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Le mostre concluse, i progetti imminenti, l'amore per Genova, la passione per l'arte e la voglia di nuove sperimentazioni culturali: una chiacchierata tra passato e futuro con il direttore di uno dei musei più in vista della città
Dopo il successo della mostra dedicata al fumettista Andrea Pazienza, siamo andati al Porto Antico a fare quattro chiacchiere con il direttore di uno dei musei più attivi e stimolanti della città, nato dal genio dell’artista ligure Emanuele Luzzati.
Sergio Noberini, direttore del Museo Internazionale Luzzati, ci ha accolti calorosamente, insieme al collega Ing. Andrea Rossi della Porto Antico S.p.A., società che gestisce e ospita tutte le attività del Porto, dall’Acquario al Museo dell’Antartide allo stesso Luzzati.
“Andrea Pazienza”, una mostra dedicata al fumetto che porta a Genova le opere di un grande artista di fama internazionale. Iniziata il 25 luglio scorso, si sarebbe dovuta concludere il 7 ottobre, ma è stata prolungata fino al 14. Un bilancio alla fine di questa avventura?
«Con questa mostra abbiamo portato a Genova le opere (100 tavole originali) di uno degli artisti più amati e controversi del secolo scorso. Pazienza è l’artista che ha ritratto e accompagnato la generazione complicata e appassionata degli anni ’70-‘80. Con la selezione antologica che abbiamo presentato, la più grande nel nord Italia da 15 anni a questa parte, abbiamo voluto rendere omaggio alla sua produzione: le storie in slang di Pentothal, quelle “ribelli” di Zanardi, la poesia di Pompeo, le bellissime illustrazioni di Campofame, senza dimenticare l’ironico Pert, dedicato al Presidente Pertini, in cui la dimensione intimistico-tormentata lascia spazio all’impegno politico. È stata l’occasione per ripercorrere un pezzo di storia recente dal punto di vista di “Paz” e per ammirare la qualità artistica di un disegnatore diventato mito. Pazienza ha stravolto i canoni del fumetto e ha creato un nuovo linguaggio, fatto di cambiamenti continui di registro, di stile, di grafia. “Paz” distrugge la sintassi, le tecniche e la grammatica: dopo 25 anni dalla scomparsa, la sua produzione è ancora attuale, basta pensare a al personaggio di Pert e all’Italia che descriveva con lungimiranza. La scelta di ospitare questa mostra è stata una rottura rispetto ai linguaggi percorsi fino ad oggi (illustrazioni, foto, cinema d’animazione) e si è rivelata una scelta audace ma vincente, che ha portato tante gente e tanti giovani e che si inserisce nel solco già tracciato con le esposizioni di Mordillo e Altan».
Progetti per il futuro?
«Conclusa l’esperienza di Pazienza, ci sono nuovi progetti in serbo: vogliamo che il nostro museo sia un cantiere, un laboratorio, un’officina delle arti. Non un museo in senso tradizionale e statico, ma un’agorà di sperimentazione, come avrebbe voluto Emanuele Luzzati, che si definiva un “artigiano”. Per cominciare, a breve il Museo diventerà una delle sedi del Festival della Scienza. Anche quest’anno continua la consueta collaborazione con la Scuola di Robotica: il Museo ospiterà laboratori, workshop, progetti. Inoltre, sempre nell’ambito del Festival, in collaborazione con Fondazione AMGA e Gruppo Iren, dal 23 ottobre sarà visitabile nel salone centrale del Museo la mostra “Le fonti, la vita, il lavoro. Tecnologia e bellezza nel patrimonio artistico del Gruppo Iren”, in cui verrà valorizzato lo storico patrimonio dell’azienda Olivetti. All’esterno del salone, inoltre, saranno esposti pannelli stampati su fondo rosso scuro con graffiti realizzati da Luzzati e Dario Bernazzoli negli anni ’50 per la storica sede di AMGA di Via delle Gavette. Il tema centrale saranno i mestieri, le tecnologie, l’attenzione dell’azienda per il territorio. Inoltre, anche un’installazione luminosa “La Fenice” sarà visibile all’esterno del Museo per tutta la durata del Festival, e non mancheranno conferenze (“Le stagioni dell’impegno” e “Dal disegno al segno e ritorno: nuovi percorsi d’arte nel Novecento italiano”) e laboratori di creatività per bambini. A tale proposito, abbiamo già dato avvio a programmi di formazione con Cesare Moreno e i Maestri di Strada di Napoli: crediamo che l’arte possa creare un momento di riflessione contro la dispersione scolastica, con iniziative sparse sul territorio. Per Genova è una bella scommessa».
Genova e la cultura: qual è il ruolo del Museo Luzzati nella valorizzazione del patrimonio artistico della città?
«Il Museo Luzzati prova a combattere la staticità e la scarsa valorizzazione del patrimonio culturale cittadino -e non solo- attraverso un approccio sperimentale e dinamico alle arti applicate. Per questo, nel tempo abbiamo cercato di aprire a esperienze insolite e meno tradizionali, se paragonate ad altri musei più “istituzionali” e tradizionali. Cerchiamo di aprirci a nuovi temi, anche sociali: ad esempio, anni fa la mostra provocatoria di Letizia Battaglia dedicata alla Sicilia, per rendere il territorio più vivo, e oggi stiamo lavorando per portare a Genova un’esposizione sul tema dei diritti umani. Si tratta di un progetto “in itinere” realizzato da vari grafici mondiali basato solo su immagini, senza parole. Vorremmo portare al Museo alcuni di loro e organizzare workshop, aprirci a professionisti nuovi, ma spesso quel che vorremmo fare si scontra con i limiti di sovvenzioni a disposizione di un Museo privato come il nostro. Per fortuna collaboriamo con Porto Antico S.p.A., che ci ospita e che rappresenta un partner privilegiato: grazie a questa collaborazione, siamo riusciti a “fare rete” sia con loro che con altri soggetti come la Triennale di Milano e il MART di Rovereto. In questo momento di tagli alla cultura e mancanza di fondi, noi crediamo che si possa sopravvivere: se un’idea è forte si riesce a trovare il modo per realizzarla. Serve tenacia, servono bei progetti: lavoriamo sulle sfide e pensiamo che, per prima cosa, non si debba mai dimenticare l’elemento fondamentale del “gioco”. Per questo, stiamo pensando a una serie di iniziative sulla strada della commistione tra arti diverse: ad esempio, vorremmo proporre percorsi eno-gastronomici al Museo, per avvicinare più persone e aprirci all’esterno. Inoltre, vogliamo puntare sull’idea di museo dinamico, sul modello francese: perché ancora oggi l’arte fugge da Genova? Le nostre collezioni “scappano” a Firenze, i fondi bibliotecari e i patrimoni archivistici (da quello di Sanguineti a quello dell’agenzia Publifoto) non sono valorizzati. Non è niente di nuovo, ma solo così possiamo guardare avanti».
Elettra Antognetti