma chi è, in fin dei conti, l’artista di strada? Trovare una definizione non è così semplice. Ci ha provato il già citato regolamento comunale che all’articolo 2 enuncia: “Sono considerati artisti di strada coloro che svolgono attività di tipo artistico, culturale o ludico in forma spontanea, non finalizzata a lucro”.
Già da questi passaggi si capisce come non siamo di fronte a prescrizioni bacchettone. Ma qualche norma, com’è giusto che sia, c’è. Intanto, l’occupazione del suolo, che viene concessa a titolo gratuito, non può superare nel complesso i 2 metri quadrati e, naturalmente, può essere effettuata solo con strutture facilmente rimuovibili. Le performance, poi, non devono costituire intralcio al traffico veicolare, ai pedoni e all’accesso agli esercizi commerciali e devono ovviamente rispettare il decoro urbano.
Nelle more del regolamento sono individuati alcuni spazi in città ritenuti idonei per le manifestazioni degli artisti di strada. Ce n’è per tutti i gusti: da un generico Centro storico al Porto Antico, da corso Italia e Boccadasse alla Passeggiata di Nervi e al Lungomare di Pegli, dai parchi e giardini pubblici alle isole pedonali. Il tutto, naturalmente, con la possibilità di ampliamenti o restrizioni temporanee stabilite direttamente dai Municipi (in realtà, l’ormai datato regolamento parla ancora di Circoscrizioni…).
Inoltre, se è vero che l’artista di strada non può chiedere il pagamento di un biglietto, è invece assolutamente consentito il cosiddetto “passaggio a cappello” con l’invito a una “libera elargizione” da parte del pubblico.
Soprattutto per quanto riguarda il Centro Storico, non sono mancate negli anni le lamentele di chi vorrebbe vietate le esibizioni canore e musicali. Ma il regolamento non prevede nulla di tutto ciò. Anzi, all’articolo 9 recita: “Le esibizioni musicali e/o canore sono consentite purché non venga arrecato disturbo a terzi e venga osservata la normativa vigente sull’inquinamento acustico. Il suono degli strumenti musicali potrà essere diffuso anche da piccoli impianti di amplificazione purché le emissioni sonore non superino i decibel consentiti dalla normativa vigente”. Un limite, invece, viene imposto alla durata della performance, non solo musicale, che non può superare i 60 minuti continuativi nella stessa postazione, se ci si trova nei pressi di edifici residenziali o esercizi commerciali.
L’unico divieto perentorio, invece, è riferito all’utilizzo di “uno o più animali di qualsiasi specie”. Niente circhi improvvisati, dunque, salvo concessioni ad hoc. Hanno, invece, via libera i cosiddetti “madonnari”, che devono però avere l’accortezza di utilizzare per i propri quadri su strada materiali non danneggianti i selciati. I ritratti, comunque, non possono essere realizzati sul sagrato di una chiesa, di un luogo di culto o in altre zone cittadine considerate di alto pregio, oltre naturalmente a tutti i muri verticali.
Simone D’Ambrosio