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Il paesaggio, le città, la lotta all'abusivismo e al consumo di suolo, le opere pubbliche, l'ambiente: la bellezza deve essere la chiave di ogni politica per la crescita
Le città, i paesaggi, le opere d’arte, il made in Italy, la creatività: la bellezza è la principale caratteristica che il mondo riconosce all’Italia. «Scommettere sulla bellezza non è un vezzo, è la chiave per immaginare un futuro oltre la crisi – scrive Legambiente che promuove una legge per difenderla e valorizzarla – Vorremmo che la bellezza fosse in cima all’agenda politica del nuovo Parlamento, del nuovo governo e delle nuove amministrazioni».
Vediamo nel dettaglio i punti principali della proposta di legge:
Misure per la promozione della bellezza
Secondo il ddl «La bellezza fa parte del patrimonio del Paese e contribuisce ad esprimere la sua identità»: per questo sono proposti bandi di idee biennali cui destinare un budget di 10 milioni di euro.
Riqualificazione del patrimonio paesaggistico
Su iniziativa del Ministro per i Beni e le attività culturali «Ogni anno dovrebbe essere presentato il programma nazionale di conservazione e restauro del patrimonio storico, artistico e architettonico in cui individuare le priorità di intervento da cofinanziare con fondi regionali, europei e locali, ma anche ricorrendo alla partecipazione dei privati – spiega Legambiente – Il Ministero dovrebbe definire un piano per la riqualificazione dei paesaggi dal degrado ambientale e sociale, individuare le aree in cui attuare la bonifica ambientale delle aree industriali e agricole dismesse o degradate, nonché la demolizione di costruzioni abusive, incompatibili o insicure».
Legambiente propone anche il vincolo di inedificabilità sulle aree costiere libere da edificazione e comprese in una fascia della profondità di mille metri dalla linea di battigia.
Contenimento del consumo di suolo
Per contrastare il consumo di suolo «Gli interventi edilizi dovrebbero rivolgersi prevalentemente ad aree già urbanizzate degradate o ad uso produttivo dismesse da riqualificare».
Il ddl prevede l’istituzione di un Registro nazionale del consumo del suolo presso l’Istat «Sulla base delle informazioni raccolte, il Ministero delle Infrastrutture dovrebbe redigere un rapporto annuale in base al quale definire gli obiettivi di contenimento da perseguire nella pianificazione territoriale e urbanistica».
Per scoraggiare l’occupazione di suolo libero, il ddl introduce il contributo per la tutela del suolo e la rigenerazione urbana, pari a tre volte il contributo relativo agli oneri di urbanizzazione ed al costo di costruzione, nel caso in cui l’area sia coperta da superfici naturali o seminaturali, o a due volte il contributo se l’area è coperta da superfici agricole in uso o dismesse.
Concorsi di progettazione
«La formula del concorso di progettazione o del concorso di idee dovrebbe essere applicata a tutte le opere pubbliche di rilievo sotto il profilo architettonico, ambientale, storico-artistico, conservativo e tecnologico», sostiene Legambiente.
L’impostazione pensata dall’associazione ambientalista presuppone una modifica al Codice Appalti in base alla quale, con il pagamento del premio, la Stazione Appaltante acquisirebbe la proprietà del progetto vincitore. «I successivi livelli di progettazione verrebbero affidati al vincitore del concorso con procedura negoziata senza bando – scrive Legambiente – Nel caso in cui il vincitore del concorso non fosse in possesso dei requisiti previsti dal bando, potrebbe ottenere l’incarico associandosi con un altro soggetto e mantenendo il ruolo di capogruppo e responsabile del progetto».
Rigenerazione urbana
«Negli strumenti urbanistici comunali possono essere individuate aree degradate da sottoporre a rigenerazione urbana che consiste in interventi di demolizione e ricostruzione, ristrutturazione e nuova costruzione per la riduzione dei consumi idrici ed energetici, la messa in sicurezza degli edifici da un punto di vista statico, la riduzione delle aree impermeabili, la gestione dei rifiuti e la mobilità sostenibile – continua Legambiente – Per incoraggiare questi interventi, i comuni possono prevedere contributi di costruzione agevolati e l’attribuzione di diritti edificatori».
Abusivismo edilizio
Le opere abusive che non possono essere sanate e che il responsabile non provvede ad abbattere entro 45 giorni dall’ingiunzione «Sono acquisite dallo Stato fino alla demolizione e al ripristino ambientale delle aree. Se l’opera abusiva risulta adibita ad unica abitazione, anche di fatto, del nucleo familiare dell’autore dell’abuso edilizio, il Prefetto può sospendere la demolizione per un tempo da tre a dodici mesi e ammettere l’utilizzo temporaneo e a pagamento dell’abitazione».
Infrastrutture e dibattito pubblico
Per l’approvazione delle nuove infrastrutture di interesse nazionale realizzate da enti pubblici, concessionarie o società private, il ddl introduce la procedura del Dibattito pubblico che «Garantisce, prima della decisione finale, la corretta informazione di tutti i soggetti interessati e la considerazione delle osservazioni emerse».
[Foto di Diego Arbore]