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Un film indipendente prova a fare luce su un problema indicato da molti esperti come “invisibile inquinamento del nuovo millennio”
Un film-progetto affronta uno dei temi più caldi con il quale la società civile deve oggi confrontarsi: la gestione dei rifiuti. Focalizzando l’attenzione sul fenomeno degli inceneritori, impianti che producono micro e nano-particelle altamente dannose – soprattutto a discapito delle generazioni future – come dimostrano le tante analisi internazionali, sottoscritte da numerosi scienziati, medici e ricercatori. Nonostante ciò, nel nostro Paese, tutti gli schieramenti politici si sono rivelati stranamente d’accordo nell’avallare la costruzione di queste strutture.
Ma anche in Europa la situazione non è idilliaca: basti pensare all’inceneritore di Vienna, dall’aspetto colorato e quasi fiabesco, costruito proprio dentro la città. Comunque, nel vecchio continente, la tendenza principale è quella di non costruire più inceneritori, di produrre sempre meno rifiuti e di avviare una raccolta differenziata davvero capillare.
Marco Carlucci, filmmaker indipendente, racconta il viaggio nel mondo delle nano-particelle e delle polveri sottili di Carlo Martigli, scrittore e giornalista, impegnato da sempre in inchieste scottanti. Il film, intitolato “Sporchi da morire”, nasce da alcune domande: è vero che gli inceneritori fanno male? Perché in Italia si continuano a costruire questi impianti mentre nel resto del mondo si stanno smantellando? Quali sono i rischi concreti per la salute? Quali sono i danni provocati dalle nano-particelle emesse dagli inceneritori? Quali sono le possibili alternative?
Con questi interrogativi in testa comincia la ricerca di Carlo A. Martigli, documentata dal film: interviste, filmati, esclusivi reportage in giro per il mondo, tra l’Italia, gli Stati Uniti, la Francia, l’Inghilterra e l’Austria che faranno riflettere su un problema indicato da molti esperti come “invisibile inquinamento del nuovo millennio” e che riguarderà i nostri figli e le future generazioni.
In Italia sono numerosi i politici – sindaci, assessori, consiglieri – che propongono all’amministrazione pubblica la soluzione miracolosa, rappresentata dalla costruzione di un inceneritore. Trovando sponda in altrettanti politici, ma anche illustri scienziati, i quali si prodigano nel tranquillizzare la popolazione che questi impianti non sono pericolosi per la salute. Oggi vengono addirittura nobilitati utilizzando il nome “termovalorizzatori”, termine bandito dalla Comunità Europea, perché ritenuto ingannevole.
Gli inceneritori sono impianti che vengono utilizzati per lo smaltimento dei rifiuti attraverso un processo di combustione che avviene ad alte temperature. Gli impianti di ultima generazione bruciano a temperature sempre più elevate. Proprio per quest’ultimo motivo i nuovi inceneritori sono ancor più pericolosi dei precedenti. Infatti più elevata è la temperatura di combustione, più sono piccole le dimensioni delle particelle emesse. Tutti i giorni le respiriamo e le ingeriamo: sono le polveri sottili (di dimensione micrometriche, ovvero del diametro medio compreso tra 10 e 1 micrometro) e le nano-particelle (ancora più piccole, con un diametro medio compreso tra 0,2 e 100 nanometri).
In generale le particelle sono liberate naturalmente in atmosfera dai vulcani attivi, dagli incendi, dall’erosione delle rocce, dalla sabbia sollevata dal vento, ecc. Di solito le particelle di queste provenienze sono piuttosto grossolane. Spesso più sottili e normalmente assai più numerose, sono le particelle originate dalle attività umane, soprattutto quelle che prevedono l’impiego di processi ad alta temperatura. Tra questi processi, il funzionamento dei motori a scoppio, dei cementifici, delle fonderie e soprattutto degli inceneritori.
Quindi l’attività di un inceneritore produce delle sostanze – polveri sottili e nano-particelle – di microscopiche dimensioni che s’insinuano nell’organismo umano attraverso l’apparato respiratorio ed anche attraverso l’apparato digerente, dato che le particelle si depositano anche sulle coltivazioni prossime agli impianti.
Ma possibili alternative agli inceneritori – e quindi alla produzione di nano-paricelle e di polveri sottili – esistono per davvero. In altri Paesi ci sono dei modelli davvero significativi di gestione dei rifiuti come San Francisco, una delle città con la miglior raccolta differenziata al mondo o l’area della della Silicon Valey, simbolo dell’innovazione tecnologica e sempre più della green revolution. Anche in Italia esistono delle piccole “San Francisco” concreti esempi virtuosi di riciclaggio dei rifiuti basti pensare al paesino di Vedelago, in provincia di Treviso e il nuovo centro di riciclo di Colleferro, ironia del destino, sorto a pochi passi da un inceneritore. Queste strutture dimostrano che riciclare, non solo evita di inquinare l’ambiente con costi di gestione notevolmente più bassi, ma potrebbe creare migliaia di nuovi posti di lavoro.
Sporchi da morire è un progetto italiano molto ambizioso e di ampio respiro internazionale grazie al coinvolgimento di esperti mondiali: il Professor Paul Connett, teorico della strategia “Zero Rifiuti”, il dott. Stefano Montanari e la dott.ssa Antonietta Gatti, esperti e scopritori delle patologie causate da nano-particelle; la Dott.ssa Patrizia Gentilini, oncologa e membro dell’Associazione Medici per l’Ambiente, il biologo Prof.Gianni Tamino, Dott. Valerio Gennaro medico oncologo epidemiologo ISDE Italia, il dott. Federico Valerio Responsabile Chimica Ambientale IST di Genova, i sindaci delle città virtuose della Silicon Valley, Palo Alto e Barkeley, il sindaco di San Francisco Gavin Newson, il responsabile del Dipartimento Ambiente di San Francisco Jared Blumenfeld, i rappresentanti dell’IVS Francese – Dr. Calut e Dr. Laffont che sono i firmatari della più importante ricerca mondiale sul tema della pericolosità dell’incenerimento dei rifiuti, il prof. Dick Van Steenis che ha mappato la ricaduta dell’inquinamento sui bambini inglesi e bloccato 16 progetti in costruzione, il Dr.Luft, l’Associazione Rescue Workers Detoxification e la 911 Police Aid Foundation che si occupano delle persone ammalatesi per le inalazioni di nano-polveri dopo il crollo delle torri gemelle (circa 170.000 casi già accertati), i rappresentanti dei comitati nazionali ed internazionali, Padre Alex Zanotelli, Maurizio Pallante del Movimento Decrescita Felice, Greenpeace Italia, e tanti altri.
Un film-progetto al quale hanno già aderito migliaia di persone in tutto il mondo, tanto da essere certificato come il film con i titoli di coda più lunghi del mondo, i quali saranno presenti, grazie ad un piccolo contatore grafico, fin dai primi minuti del film.
FILM : Sporchi da Morire – FIlthy to the core
DURATA: 93 min
REGIA: Marco Carlucci
con: Paul Connett – Stefano Montanari – Carlo A. Martigli
musiche: Hinkel, David Sabiu, Daniele Mazzoli
Produzione e Distribuzione: CDPrimafilm
sito ufficiale: www.sporchidamorire.com
facebook: http://www.facebook.com/SporchiDaMorire
twitter: http://twitter.com/#!/SporchidaMorire
SPORCHI DA MORIRE: PRIMO MESE DI PROGRAMMAZIONE, DIECIMILA GRAZIE!
Si conclude il primo mese di proiezioni con risultati entusiasmanti. Sono infatti oltre 10.000 gli spettatori che hanno visto “Sporchi da morire” di Marco Carlucci, grazie ad una distribuzione indipendente affiancata da una fitta rete di proiezioni organizzate da Cittadini, Associazioni e Comuni in tutta Italia. E questo è solo l’inizio a dimostrazione che è possibile un “nuovo modo” di produrre e distribuire progetti indipendenti attraverso circuiti paralleli e partecipativi.
A Genova non è ancora stata organizzata la proiezione di “Sporchi da morire”, eppure anche nella nostra città, da alcuni anni, si parla del progetto Inceneritore: la visione del film potrebbe indurre interessanti riflessioni anche in coloro i quali, finora, difendono a spada tratta questi impianti.
Per informazioni: tel. 3396477847 – proiezioni@primafilm.it
SITO FILM: WWW.SPORCHIDAMORIRE.COM
Sul sito web www.sporchidamorire.com è possibile compilare il modulo di richiesta proiezione.
Matteo Quadrone