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Menù dove ogni singolo piatto è composto da prodotti tipici locali e di stagione, provenienti dalle campagne vicine. L'esperimento di Nervi apre le porte a un nuovo stile gastronomico
“Menu a Km Zero” è un nuovo stile gastronomico. È una ricetta che permette di apprezzare, comodamente seduti a tavola, al ristorante ma anche nell’intimità della propria cucina, tutte le stagionalità, la freschezza e le ricchezze che crescono a meno di 50 Km da quel tavolo. Cercando un sinonimo, si potrebbe dire che mangiare a km zero vuol dire accorciare le distanze.
Impossibile, quindi, trovare due Menu a km Zero identici. Ogni singolo piatto è composto da prodotti tipici locali e di stagione, provenienti dalle campagne vicine, nel rispetto dell’ambiente, in un tripudio di tipicità, qualità e freschezza. Anche se diverso, ogni Menu a Km Zero si basa, però, sulla stessa ricetta: mettere nei piatti le specialità delle campagne circostanti, contribuendo cosi alla riduzione dell’inquinamento causato dal traffico veicolare.
L’unico modo per avvicinarsi al “Menu a Km Zero” è sedersi a tavola. Ed è quello che ha fatto il Rotary Genova San Giorgio, presso il ristorante “La Bigoncia”, a Quarto. L’Avv. Enrico Sala, con la complicità di un “menu made in Nervi”, ha tenuto una relazione sul tema. Una cena a base di portate che identificavano il territorio, quello di Nervi appunto, ha offerto lo spunto per alcune considerazioni.
“Menu a Km Zero” non deve essere inteso solo come la cena al ristorante, ma deve essere sinonimo di sensibilità ambientale anche nel momento di fare la spesa; deve poter dire privilegiare prodotti locali e di stagione a chilometro zero che non devono percorrere lunghe distanze con mezzi inquinanti prima di arrivare sulle nostre tavole. Invito ad accorciare le distanze che l’Avv. Sala ha voluto racchiudere in un aneddoto: «E’ stato dimostrato come negli hamburger americani ci fosse insalata messicana e come nelle tortillas messicane ci fosse insalata americana».
Una metodologia culinaria, quella coniata dalla Coldiretti del Veneto, che i partecipanti all’incontro hanno potuto apprezzare attraverso una cucina basata sulla tradizione, con una ricerca minuziosa per quanto riguarda le materie prime e seguendo la stagionalità dei prodotti usati. «Un grazie particolare a Chef Corrado Carpi che ha dato sapore e gusto ad ingredienti anche poco noti e non troppo espressivi (ad esempio i funghi cardoncelli di S.Ilario) oppure conosciuti e di tutti i giorni (le acciughe del nostro mare), ma trattati con personalità e fantasia, a conferma che l’opera dello chef o di una brava cuoca casalinga è fondamentale per “nobilitare” ingredienti vicini a noi, spesso ignorati o poco considerati», è il commento conclusivo dell’Avv. Sala.
Valeria Abate
[foto di Diego Arbore]