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Dopo l'approvazione del nuovo regolamento, il Consiglio comunale recupera i tre testi presentati a luglio grazie a una norma transitoria. Entro dicembre arriveranno in aula, ma probabilmente si voterà l'anno prossimo
Il nuovo regolamento per le delibere di inziativa popolare è entrato in vigore in questi giorni; una norma transitoria ha permesso di “recuperare” i tre quesiti presentati a inizio estate, poi respinti per mancanza della legislazione comunale in materia. Ora, i testi potrebbero arrivare in Sala Rossa a metà dicembre, anche se è molto probabile che venga valicato il nuovo anno. Dopo diversi passaggi in commissione, il testo del nuovo “Regolamento sulle procedure per le proposte di deliberazione di iniziativa popolare” è stato approvato dal Consiglio comunale il 4 ottobre. Stando ai tempi di pubblicazione fissati dalla legge, nei fatti, questo testo è entrato in vigore lo scorso 25 ottobre, colmando, in questo modo, quella grave lacuna messa in luce dal respingimento delle tre proposte presentate dai cittadini ad inizio estate. Come è noto, infatti, nonostante esista una normativa italiana che delega ai singoli Comuni di predisporre un percorso legislativo per accogliere le proposte popolari, il Comune di Genova non si era mai dotato di alcun dispositivo in merito. Il motivo? Non era mai servito, visto che non era mai stata proposta alcune deliberazione.
La discussione in Commissione è stata approfondita e non sempre semplice, e solo dopo alcuni passaggi si è arrivati ad un testo: se n’è fatto carico il presidente del Consiglio comunale, Giorgio Guerello, che ha predisposto un regolamento ispirandosi a quelli già approvati in altre municipalità del paese. In aula, il testo è stato approvato con larga maggioranza. Durante il dibattito consigliare, si è cercato il modo di recuperare le tre proposte respinte per mancanza di legge: alla fine si è optato per una norma transitoria ad hoc, che ha rimesso i testi in gioco.
Ad oggi, quindi, le proposte di delibera di iniziativa popolare presentate ad inizio luglio, sono nella fase dell’istruttoria da parte della segreteria generale del Comune di Genova. Se saranno ammesse, entro 20 giorni dovranno essere esaminate dalla commissioni consiliari competenti per materia, per poi essere successivamente portate all’assemblea. Difficilmente, quindi, si arriverà al voto finale entro la fine di quest’anno.
Le tre proposte affrontano argomenti molti delicati: trasparenza, diritti e partecipazione sono il fulcro del primo testo, che sostanzialmente chiede di rendere la rendicontazione della macchina comunale più accessibile e di stabilire “nuovi” minimi diritti per ogni abitante (quote di verde, attrezzature sportive, spiagge libere, trasporto pubblico). La seconda proposta punta a inserire un passaggio di consultazione popolare per quanto riguarda le privatizzazioni dei servizi pubblici locali. Un tentativo in “zona Cesarini” viste le recenti dismissioni di Amiu e le condizioni in cui versa Amt. L’ultimo testo, invece, si rifà al referendum sull’acqua pubblica del 2011: svincolare la distribuzione idrica dalle logiche del mercato, e quindi dal profitto dei privati, attraverso vincoli di ridistribuzione degli incassi delle utenze in investimenti, manutenzioni e freno alle tariffe.
Argomenti, quindi, decisamente ficcanti per quanto riguarda la gestione della “cosa pubblica” declinata al livello comunale. Stando al nuovo regolamento, la procedura è abbastanza semplice, ma non priva di ostacoli: i cittadini consegnano il testo (sottoscritto da almeno 200 persone, rappresentate da un referente) al presidente del Consiglio comunale, che lo trasmette alla segreteria generale per una verifica di conformità; una volta superata può partire la raccolta firme, che deve arrivare ad almeno 2000 sottoscriventi. Per le tre proposte questa fase è stata considerata già completata. Consegnate le firme, i testi vengono riportati alla segreteria generale che procede con l’istruttoria, per verificare le regolarità procedurali. Passato questo esame, la proposta arriva al sindaco e all’assessore di riferimento e viene presentata e discussa in Commissione competente per materia.
Durante il dibattito, così in Commissione come in aula consiliare, possono essere introdotte delle modifiche o degli adattamenti; con questo meccanismo il Consiglio comunale, organo direttamente eletto dal popolo, ha mantenuto le sue prerogative. Ai cittadini rimane l’iniziativa legislativa, che di questi tempo, però, non è poca cosa.
Nicola Giordanella