L'apertura collettiva delle gallerie d'arte moderna e contemporanea di Genova sancisce l'inizio della stagione espositiva: abbiamo incontrato artisti, curatori e galleristi
Anche quest’anno l’associazione Start, che riunisce le gallerie genovesi d’arte moderna e contemporanea, ha organizzato l’apertura collettiva che ha dato il via alla stagione espositiva 2012-1013. Le gallerie aderenti all’iniziativa sono state 22, la maggior parte di esse situate nel centro storico e quindi visitabili tutte in una sera, passeggiando da un vicolo all’altro a scoprire gli splendidi spazi espositivi nascosti nelle pance degli edifici storici; colonne, volte ribassate, conci grezzi e rampe di scale medievali che fanno da quinta teatrale a opere contemporanee, con effetti di contrasto incredibilmente suggestivi. Abbiamo curiosato anche noi tra le varie gallerie e parlato con artisti e galleristi in questa notte all’insegna dell’arte.
La galleria Il Vicolo espone una collettiva di nove artiste che hanno lavorato sul tema “Beauty Case”, titolo stesso dell’esposizione: ce ne parla Francesca Gattoni, curatrice, insieme a Martina Gagliardi, gallerista: «Volevamo presentare, per Start, una mostra al femminile, un po’ anche per celebrare la tradizione della galleria che è matriarcale, e abbiamo deciso di presentare artiste che avessero indagato nel loro lavoro il tema della bellezza, declinato nelle tecniche proprie di ognuna di loro. Abbiamo scelto il tema del beauty-case perché è legato al viaggio e Genova è da sempre città di scambi culturali, quindi c’era l’idea di fare arrivare artiste di un’altra città che idealmente portassero il loro “bagaglio” fino a qui».
Tecniche particolari come quella utilizzata da Francesca Gagliardi, che crea le sue opere mettendo insieme trucchi per il viso e ricoprendoli con una fusione in ceramica. La sua serie “Home”, incentrata sulla casa-gabbia, è affrontata con mezzi differenti, dal disegno, alla carta forata, ai rossetti, usati come piccoli pali a dar vita a case d’oro e d’argento, di cui si intende l’intima fattura solo a un’analisi molto attenta: «C’è l’idea del doppio, una gabbia che si riflette in uno specchio e che rimanda al prezzo che bisogna pagare per apparire belle… e c’è tutta una serie di trucchi che fanno da prigione, da gabbia dorata appunto». Miss Paka, writer, usa invece mezzi completamente diversi: «Qui cambiamo completamente genere – dice Francesca – con una gestualità più immediata e meno ricercata ma con un’identica profondità riflessiva, perché la bambina protagonista delle sue opere (che è poi il suo alter ego) si distacca dalla massa – rappresentata dai fogli di giornale usati come sfondo del quadro – e gioca con una palla rossa al di sopra dello scorrere troppo veloce degli eventi intorno a noi».
La galleria Guidi&Schoen presenta invece un confronto tra artisti italiani e americani, tutti molto giovani: «Il titolo è “Face to Face” – dice Chico Schoen – perché la mostra vuole mettere faccia a faccia questi giovani artisti che lavorano attraverso la pittura in due continenti diversi. Noi abbiamo aperto dieci anni fa lavorando con artisti giovani, alcuni di loro continuano la loro collaborazione con noi, ma abbiamo anche l’esigenza di volgerci al nuovo e inserire nuovi nomi, ricominciare un percorso. Cerchiamo regolarmente perciò nuove voci». Guglielmo Castelli, uno degli artisti in mostra: «Questi ultimi lavori che ho fatto sono stati pensati ad hoc per questo progetto. Io parto come illustratore per l’infanzia, quindi il rapporto tra titolo e immagine, laddove il titolo aiuta l’immagine e viceversa, per me è fondamentale. Nel mio lavoro cerco di contrapporre un’idea di caduta e fallimento a toni cromatici molto leggeri. Tutte le mie figure sono ritratte di schiena o si coprono l’una con l’altra in modo che ci si possa identificare in ognuna di loro. Per me il fallimento è intrinseco alle cose e non per forza è qualcosa di negativo perché significa esperienza».
Dell’artista Vitaliano è invece “Reflex”, la personale ordinata alla galleria Cerruti Arte: «Vitaliano ha una grande tecnica pittorica – dice Edgardo Cerruti – a cui ha in qualche modo rinunciato in nome di una grande sintesi. Nelle tele esposte la perfezione scultorea diventa umana, c’è una Nike di Samotracia che diventa donna, e la trasformazione porta con sé tutte le imperfezioni dell’essere umani. Di qui è arrivato alle ultime opere, ombre cinesi quasi, dove toglie tutti i particolari per lasciare solo le forme scure: questo per evitare che le persone si fermino alla superficie, che guardino solo la tecnica, il disegno, venendo distratte dal significato». L’artista presenta anche una serie di “Piccoli”, gocce della nostra società li descrive il gallerista: questi non vengono venduti in blocco o con l’esposizione proposta, ma ciascuno può scegliere quelli che preferisce creandosi la propria composizione, la propria storia.
La galleria Violabox infine propone le irriverenti e divertenti opere di Enrico Macchiavello (già noto al grande pubblico per avere creato la serie di personaggi animati che per diverso tempo è stata protagonista dell’advertising della birra Ceres): con lo stile disegnativo che lo contraddistingue ha realizzato una serie di peepshows – da cui il titolo della mostra – scatole all’interno delle quali si sbircia (to peep significa sbirciare) grazie ad un foro che ci mostra immagini infinitamente ricche di particolari minuziosamente curati: «Il peepshow era un oggetto in uso nell’Ottocento come divertissement da salotto, e attraverso un’illusione ottica ricrea un ambiente dove l’occhio a causa della visione monoculare viene ingannato, e aumenta la sensazione di immersione nell’immagine. Io l’ho adattato al mio stile disegnando ambientazioni grottesche. La scelta di usare solo il bianco e nero aumenta l’effetto ottico di straniamento e concentra l’attenzione sul segno». Ecco quindi Peeping the Circles, in cui ogni immagine concentrica all’altra illustra un girone dantesco con le varie pene, Pino Peephole che ci mostra letteralmente il colon di Pino popolato di omini-batteri e….non solo!, Peeping the Reactor, in cui uomini e mostri da radiazioni nucleari si muovono all’interno di un reattore, o Peeping the Ocean che ci porta sempre più giù nel mare fino a tritoni, sirene e pesci abissali. Dice di lui Viola Gailli, gallerista: «Ho scelto lui perché mi ha davvero impressionata il suo lavoro particolarissimo, le immagini sono ricche di dettagli che si colgono uno alla volta e che bisogna andare a cercare osservando da vicino, ogni volta che si guarda dallo spioncino si vede un particolare in più, una storia diversa».
Le esposizioni attualmente in essere proseguono per un mese circa e possono essere visitate con gli orari specifici di ogni galleria, reperibili sui relativi siti.
Claudia Baghino
[foto di Daniele Orlandi]
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