Il tanto discusso progetto per il nuovo Monumento prevedeva un bar aperto tutto l'anno e una lastra in pietra nera con i nomi dei Mille. Ma ad oggi regna il deserto e la ruggine ha sostituito la pietra
Nella primavera del 2010 venne annunciata la chiusura del luogo di ritrovo per eccellenza del Levante cittadino: le terrazze del Monumento di Quarto. L’imminente celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia diede un’improvvisa accelerata ai lavori di riqualificazione, in tutta fretta (e in piena estate) si decise di aprire il cantiere per il restyling dell’area. Di lì a poco sarebbe arrivato Napolitano (che poi non scese a vedere le terrazze perché la scala si rivelò troppo stretta e non permetteva al suo accompagnatore di aiutarlo a scendere le scale).
Il vespaio di polemiche si alimentò immediatamente, tantissimi cittadini protestarono per l’inaspettata decisione di chiudere il Monumento ma, soprattutto, tantissimi dubbi vennero avanzati sulla bontà di un progetto che esteticamente parlando si preannunciava quantomeno difficile da digerire. “Ecco a voi i nuovi giardini di plastica”, si scriveva ai tempi sul web…
Il numero 14 di Era Superba (marzo 2010) venne dedicato proprio a questo progetto e nell’occasione il presidente del Municipio Levante Francesco Carleo dichiarò: “E’ accaduto tutto all’ultimo momento, inizialmente avevamo ricevuto indicazioni per il 2011 senza però contare che i Mille partirono nel 1860 e non nel 1861, anno dell’Unità d’Italia. A quel punto siamo stati io e l’Assessore comunale Ranieri a scrivere una lettera al ministro Bondi per sollecitare un intervento nell’area del Monumento Garibaldi“.
Un errore storico, dunque, la causa di quella fretta “cattiva consigliera” che portò in poche settimane all’inizio dei lavori. Il presidente Carleo volle anche precisare che “[…] chi gestirà il bar resterà aperto 12 mesi l’anno, la zona sarà frequentata e presidiata costantemente, non solo d’estate.”
Oggi, a quasi due anni di distanza, com’è la situazione delle terrazze del Monumento? La prima cosa che salta all’occhio è che il bar nei mesi invernali non ha mai aperto, le serrande sono state alzate l’estate scorsa come accadeva anche prima del restyling e regolarmente abbassate a fine stagione. Inoltre, dopo la pausa forzata dell’estate 2010, le presenze al Monumento sono calate, le terrazze che sino al 2010 erano frequentate a ogni ora e non solo d’estate da genovesi di qualsiasi età e genere non sono più la stessa cosa. Esteticamente di dubbio gusto, il restyling ha allontanato il Monumento dalla vita della città.
Dopo qualche mese dal termine dei lavori, tra l’altro, fece scalpore la ruggine che ricoprì immediatamente tutte le nuove strutture. I quotidiani cittadini puntarono immediatamente il dito sulla scelta scellerata di utilizzare l’acciaio per un’opera a contatto con mare e salino 24 ore su 24. In realtà oggi si scopre che si è trattato di una scelta ben precisa, quella di utilizzare metallo Cor-ten: l’ossidazione degli elementi che compongono questa particolare lega, attraverso l’azione degli ossidi di zolfo presenti nell’aria, determina la formazione di sali difficilmente solubili che generano uno strato di ruggine stabile in grado di impedire l’ulteriore infiltrazione di acqua, ossigeno e ossido di zolfo, rallentando le altre reazioni del materiale e quindi “proteggendolo” dal degrado. Ad ogni modo, che si sia trattato di una scelta o di un errore, il mio modesto parere è che il “Monu” abbia perso la sua magia e che fosse decisamente più bello prima, senza acciaio, senza ruggine e senza retorica.
Gabriele Serpe
Foto di Daniele Orlandi