Sul tavolo la votazione delle modifiche al piano comunale per le attività di somministrazione di alimenti e bevande, ancora una volta rinviata. Bastano due consiglieri di maggioranza in ritardo, le opposizioni fanno i conti e abbandonano l'aula; manca il numero legale per il secondo martedì consecutivo
Che sarebbe stato un Consiglio comunale rapido lo si poteva presupporre già dallo stringato ordine del giorno che metteva in calendario solamente una delibera, peraltro non da discutere ma esclusivamente da votare, e tre mozioni dell’opposizione. Ma di certo non si poteva immaginare che alle 15.09 il presidente Guerello dichiarasse già conclusi i lavori per mancanza del numero legale. Un numero legale (21 consiglieri, pari alla maggioranza più uno) che pochi istanti prima era, invece, stato ampiamente superato nel consueto appello fatto dalla segreteria generale. Che cos’è successo, dunque, tra le 15 e le 15.09? Semplice la risposta. Le opposizioni, avendo fatto due abili conti, hanno deciso di abbandonare l’aula disertando così la votazione delle modifiche al piano comunale per le attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, retaggio dell’ultima seduta quando la minoranza aveva già provocato la conclusione prematura dei lavori facendo mancare il numero legale proprio sulle votazioni delle stessa delibera. I conti, invece, non è riuscita a farli la maggioranza che neppure questa volta ha avuto i numeri per reggere da sola, 18 voti a favore e 2 presenti non votanti: questo è, infatti, stato l’esito che ha costretto al rinvio alla prossima settimana.
Decisa la presa di posizione dell’assessore Oddone, che della delibera è il proponente: «Con la prosecuzione di questo atteggiamento irresponsabile si rischia di andare a penalizzare fortemente un settore, quello dei bar e dei ristoranti, che su questa regolamentazione conta moltissimo e ha bisogno di certezze in un momento così difficile dal punto di vista economico. Credo che i consiglieri che sono usciti con una manovra da politica politicante della peggior specie si debbano solo vergognare di fronte alla cittadinanza genovese».
Non nasconde, invece, la propria soddisfazione il capogruppo del Pdl, Lilli Lauro, tra le principali fautrici dell’uscita dall’aula a cui si sono uniti M5S, Lega Nord, Udc, Lista Musso e Gruppo misto: «Abbiamo mostrato ancora una volta come questa maggioranza non abbia i numeri per essere tale. Sono dei fannulloni. Se non fosse per la responsabilità delle opposizioni questa situazione si verificherebbe quasi ogni settimana».
Troppo facile parlare di fratture interne alla maggioranza o di ripicche verso un assessore che sicuramente non è tra più amati neppure nella sua area politica di riferimento. «Data la situazione che si era verificata la settimana scorsa – replica Oddone – mi era stato detto che questa volta non ci sarebbero stati problemi. Io, poi, devo puntare sulla buona fede e sull’intelligenza politica delle persone».
Casualità o chiaro avvertimento politico dei consiglieri di maggioranza alla giunta? Anche se due indizi (ovvero due rinvii) fanno una prova, come commenta qualcuno in Sala Rossa, il capogruppo del Pd, Simone Farello, è di diverso avviso: «Non è l’assenza di un numero legale, che tra l’altro non è ascrivibile solo al Partito democratico, che crea un problema di natura politica o di spaccatura della maggioranza. Siamo piuttosto di fronte a un’incuria di alcuni consiglieri di maggioranza, sicuramente grave e di cui mi assumo la responsabilità come capogruppo, perché l’incuria nell’amministrazione pubblica è altrettanto grave che la cattiva volontà». Un’incuria che, come richiesto a gran voce anche dal sindaco, costerà ai consiglieri del Pd il gettone di presenza: «Non sarà né la prima né l’ultima volta che lo faremo. In questo ciclo amministrativo tutti i gruppi consigliari hanno dato un segnale di grande correttezza dal punto di vista dell’etica pubblica. Proprio per questo abbiamo messo una serie di regole che impediscono di fare i furbetti del gettone e fregare sulle presenze in aula. Mi sembra che si tratti di un Consiglio comunale che sia in grado di capire che se non ha fatto bene il suo lavoro non è giusto che venga retribuito per un lavoro fatto male».
Certo, sarebbe bastato fare un po’ meglio i conti e sfruttare magari qualche astuzia politica per attendere l’arrivo dei consiglieri ritardatari, Veardo e Canepa (entrambi Pd), giunti in Sala Rossa alle 15.07. «Ma speravo a quarant’anni di non dover fare il cane da pastore invece del capogruppo. Se, a quanto pare, devo ancora fare il cane da pastore me ne farò una ragione» chiosa Farello.
Nulla, invece, si poteva fare per i consiglieri Brasesco (Lista Doria), malato, e Vassallo. Certo, l’assenza di quest’ultimo potrebbe far drizzare le antenne ma l’ex assessore della giunta Vincenzi, all’estero per questioni famigliari, condivide pienamente nel merito la delibera in questione come assicura il suo capogruppo: «Tra i provvedimenti che ha portato Oddone – ammette Farello – questo è uno dei pochi su cui è d’accordo anche Vassallo, che peraltro era l’unico ad aver preannunciato la sua assenza. Non esiste un problema politico su questo tema: si tratta di una delibera che abbiamo già approvato ma che dobbiamo integrare secondo alcune indicazioni nazionali, con un percorso in Commissione che è stato ancor più sereno di quello fatto dal testo iniziale».
Non resta che aspettare le imminenti e molto più calde discussioni su bilancio e puc per capire se davvero si è trattato “di incuria amministrativa” da parte di che dovrebbe poter contare su numeri più o meno forti o se i mal di pancia nei confronti della giunta Doria stiano effettivamente montando.
Quanto alla delibera di ieri, è del tutto probabile che la terza votazione in calendario martedì prossimo sia quella buona. Ma che cosa potrebbe accadere se il via libera della Sala Rossa dovesse ancora slittare? «Nel frattempo – spiega l’assessore Oddone – continua a valere il regolamento approvato a luglio che però necessita di importanti modifiche concordate con l’autorità garante della concorrenza. Il continuo procrastinare questi ritocchi potrebbe comportare il rischio che la stessa autorità garante vada a contestare la legittimità dell’intero regolamento perché non stiamo dando seguito a quanto concordato». Questo stop inatteso, inoltre, manda in stand-by anche altri importanti regolamenti cittadini perché, sulla scorta di quanto già successo per il regolamento sulle slot, la risposta dell’antitrust serve all’amministrazione per ricalibrare i limiti di natura normativa amministrativa entro i quali si può muovere e dove deve necessariamente porre paletti invalicabili.
Simone D’Ambrosio