Un combustibile verde e meno caro della benzina ottenuto con sostanze non destinate al consumo alimentare
Il primo impianto al mondo per la produzione di biocarburante di seconda generazione sorgerà in Italia ed entrerà in funzione tra giugno e luglio del 2012.
Frutto delle ricerche del gruppo Mossi & Ghisolfi, multinazionale chimica di Tortona, l‘impianto di Crescentino, nel vercellese, produrrà almeno 50 mila tonnellate di bioetanolo all’anno partendo da sostanze non destinate al consumo alimentare.
120 ricercatori italiani hanno lavorato cinque anni per mettere a punto un sistema in grado di produrre un combustibile verde e meno caro della benzina.
La principale novità è che, a differenza del bioetanolo di prima generazione, adesso si potra’ ottenere biocarburante da materie prime che non entrano nel ciclo alimentare. Punto forte dell’impianto è infatti la possibilità di attingere la cellulosa da qualsiasi tipo di biomasse, anche quelle residuali, cioè gli scarti della produzione agricola.
La materia prima può anche provenire da piante non edibili coltivate ad hoc in terreni marginali, che per aridità o povertà a livello organico non sono idonei a colture agroalimentari. Tra queste piante c’è la canna comune, che in base alle ricerche si e’ rivelata particolarmente indicata per la produzione di biocarburante: da un ettaro si possono ricavare 10 tonnellate di bioetanolo, contro le 6 tonnellate mediamente estraibili da ogni ettaro coltivato a canna da zucchero.
Considerando che sui campi italiani ci sono 18 milioni di tonnellate all’anno di scarti della produzione agricola che potrebbero essere convertiti in bioetanolo di seconda generazione, è possibile immaginare – con un adeguato sostegno finanziario sul fronte della ricerca – concreti sviluppi nel prossimo futuro.
”L’Unione Europea ha stabilito che nel 2020 i biocarburanti dovranno essere il 10% del totale, e noi ci prepariamo a produrli sui campi italiani, non stranieri”, ha affermato Guido Ghisolfi, vicepresidente del gruppo Mossi & Ghisolfi.
Ma il finanziamento della ricerca, ha aggiunto Ghisolfi, non e’ l’unico aspetto rilevante. ”Per soddisfare la domanda, la produzione di etanolo nel mondo dovra’ passare dagli 80 milioni di tonnellate attuali a 200 milioni tra dieci anni. Cio’ richiedera’ la costruzione di 1.200 nuovi impianti, di cui 500 negli Stati Uniti, 200 in Brasile, altri 200 in Europa e la restante parte in Asia”, ha spiegato.
”Per quanto riguarda l’Italia, e’ necessaria una semplificazione delle procedure burocratiche, perche’ se servono quattro anni per fare un impianto non si va da nessuna parte”.