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Caccia F35, in Parlamento votate le mozioni: si riapre la discussione

Il risultato più positivo è il ritorno di questo tema al centro del dibattito parlamentare


4 Aprile 2012Notizie

«Prima si discute e si decide il modello di difesa che vogliamo adottare e poi si decidono gli acquisti di cui abbiamo bisogno. Logica vuole che non si faccia il contrario». E’ quanto aveva preventivamente richiesto la Campagna “Taglia le ali alle armi” a tutti i deputati prima della discussione e del voto del 28 marzo sulle molte mozioni parlamentari che, in queste settimane, sono state presentate da tutti i gruppi politici sul tema degli F-35.

Finalmente una discussione c’è stata: «Per chi come noi lavora da anni per chiedere l’uscita dell’Italia dal programma è già un primo successo vedere finalmente ritornare nell’ambito del Parlamento la discussione su un tema delicato come quello degli acquisti di costosissimi sistemi d’arma», così ha commentato Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Disarmo .

Va ricordato infatti che, nonostante il parere rilasciato dalle competenti Commissioni nel 2009 richiedesse un aggiornamento annuale soprattutto su costi e ritorni industriali, per tre anni il Governo non ha mai relazionato sull’andamento della partecipazione italiana all’F-35 alzando sempre una cortina fumogena (si pensi ad esempio alle “penali inesistenti”) verso qualsiasi richiesta di trasparenza, in particolar modo della campagna “Taglia le ali alle armi”.

Rispetto al merito delle votazioni avvenute, la Rete Disarmo esprime parere positivo verso lo spiraglio creato da alcuni voti favorevoli. In particolare è stata approvata – e questo è un fatto positivo –  una mozione parlamentare trasversale, promossa da Savino Pezzotta e da altri parlamentari, la quale chiede che l’acquisizione dei nuovi sistemi d’arma avvenga dopo la discussione del nuovo modello di difesa.

«La nostra Rete continua comunque ad essere contraria e molto critica sul progetto dei caccia F-35, sia per i problemi tecnici (recentemente un velivolo ha preso fuoco in volo e i test sono compiuti solo al 20%) che soprattutto per gli enormi costi di acquisto e mantenimento – sottolinea Massimo Paolicelli, presidente di Associazione Obiettori Nonviolenti e analista della Rete – In un momento così drammatico per le famiglie italiane e per i conti pubblici che senso ha spendere miliardi (il costo di un singolo aereo è di oltre 130 milioni di euro) per dei caccia d’attacco?». Secondo i calcoli da sempre diffusi dalla campagna “Taglia le ali alle armi” i soldi ipotizzati per l’acquisto dei caccia potrebbero essere molto più utilmente impiegati per interventi sociali, di welfare, sanitari e di ricostruzione di zone colpite da calamità naturali.

La petizione online (con i dettagli per la raccolta di firme cartacee) è raggiungibile all’indirizzo www.disarmo.org/nof35


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