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Gestione Rifiuti, Amiu ha deciso: a Genova niente porta a porta

L’obiettivo dell’azienda è raggiungere il 50% di raccolta differenziata (RD) nel 2016. Ma la legge stabilisce, già nel 2012, il raggiungimento del 65%... nonostante ciò Amiu ritiene che il recupero dell’organico, elemento essenziale per la RD sarà l’ultimo aspetto da affrontare


5 Ottobre 2012Notizie

Rifiuti«Amiu è un’azienda del Comune e noi facciamo quello che dice l’amministrazione. Se si vuole portare la raccolta differenziata al 65% in un anno, si può fare, ma servono più risorse e più persone». Questa la risposta di Pietro D’Alema, amministratore delegato di Amiu, alle critiche dei consiglieri comunali in merito ai risultati ottenuti dalla raccolta differenziata nella nostra città. Mercoledì 3 ottobre, presso la commissione Sviluppo economico a Palazzo Tursi, D’Alema ha fatto il punto della situazione e ha illustrato il piano con gli impegni futuri per migliorare il servizio.
L’assessore all’Ambiente, Valeria Garrotta ha ricordato «A Genova la raccolta differenziata ha raggiunto il 32%. L’obiettivo di legge per il 2012 è il 65%, mentre l’Unione Europea parla di avvio al riciclo del 50% dei rifiuti entro il 2010».
Sono sufficienti questi semplici dati per confermare Genova quale città fuorilegge. Ma sarebbe pretestuoso chiedere un balzo in avanti del genere – vale a dire il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata (RD) nel giro di un anno – ma almeno gli obiettivi dovrebbero essere più ambiziosi del 50% entro il 2016, prospettato da Pietro D’Alema.
«Genova è la città che negli ultimi anni ha fatto i passi avanti più lunghi – ha affermato l’a.d. di Amiu – nel 2006 eravamo all’11,9%, nel 2011 siamo arrivati al 31%, il 130% in più. Le altre grandi città non sono tanto più avanti: Torino è al 42% e Milano al 33,8%».
Poi ha sottolineato «Tutta la nostra RD finisce al riciclo: ricaviamo 3,5 milioni all’anno ma ne spendiamo 14».

Per quanto riguarda il piano di sviluppo, questo si dipana in tre fasi e non contempla la raccolta porta a porta, giudicata troppo difficoltosa nel contesto genovese.
«La nostra linea è quella di individuare sistemi di multi raccolta mettendo vicino i cassonetti dell’indifferenziata e della differenziata – ha spiegato D’Alema – Adesso, solo nel 36% delle postazioni ci sono cassonetti per tutti i materiali».
La prima fase prevede il completamento delle postazioni nelle strade principali, la seconda l’inclusione di vie secondarie e vicoli, la terza l’estensione della raccolta dell’organico. Mentre il numero delle isole ecologiche, attualmente 4, dovrà aumentare.
«Il recupero dell’organico è il più costoso, per questo lo lasciamo all’ultimo – ha concluso l’a.d. di Amiu – non ha senso puntare su tutto subito».

Peccato però che, come spiega Enrico Pignone, consigliere della Lista Doria ed esponente degli Amici del Chiaravagna, associazione che ha sviluppato il progetto pilota di RD a Sestri Ponente «Sulla raccolta dell’umido bisogna puntare immediatamente per mettere in sicurezza la discarica di Scarpino, riducendo la quantità di rifiuti putrescibili. Il piano di Amiu si pone degli obiettivi che sono fuorilegge».
In merito ai costi, Pignone sottolinea «Bisogna aggiungere un altro fattore: a causa del mancato raggiungimento degli obiettivi, il Comune paga sanzioni alla Regione Liguria per circa 2 milioni all’anno».

Ma come si spiega una tale ritrosia nei confronti della raccolta dell’umido? Parliamo di un elemento essenziale affinché la RD diventi veramente efficace. Solo questa frazione, infatti, rappresenta almeno il 30% in peso degli scarti prodotti in ambito urbano. Trattandola in maniera differenziata si abbatterebbe l’impatto ambientale della discarica di Scarpino, eliminando le dannose emissioni o eluati derivanti dalla frazione umida.
La risposta è semplice: da ormai 2 anni, l’organico viene trattato in un impianto di compostaggio dell’alessandrino perche Genova e tutta la sua provincia sono prive di un sito dedicato. Gli eventi alluvionali dell’ottobre 2010 hanno reso impossibile l’utilizzazione dell’impianto Amiu ricavato da una cava dismessa sulle alture di Pegli, in Valvarenna. Da allora e tutt’oggi, Amiu è costretta a smaltire i rifiuti fuori dalla Liguria, presso una struttura privata in Provincia di Alessandria, con un costo significativo – circa 1 milione di euro all’anno – per le casse dell’azienda controllata dal Comune e di conseguenza per le tasche dei cittadini (leggi l’inchiesta di Era Superba).

«Siamo all’anno zero per la differenziata perché manca la politica – ha commentato dalle file dell’opposizione, Lilli Lauro, consigliere Pdl – quello che fa Amiu non è quello che sta scritto nel programma del Sindaco».
Mentre per la maggioranza, Stefano Anzalone, consigliere Idv, ha chiesto chiarimenti sugli indirizzi politici e sul futuro impianto di compostaggio.
Purtroppo non c’è ancora nessuna risposta sulla localizzazione del futuro sito dedicato al trattamento della frazione umida e così Amiu continuerà a spendere soldi pubblici per il suo conferimento fuori dai confini regionali.

 

Matteo Quadrone


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