add_action('wp_head', function(){echo '';}, 1);
Passa anche la modifica per le interrogazioni a risposta immediata, il nuovo regolamento sarà in vigore fra un mese. La sensazione è che l’unica cosa che cambierà realmente sarà il numero degli articoli 54 che ogni settimana arriveranno sul banco del Presidente, il quale nelle realtà dei fatti avrà comunque sempre l’ultima parola sull’ordine dei lavori
Ce l’abbiamo fatta. Anzi, ce l’hanno fatta. Dopo 25 sedute di commissione, 4 consigli comunali, liti furibonde e porte sbattute in faccia, come era facilmente presumibile, tutto finisce a tarallucci e vino. Il Consiglio comunale ha approvato all’unanimità (32 presenti) il suo nuovo regolamento che, in ogni caso, non entrerà in vigore prima di un mese.
Dopo l’ennesima sospensione della settimana scorsa sul delicato tema della riforma degli articoli 54, la quadra era stata raggiunta già lunedì nel corso della Conferenza dei capigruppo convocata ad hoc. La questione era ben nota: da un lato i fautori del documento prodotto dalla Commissione pensato nel corso delle 25 sedute tematiche, dall’altro un sostanzioso emendamento Pd-Pdl che sembrava non volerne tenere conto. Nel mezzo, tutta un’altra serie di emendamenti degli altri gruppi consigliari, disposti comunque a ritirarli qualora fosse stata accettata anche dal Pd la riforma che mirava ad annullare la discrezionalità da parte del presidente nella scelta delle interrogazioni a risposta immediata da portare in aula.
Segnali positivi erano arrivati fin dall’apertura dei lavori con Paolo Putti, capogruppo del M5S, che annunciava il ritiro di tutti gli emendamenti del suo gruppo all’articolo 54 «dato che in Conferenza capigruppo c’è stato un ampio dibattito che ha portato a una soluzione soddisfacente».
Il testo finalmente concordato introduce sostanzialmente il limite per ogni consigliere della presentazione di una sola interrogazione a risposta immediata per ciascuna seduta. “Il presidente valuta la sussistenza dei requisiti richiesti (attualità e urgenza, NdR) e provvede a disporre la trattazione delle interrogazioni, sentiti i Capigruppo circa l’ordine di priorità ed urgenza che ciascun Gruppo attribuisce alle interrogazioni presentate dai propri consiglieri”.
La montagna ha partorito il topolino. Non è dato sapere, infatti, quali siano le modalità con cui il presidente sarà chiamato a “sentire i Capigruppo”: la sensazione è che l’unica cosa che cambierà realmente sarà il numero degli articoli 54 che ogni settimana arriveranno sul banco del Presidente, che nelle realtà dei fatti avrà comunque sempre l’ultima parola sull’ordine dei lavori.
Da segnalare, comunque, che il nuovo regolamento prevede anche la “facoltà del Consigliere proponente di chiedere, qualora l’interrogazione proposta non sia inserita all’ordine del giorno della seduta consigliare, una risposta scritta. In difetto di risposta da parte degli assessori competenti entro 5 giorni dalla seduta consigliare, l’interrogazione viene inserita automaticamente all’ordine del giorno della seduta successiva”.
Anche oggi, comunque, non tutti si sono trovati d’accordo: nonostante il voto unanime conclusivo sull’intera riforma del regolamento, la modifica all’art. 54, infatti, è passata con l’astensione del Pdl. Radio Tursi nelle scorse settimane aveva parlato di un accordo tra Pd e Pdl proprio su questo tema. Accordo che evidentemente deve essere saltato nella Conferenza capigruppo straordinaria di lunedì: «Più che un accordo – spiega Stefano Balleari, vicepresidente del Consiglio comunale e oggi portavoce del Pdl data l’assenza del capogruppo Lilli Lauro – diciamo che avevamo un documento concordato su cui convergevamo, con la debita premessa che sia Pdl che Pd non ravvisavano l’esigenza di modificare l’articolo 54 perché il presidente del Consiglio svolge la sua funzione in maniera equilibrata. Il documento concordato interveniva solo con la limitazione della quantità di 54 da presentare. Oggi, invece, si è approvato un sistema sbagliatissimo perché il presidente del Consiglio deve sottoporsi alla volontà del Capogruppo: se si tratta di una persona equilibrata non c’è problema, altrimenti c’è la possibilità che presenti solo le proprie interrogazioni o quelle della sua corrente. Il rischio, dunque, è che un consigliere comunale diventi ostaggio del proprio Capogruppo. Non ho votato contro solo per un senso di responsabilità istituzionale in funzione anche del mio ruolo da vicepresidente».
Tra gli altri articoli modificati, sorprende positivamente l’approvazione di un emendamento presentato dal Movimento 5 Stelle che stabilisce che il Consiglio comunale adotti il formato digitale come sistema standard di comunicazione e abbandoni il fax, invitando assessorati e uffici a fare lo stesso. Viene, inoltre, richiesta la pubblicazione sul sito del Comune di tutti i documenti preparatori e conclusivi delle sedute di Commissione e Consiglio, non attraverso scannerizzazione ma con standard di accessibilità che favoriscano la lettura da parte di persone con deficit visivi.
Soddisfatto il presidente Guerello che, come aveva anticipato, per evitare conflitti di interessi si è astenuto sulle votazioni di ogni singola modifica al regolamento, non è intervenuto nel merito nella decisiva Conferenza capigruppo convocata ad hoc lunedì ma ha votato favorevolmente la riforma complessiva: «I lavori di oggi (ieri, NdR) si sono svolti finalmente in un clima piuttosto sereno. È molto importante che la delibera sia stata votata all’unanimità, come mi auguravo, perché al di là dell’asprezza del dibattito è fondamentale che le regole siano condivise perché la democrazia si esercita nel rispetto delle regole». Regole che vanno incontro al lavoro del presidente in una delle questioni più complicate, la scelta degli articoli 54: «Vedremo poi come procederemo nel concreto – ha concluso Guerello – certo che finora è sempre stato molto complicato scegliere 4 o 5 argomenti tra i 300 che mediamente ogni settimana mi vengono proposti. La scelta resa ancor più difficile dal fatto che le emergenze sono tante, i consiglieri spesso propongono argomenti di pregio e sono costretto a scontentare molte istanze che provengono dal territorio».
Simone D’Ambrosio