Sono tantissime le storie che legano la nostra regione con l'America del Sud: Mayela Barragan, nuova genovese, racconta questi intrecci di vita, riscoprendo e condividendo percorsi straordinari, attraverso il periodismo narrativo
La poetessa cilena Gabriela Mistral, prima donna latinoamericana vincitrice di un premio Nobel per la letteratura, ha vissuto molti anni a Rapallo. Uno dei più grandi calciatori dell’Uruguay, Juan Alberto Schiaffino, fra gli “eroi” della leggendaria finale Uruguay-Brasile del campionato mondiale 1950, era originario di Camogli. Nell’isola nota come la più lontana del mondo dalla terraferma, Tristan da Cuñha, (appartenente al territorio britannico d’Oltremare di Sant’Elena, ma scoperta da navigatori portoghesi) alcuni fra i cognomi più diffusi sono di origine ligure. Nella toponomastica delle città liguri non mancano riferimenti all’America Latina, dai giardini Simon Bolivar a Corso Valparaiso. Molti abitanti di oggi hanno almeno un lontano ascendente emigrato in uno dei paesi latinoamericani, ed alcuni dei nuovi genovesi immigrati sono nati in Perù, Argentina, Ecuador, Venezuela…..ma da genitori di origine ligure. Sono solo alcuni degli esempi che ci raccontano come la relazione tra il territorio genovese e molte terre lontane, rafforzata dai flussi migratori degli ultimi decenni, sia in realtà molto più profonda e radicata di quanto comunemente si pensi, in particolare con i paesi latinoamericani.
Mayela Barragan, giornalista e scrittrice di origine venezuelana laureata in Comunicazione sociale in Italia dal 1989, nei suoi articoli e nelle sue interviste si è specializzata proprio nel racconto approfondito dei legami linguistici e culturali fra la Liguria e l’America Latina. Per farlo ha scelto il periodismo (giornalismo in lingua spagnola) narrativo, un genere di scrittura poco conosciuto in Italia, ma molto apprezzato nei paesi sudamericani dove ad esso sono dedicati corsi universitari, saggi, testi di approfondimento e testate specializzate. Nel periodismo narrativo si raccontano i fatti, ma con l’approccio narrativo e lo stile della scrittura letteraria: è una forma di giornalismo particolarmente adatta all’approfondimento. Applicato al racconto e all’analisi delle migrazioni, il periodismo narrativo appare un’efficace sintesi tra il giornalismo dei media multiculturali rivolti alle comunità linguistiche di origine straniera e la letteratura della migrazione di fiction. Lo stile narrativo potrebbe essere un’occasione per parlare di migrazioni in modo approfondito interessando un pubblico più vasto che non sia semplicemente quello di studiosi e addetti ai lavori. In Italia, molti giornalisti scrivono con uno stile di alta qualità “letteraria”. Alcuni, si pensi ad esempio a Tiziano Terzani, hanno trovato nella loro opera una sintesi felicissima tra la documentazione dei fatti e la qualità del linguaggio e della narrazione. Nel complesso non si può dire però che esista una vera e propria cultura del periodismo narrativo.
Attraverso lo sguardo di Mayela abbiamo l’occasione di conoscere le relazioni, talora sorprendenti, di Genova e della Liguria con le terre dell’America Latina.
Ci puoi raccontare come nascono le tue “storie di Liguria” che realizzi per le testate latinoamericane in lingua spagnola?
«Attualmente sto collaborando con due riviste online Letralia e Fronterad, una latinoamericana, l’altra spagnola. Negli ultimi anni mi sono interessata al periodismo narrativo, un genere di giornalismo di approfondimento molto interessante che racconta la realtà con il linguaggio e lo stile della letteratura, poco noto in Italia, ma molto diffuso in America Latina. Da sempre io sono interessata anche agli aspetti letterari e stilistici della scrittura giornalistica. In questi ultimi anni mi sono documentata, ho studiato i principali testi sul periodismo narrativo e ora sto applicando questo genere nelle mie interviste per Letralia e Fronterad».
«La Liguria è una terra di mare e, per questo, ha profondi legami con le terre lontane. Nelle mie interviste, voglio cercare le tracce di questi legami che sono rimaste sul territorio ligure. Ogni volta parto da un elemento di attualità, che mi permetta di collegarmi alla storia che voglio raccontare. Qualche anno fa ho intervistato il giardiniere di Italo Calvino, Libereso Gugliemi: nella sua esperienza ho trovato un collegamento con il Messico, perché lui è forse l’unico italiano capace di ricavare l’aguamiel dall’agave (nota: bevanda ricavata dal succo della pianta), una cosa che solo i messicani sanno fare. In un altro articolo recente ho fatto conoscere due borghi della riviera ligure, Recco e Camogli. Chi avrebbe detto che nell’isola più lontana del mondo della terraferma, Tristan da Cuñha, fra i cognomi più diffusi ce ne siano due proprio di Recco e Camogli, Lavarello e Repetto? Per scriverlo ho intervistato Lilia Mariotti, esperta mondiale di fari, gli organizzatori del Festival della Marineria e il direttore del Museo Marinaro…e ho scoperto i legami profondi di Recco e Camogli con i paesi dell’America Latina, in particolare Argentina e Uruguay. Il periodismo narrativo richiede, oltre alle interviste e agli incontri, molto approfondimento e una lunga preparazione per ogni articolo. Per questo mi sono documentata sulla storia locale leggendo vari testi e libri».
«Un’altra intervista è nata quasi per caso. Visitando una mostra a Rapallo sulla poetessa cilena Gabriela Mistral, allestita per celebrare i settanta anni dal premio Nobel per la letteratura, ho incontrato una signora che era la sua segretaria, Graziella Pendola, ho preso i suoi contatti, la ho intervistata e grazie al suo racconto ho avuto la fortuna di fare conoscere aspetti inediti della vita della famosa scrittrice cilena. Ora sto preparando un articolo sulla sopraelevata…come sempre, parto da un elemento di attualità, come la mostra o il Festival della Marineria, e poi mi metto a cercare e a raccontare le storie. Molte persone mi dicono che potrei propormi anche ai giornali locali, di recente però non posso dire di aver mai tentato».
Hai invece delle esperienze di scrittura, narrativa o giornalistica, direttamente in lingua italiana?
«In italiano ho pubblicato un racconto sull’antologia Le Nuove Lettere Persiane (Ediesse, 2011) assieme ad altri scrittori e giornalisti stranieri, diversi articoli sul sito realizzato dall’ong Cospe Prospettive Altre e uno nell’ambito del progetto Luoghi Comuni dell’Università di Genova. Si trattava di realizzare una guida topografica di Genova “alternativa” cercando di scrivere dei luoghi della città che ti ricordavano la tua terra, per gli autori stranieri, o che ti hanno aperto il cuore. Uno dei miei racconti è stato selezionato. E’ dedicato ai giardini di Quarto intitolati a Simon Bolivar (nota: generale e uomo politico considerato eroe nazionale in molti paesi latinoamericani). Questa guida alternativa è molto interessante…io ho letto il racconto di una ragazza che parlava di una piazzetta di Oregina e mi è venuta voglia di andarci. Nel 2008 ho curato il saggio Forma Perfetta, (Mondolibri, 2009) una guida di esercizi di ginnastica e fitness. La casa editrice cercava autori per aggiornare le sue guide sull’esercizio fisico, ho inviato un capitolo ed è stato accettato! Tutto questo l’ho scritto direttamente in italiano. Da alcuni anni collaboro con il Festival della Poesia per il quale mi sono occupata di tradurre in italiano opere di autori latinoamericani e venezuelani. Ho anche altre cose scritte in italiano, per ora sono nel cassetto ma sogno di poter pubblicare in lingua italiana anche un romanzo. Ne ho inviato uno molto corposo a una casa editrice in Venezuela, per ora non è stato pubblicato. Per l’Italia sono positiva, penso che ci siano possibilità: certo non avrà cosi tante pagine».
Quali sono le altre tue esperienze di lavoro nel settore del giornalismo?
«Come giornalista ho lavorato in passato per El Carrete, giornale cartaceo della comunità cilena di Milano che si proponeva di raccontare sogni, problemi e diritti degli ispanofoni presenti in Italia. Ho scritto inoltre per la testata spagnola Rebelión, per la quale mi sono occupata in particolare di ecologia e temi relativi alle condizioni delle donne. Viaggiando molto per motivi familiari ho avuto occasione di scrivere per il Corriere di Tunisi, primo giornale della Tunisia fondato da emigranti italiani partiti da Livorno alla fine dell’Ottocento. Attualmente collaboro con il giornale venezuelano La Nacion, che è la principale testata della mia città di origine. Ho sempre cercato di scrivere in modo da fare un po’ di giornalismo e un po’ di letteratura, di andare sempre oltre la notizia».
Molti giornalisti di origine straniera, per scelta o per necessità, in Italia hanno svolto o svolgono anche attività diverse. Ci puoi raccontare le tue altre esperienze professionali in altri settori?
«In Liguria, ho lavorato anche nella mediazione culturale e attualmente sono insegnante di spagnolo per adulti nella scuola alberghiera di Lavagna. Dall’anno scorso anch’io faccio parte del progetto Migrantour, nato cinque anni fa a Torino e che si svolge in alcune città italiane e europee. Qua lavoriamo sia con le scuole che con gli adulti. Dobbiamo preparare degli itinerari e io ne ho messo a punto uno che sia chiama Moliendo café. Genova come città di mare e porto è da sempre uno snodo cruciale per il commercio del caffè. Il Venezuela è stato prima di essere superato da Brasile e Colombia, uno dei principali produttori di caffè, grazie anche al lavoro dei migranti italiani e di molti liguri. Preparando questo percorso, in un negozio del centro storico, ho scoperto che una nota marca di caffè spagnolo era prodotta a Manesseno. Genova è sempre stata importantissima per il caffè».
Andrea Macciò