Una sentenza che non ha precedenti: l'artista Richard Prince condannato per violazione del copyright
Fino a oggi la violazione dei diritti d’autore sulle citazioni riguardavano soprattutto la musica, come conferma l’ultima trovata della Siae, che ha posto una tassa sui trailer cinematografici per il copyright sulle parti musicali contenute al loro interno.
Una sentenza di pochi giorni fa è però destinata a rivoluzionare il concetto di diritto d’autore, applicandolo anche alle opere d’arte: l’artista Richard Prince è stato condannato per violazione del copyright, nonostante le sue opere – quotate fino a due milioni e mezzo di dollari – si basino proprio sulla rielaborazione di soggetti altrui. La sua opera più nota è la rivisitazione in chiave artistica della campagna pubblicitaria delle sigarette Malboro (quella con il cowboy), esattamente come fece Andy Warhol a suo tempo con la famosa zuppa Campbell.
La sentenza arriva dalla denuncia del fotografo francese Patrick Cariou, a cui Prince ha rubato una foto tratta da un servizio sulle comunità rastafariane per tradurla in un’opera di diverso contesto e significato.
Perché a suo tempo Warhol non è stato denunciato? In pratica la legge americana dice questo: un artista può rielaborare un’opera altrui, un marchio e via discorrendo solo se può scaturirne qualcosa di “utile al progresso della scienza e delle arti” e se costituisce “un approfondimento sull’opera a cui si riferisce, con legami al suo contesto storico e riferimenti critici all’originale“.
Ovvero: la zuppa Campbell ha rivoluzionato il modo di fare arte, le opere di Prince no. Chi ha deciso questo? Un esperto d’arte? Un critico? Un altro artista? No, semplicemente un giudice.
Marta Traverso