Un lucchetto da giorni ha sottratto il Chiostro di Sant'Andrea alla fruizione collettiva, Rolli Days compresi. Quando l'anti-degrado diventa parte del degrado stesso
Chiuso dal 1 aprile, il Chiostro di Sant’Andrea risulta ancora inaccessibile, e lo sarà fino a data da destinarsi. Difficile decifrare la gestione di uno degli spazi più belli di Genova, chiuso proprio in concomitanza dei Rolli Days, celebrato appuntamento cardine per l’offerta turistico-culturale di Genova
Come allo zoo: durante la kermesse decine di turisti si sono assiepati dietro le cancellate nuove di zecca, per scattare, increduli, qualche foto all’esemplare archeologico in cattività (come nei fatti è, essendo stato ivi ricollocato nel 1922); increduli e sbigottiti anche molti genovesi, soliti a frequentare quell’unico ed eccezionale ritaglio di verde, pace e arte durante la pausa pranzo, per far riposare il cervello a metà, o al termine, di una faticosa giornata di lavoro. Ma non c’è nulla da fare: il lucchetto comparso venerdì scorso cancella ogni speranza, come un immobile e insensibile guardiano dell’ordine. Ma di quale ordine stiamo parlando?
La chiusura dello spazio attorno al Chiostro di Sant’Andrea è l’ultimo capitolo di una lunga storia: più di un anno fa, a seguito di alcuni episodi che generarono il più profondo sdegno pubblico (sporcizia, scritte, bivacchi e addirittura, lo ricorderete, effusioni amorose en plein air), il Municipio I Centro Est, si fece tramite del volere di alcuni cittadini chiedendo al Comune di provvedere alla chiusura di questa area. Arrivarono, quindi, le cancellate: non proprio una novità, visto che già in passato erano presenti delimitare l’area, ma che furono poi smantellate dalla civica amministrazione. Per mesi, però, il cancello rimane aperto, in attesa di un lucchetto, e soprattutto un accordo sulla gestione: chi, quando, come. La notte tra venerdì e sabato la svolta.
Diverse sono le segnalazioni che Era Superba raccoglie dai propri lettori fin dalle prime ora di sabato mattina: la coincidenza con i Rolli Days è molto strana (e assurda), per cui proviamo a chiedere all’assessore alla Cultura del Comune di Genova Carla Sibilla; la cosa sorprende anche lei, e dopo una telefonata di verifica ci spiega che «Il servizio di apertura è stato affidato a Coop Culture, la cooperativa che ha in gestione gli spazi museali delle torri di Porta Soprana e della Casa di Colombo». Ma cosa è successo? «Un eccesso di zelo: la sera di venerdì, la cooperativa non ha chiuso, per cui il Municipio è intervenuto chiudendo il lucchetto, ed è rimasto chiuso». Peccato, proprio in uno dei week end più affollati di turisti. Su suggerimento dell’assessore proviamo a contattare la Direzione Musei dello stesso Comune di Genova, ma la dirigente è molto occupata e dopo vari tentativi di trovarla libera per rispondere alle nostre domande, dalla segreteria ci consigliano di rivolgerci direttamente alla cooperativa, «Ciao e grazie», testuali parole. Perfetto. Cerchiamo un contatto di Coop Culture: sulla pagina dedicata alla Casa di Colombo (che per la cronaca ha come titolo di pagina, nella tab del browser, la dicitura Casa di CristofAro Colombo, ndr) troviamo un numero, al quale la classica voce registrata ci segnala che tutti gli operatori sono occupati. Gli affari evidentemente vanno a gonfie vele perché gli operatori rimarranno occupati giorni e giorni, senza mai risponderci.
Andiamo in loco, per parlare direttamente con gli operatori. L’impiegato, alla nostra richiesta di chiarimenti, ci fa vedere un foglio arrivato dalla direzione, in cui viene ordinato di mantenere il cancello chiuso, fino a data da definirsi. “L’operatore dovrà chiuderselo dietro quando si accompagnano i turisti sulle torri – si legge – se venissero a lamentarsi spiegare che noi lo utilizziamo solo di passaggio per entrare nella casa. La gestione dello spazio non rientra nelle nostre mansioni”. «Non può immaginare quanti vaffa abbiamo preso durante i Rolli Days». Posso immaginarlo, eccome. «Questione di ordini arrivati dal “principale” – sottolinea l’operatore – dopo una comunicazione del Municipio». Ci racconta anche un dettaglio che arricchisce con un pizzico di noir questa storia di “ordinaria follia”: chi ha messo il lucchetto venerdì notte, non si è accorto di aver chiuso dentro un ragazzo che, con il suo cane, si era “addormentato” tra gli ulivi. Il giovane è rimasto “prigioniero” tutta la notte, in dubbie condizioni di salute. Poteva finire peggio.
Nel frattempo su Facebook , il presidente del Municipio I – Centro Est, Simone Leoncini, risponde alla richieste di chiarimento: «Dovete chiedere ad assessorato alla Cultura che è referente per l’appalto che regola casa di Colombo e chiostro… Le cancellate devono essere chiuse solo la notte a protezione del complesso monumentale. Quindi aperti fino almeno a sera, per libero accesso, ma chiuse di notte. Il municipio ha da tempo protestato e chiesto lumi sul casino che stanno facendo! Purtroppo non siamo noi i responsabili…». Perfetto. La trasparenza fa il suo giro: abbiamo completato il gioco dell’oca, senza avere risposte certe. Un cortocircuito burocratico. Dalla segreteria del Municipio ci fanno sapere che nei prossimi giorni potrebbe essere convocata una riunione per chiarire la questione.
Vedremo come andrà a finire; nei fatti è una settimana che il chiostro è chiuso, sottratto alla fruizione della collettività. Le inferriate, nate dalla “lotta al degrado” portata avanti da alcuni, paradossalmente sono diventate l’altra faccia del degrado stesso, avendo creato un “mostro burocratico” da gestire, senza che ci sia un “apparato” in grado di farlo. Quanto è stato perso dal punto di vista turistico e di immagine? Impossibile quantificarlo, ma sicuramente non proprio una bella pagina per una città che ambisce a diventare “turistica”. Per farlo, bisogna certo saper valorizzare e proteggere i propri “tesori”, ma se questo si traduce nel chiuderli dietro a dei cancelli, forse è il caso di “lasciar perdere”.
Nicola Giordanella