Una sottile linea nera da Macerata, passando per Firenze potrebbe arricare a Ventimiglia: dopo la lettera di minacce arrivata al sindaco, il campo informale sul Roja teme l'esplosione della violenza.
Ventimiglia è una realtà sospesa, in bilico su un baratro che potrebbe rivelarsi più tragico della realtà oramai cristallizzata da anni. La crisi umanitaria legata alla presenza di centinaia di migranti, è sempre più un’emergenza politica. Dopo i fatti di Macerata e Firenze, un’ombra inquietante ha raggiunto il comune frontaliero, sospeso tra l’inadeguatezza istituzionale e legale di un paese in perenne campagna elettorale.
Il sindaco Ioculano ha ricevuto una lettera minatoria, con all’interno un messaggio inequivocabile: “Basta negri! (…) l’Italia agli italiani! L’eroe di Macerata insegna. Anche Ventimiglia avrà la sua strage con te in testa e una decina di sporchi negri. Contaci!”. Firmato “Eroe Vendicatore”. Chiarissimo. Un sottile filo nero, quindi, che attraversa il paese, dal cuore fino ai suoi confini. E se a Macerata la strage non si è compiuta, a Firenze un “negro” è divenuto bersaglio, tra tanti, della follia.
Ma qual è oggi la situazione nel capoluogo frontaliero? Ne abbiamo parlato con gli attivisti di Progetto 20K, il collettivo che da alcuni mesi sta provando ad arginare la tragedia umanitaria, attraverso assistenza sanitaria, legale e logistica per le persone in viaggio che attraversano Ventimiglia. “Oggi assistiamo ad una situazione di completo disagio e abbandono da parte delle istituzioni locali – ci raccontano – che è culminato con l’emergenza neve e gelo, che ha spinto molte persone a trovare rifugio ammassati sotto il ponte, visto che il campo della Croce Rossa è in sovraffollamento”.
Ma il clima che si respira è peggio del freddo: “La tensione post elettorale si sente anche qua”, e coinvolge anche i cittadini italiani, costretti ad una convivenza col disagio cavalcata dalle forze politiche che propongono il pugno duro verso i clandestini, il “prima gli italiani”. Non è un caso che a Ventimiglia la Lega sia il primo partito con quasi il 30% e che Casapound abbia conquistato l’1,22%, tra i risultati migliori su scala nazionale.
“C’è tensione anche tra migranti stessi – ci spiegano – oggi sono circa 150 a vivere nell’alveo del Roja”. Qualche giorno fa una pesante discussione all’interno del gruppo ha esacerbato gli animi, portando in strada una rissa: “Sono volate anche delle pietre, che hanno danneggiato qualche macchina. La reazione delle popolazione è stata immediata: mobilitazioni, incontri con sindaco e richieste di sgombero del campo informale“.
La cosa ha portato tensione e timore: i ragazzi essendosi accorti del cambio di clima, si sono rintanati sotto il ponte. Le condizioni sanitarie sono terribili e precarie
Secondo gli attivisti questo ha giustificato un giro di vite da parte della Questura: “Sono stati fatti diversi arresti, in città come davanti al nostro info-point, plateali. La cosa ha portato tensione e timore: i ragazzi essendosi accorti del cambio di clima, si sono rintanati sotto il ponte. Le condizioni sanitarie sono terribili e precarie”.
C’è paura. Ma questa volta è la paura dell’uomo bianco. “Temiamo azioni vere, ispirate a Macerata e Firenze. A Ventimiglia il terreno è fertilissimo per certe dinamiche – continuano i 20Ks – Abbiamo dovuto chiudere lo sportello, addesso andiamo direttamente sul Roja a distribuire vestiti, prestare assistenza sanitaria, supporto legale e logistico”.
“Davanti a questo fallimento sociale e politico non possiamo non sottolineare ancora una volta la necessità di soluzioni ragionate e strutturali – si legge nel comunicato diffuso dal collettivo – la migrazione stessa è un fenomeno strutturale, per cui è necessario dare risposte lungimiranti”.
Le operazioni di “decompressione della frontiera” sono giornaliere ma l’emergenza sanitaria e sociale è senza soluzione di continuità: è diventata periferia. Una periferia attraversata da vecchie e nuove paure e precarietà,
E’ nell’aria uno sgombero. Non sarebbe il primo, e non sarebbe l’ultimo, probabilmente. Non esistono numeri ufficiali, ma il flusso delle persone “in attesa” è costante da anni oramai. Le operazioni di “decompressione della frontiera” sono giornaliere ma l’emergenza sanitaria e sociale è senza soluzione di continuità: è diventata periferia. Una periferia attraversata da vecchie e nuove paure e precarietà, che sta barcollando verso una strada politica evidente.
Ma è il contesto nazionale costellato da episodi inquietanti ad aver aumentato il potenziale di criticità che in questi anni è stato lasciato radicarsi nel comune frontaliero. Ventimiglia è ancora una volta, quindi, confine. Un confine da riconoscere prima di ritrovarsi ad averlo già attraversato.
Nicola Giordanella
(Foto 20K)