Il progetto ha preso avvio negli ’80 su iniziativa del regista e attore Pino Petruzzelli. La sede è a Genova in via Rimassa, punto di partenza immaginario di un lungo viaggio alla scoperta delle diverse culture del mondo
A Genova, nel quartiere della Foce, ha sede un gruppo di artisti di fama nazionale che opera da più di vent’anni nel campo del teatro. Il progetto cui hanno dato vita negli ormai lontani anni ’80 (primo spettacolo prodotto, “La Poltrona” di Natalia Ginzburg nel 1989) prende il nome di Cinema Teatro Ipotesi e rappresenta un’eccellenza nel panorama teatrale nazionale, coordinando attori e sceneggiatori del calibro di Mauro Pirovano, Laura Marinoni, Predrag Metvejevic’ e molti altri.
«Si tratta di un progetto teatrale -racconta Pino Petruzzelli, fondatore del CTI – formato da un gruppo variegato di figure: sceneggiatori e scrittori di testi, attori, musicisti, tecnici di luci e suono, registi. Ad oggi il nocciolo duro è costituito da me e da Paola Piacentini, direttrice artistica. Durante il nostro percorso abbiamo avuto la fortuna di incontrare molti altri valenti compagni di viaggio e oggi tutti noi collaboriamo per portare in giro spettacoli di prosa sia scritti da altri (soprattutto nei primi anni, con testi di autori come Harold Pinter, Igor Stravinsky, Peter Shaffer, e altri), sia soprattutto scritti da noi. Siamo andati in scena nei teatri più importanti d’Italia, soprattutto al nord e centro. Al sud la cosa si fa un po’ più problematica… problemi logistici, legati al viaggio e agli spostamenti, non ci permettono di essere presenti come vorremmo nelle regioni meridionali. Naturalmente tra le nostre mete rientra anche Genova, collaboriamo con il Teatro Stabile. È imprescindibile per noi esibirci qui, anche se –data l’importanza sociale dei messaggi che vogliamo veicolare con i nostri spettacoli- siamo spesso fuori e cerchiamo di rivolgerci ad un pubblico più ampio di quello circoscritto alla realtà cittadina. Questa situazione, mi rendo conto, potrebbe essere un po’ fuorviante e rappresentare un deterrente per il nostro approccio con il pubblico: la nostra sede ufficiale e “legale”, diciamo, si trova in via Rimassa, ma chi volesse cercarci lì non ci troverebbe, dal momento che non abbiamo una vera e propria sede fissa ma giriamo in continuo».
Pino ci racconta della sua vita all’insegna dell’avventura, del viaggio, della curiosità. Scrittore e attore, dopo gli studi presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” di Roma, decide di fondare il Centro Teatro Ipotesi con l’obiettivo di mettere la cultura al servizio del sociale e vede nel suo teatro il mezzo con cui potersi occupare di temi come quelli del rispetto e della conoscenza delle culture. Dalle riserve degli Indiani Pueblo in Nuovo Messico sino ai popoli del Mediterraneo: per anni Pino ha girato il mondo, vivendo come e con le persone che ha incontrato. Conosce artisti e intellettuali, ma anche –soprattutto- la gente comune; vive in case palestinesi e in case israeliane, toccando con mano il conflitto che lacera quelle zone; dorme nel deserto, lottando per la sopravvivenza.
Da queste esperienze nascono i suo primi spettacoli, “Piccolo viaggio lungo il Mediterraneo”, “Marocco”, “Albania” e “Il G8 di Genova”, scritti con Massimo Calandri, giornalista di Repubblica. A questa, seguono altre importanti collaborazioni con una serie di artisti che iniziano ad orbitare attorno a CTI: Predrag Matvejevic’, voce di spicco nel panorama mitteleuropeo e intellettuale di primo piano, e lo scrittore Mario Rigoni Stern, con cui nel 2009 realizza lo spettacolo “Ritorno al Lager”.
Dal 2007 percorre l’Italia di chi vive lavorando la terra e dagli appunti di quel viaggio nasce lo spettacolo –poi anche libro- “Di uomini e di vini”, che racconta la vita e alla fatica dei vignaioli, e nel 2009 crea in collaborazione con Regione Liguria e Comunità di Sant’Egidio il “Primo Corso di Formazione Professionale per Operatori dello Spettacolo”, indirizzato a rom e sinti. Pochi anni dopo, nel 2011, è la volta del libro “Gli ultimi”, con prefazione di don Andrea Gallo, e di “Io sono il mio lavoro”, prodotto da Mittelfest, che vanno ad inserirsi sempre all’interno di questo nuovo percorso intrapreso da CTI.
«Lo scopo? Distruggere i pregiudizi che impediscono la conoscenza sana fra le diverse culture del mondo. Per fare ciò è necessario andare a recuperare le nostre stesse radici culturali, la nostra storia. È questo il caso del nostro ultimo lavoro, “Chilometro 0”, debuttato nel novembre 2012 allo Stabile di Genova e anticipato in estate da alcune anteprime. È la storia di un “uomo artigiano” che, più volte sconfitto dalla vita, ripetutamente rimasto senza occupazione, sceglie di ripartire attraverso un diverso modo di intendere il lavoro e la vita. Così, dal Cep di Genova Prà, arriva nel suo ristorante a 2.000 metri di altitudine, tra monti, pini, larici, neve e valanghe, e propone solo ricette a chilometro zero… Io penso che la grandezza della vita non sta nel numero di vittorie ottenute, ma nel numero di volte in cui si è avuta la forza di rialzarsi e ripartire».
La spinta alla sopravvivenza è ciò di cui parla l’autore, la capacità, in casi estremi di crisi, di trovare la forza di reinventarsi, attraverso espedienti imprevisti ed escamotages impensati. «D’altra parte, se ce l’hanno fatta i nostri nonni nel dopoguerra, perché non dovremmo farcela noi, con i nostri frigoriferi pieni, gli appartamenti caldi, le televisioni? Loro non avevano proprio nulla, e hanno saputo ricostruire tutto. Noi, almeno, partiamo in vantaggio rispetto a loro… quindi è ora di darsi da fare!».
Elettra Antognetti