Una proroga è assolutamente necessaria a causa degli eccessivi ritardi dei Ministeri di Sanità e Giustizia e delle Regioni. In Liguria devono rientrare ancora una quindicina di internati "dimissibili", mentre 20-25 persone saranno destinate al nuovo centro regionale
La chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari – prevista per il 31 marzo 2013 come sancito dalla legge 9/2012 – sarà rinviata di almeno 9 mesi (inizio 2014). Ancora non ci sono certezze ma una proroga è inevitabile visto che il processo di superamento degli Opg – a causa degli eccessivi ritardi sia dei ministeri di Salute e Giustizia sia delle Regioni – certamente non può considerarsi concluso. Anzi, l’accoglienza degli internati “dimissibili” presso i rispettivi territori di provenienza procede a rilento e la realizzazione di nuove strutture sanitarie alternative agli Opg – considerando i tempi necessari per lo svolgimento delle consuete procedure e l’indizione delle gare d’appalto – realisticamente non potrà concretizzarsi prima del 2015.
Il decreto ministeriale sui requisiti dei nuovi centri è stato firmato ad ottobre 2012, con sette mesi di ritardo. La Conferenza Unificata Stato Regioni ha raggiunto l’intesa relativa al riparto del finanziamento di 173,8 milioni di euro disponibili per realizzare le strutture, soltanto il 7 febbraio, con l’obbligo per le amministrazioni locali di presentare i loro progetti di riconversione degli Opg entro 60 giorni per ottenere l’approvazione e lo sblocco dei fondi da parte del ministero della Salute.
«Nessuna Regione, alla data del 1° aprile 2013, avrà pronte le strutture sanitarie che nelle intenzioni della legge 9/2012 devono ospitare gli autori di reato malati di mente al posto degli attuali 6 ospedali psichiatrici giudiziari – lanciano l’allarme gli psichiatri della Sip (Società Italiana di Psichiatria) – Serve una proroga, non solo per avere il tempo di approntare le strutture, ma anche per potenziare adeguatamente l’assistenza psichiatrica nelle carceri e sul territorio».
Il Comitato Stop Opg (composto da una variegata moltitudine di realtà associative), riunitosi il 5 marzo, ribadisce tutte le sue perplessità sull’impianto stesso della legge 9/2012 «Senza una modifica del Codice penale, in particolare degli articoli 88 e 89, che, associando “follia” ad incapacità di intendere e di volere e a “pericolosità sociale” stabiliscono un percorso “parallelo e speciale” per i malati di mente che commettono reati e sono socialmente pericolosi, gli Opg non possono essere aboliti – affermano Stefano Cecconi e Giovanna Del Giudice nel report della riunione – Tutta l’attenzione di Governo e Regioni è stata rivolta alle nuove strutture speciali destinate a sostituire gli attuali Opg. Diverse Regioni hanno presentato progetti per grandi strutture (da 40, 60 posti, con l’accorpamento delle strutture a 20 posti previste dalla legge) e con una “finalità e caratteristiche di custodia”. Ecco perché diciamo che “chiudono gli Opg e riaprono i manicomi”. Le “strutture”, che dovrebbero essere la soluzione di ultima istanza e residuale, diventerebbero se non l’unica, la principale risposta».
Questa è la maggior critica rivolta alla legge 9/2012: aver sostenuto come priorità la creazione di strutture in cui eseguire la misura di sicurezza, anziché dare forza ed esigibilità alle misure alternative.
La Corte Costituzionale, con due sentenza del 2003 e 2004, ha riconosciuto una maggiore apertura di scelta del giudice chiamato a valutare la pericolosità sociale degli imputati con infermità mentale «È stato eliminato l’automatismo che imponeva al giudice di comminare una misura di sicurezza detentiva, quindi l’internamento in Opg – spiega Annalisa Giacalone, magistrato del Tribunale di Genova – quando, invece, in taluni casi una misura cautelare rappresenta la soluzione più adeguata».
Oggi quanti sono gli internati nei 6 Opg italiani? Per la Società Italiana di Psichiatria «E’ verosimile che il numero attuale sia inferiore alle 1000 persone, probabilmente circa 800. Il numero deve essere continuamente aggiornato poiché sino al 31 marzo 2013 non cesseranno gli invii da parte dell’Autorità Giudiziaria negli Opg».
Una parte, con disturbi meno gravi, potrebbe passare in carico ai Dipartimenti di salute mentale (Dsm) delle Asl, come prevede la legge. Ma le Regioni di residenza dovrebbero aver lavorato ai Progetti Terapeutici Riabilitativi Individuali, ovvero piani finalizzati alle dimissioni (con il ritorno al proprio domicilio o con l’accoglienza in piccole strutture e comunità), cosa che non è ancora avvenuta su tutto il territorio.
L’incertezza più grave, però, riguarda il futuro degli internati – non più del 10% del totale – giudicati non dimissibili e dei nuovi destinatari di misura di sicurezza. Quale sarà il loro destino?
Il 31 marzo 2013 sicuramente non chiuderanno gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari «Così continueranno a rimanere negli Opg gli attuali internati ed internate – sottolinea il Comitato Stop Opg – E come si comporteranno i magistrati? Sarà lecito per il magistrato provvedere all’invio (o prorogare l’internamento) in Opg di una persona in misura di sicurezza? Molti sostengono che sarà illecito. Dato che nessuna proroga, pur richiesta dalla Conferenza delle Regioni, è stata ancora decisa, si rischia lo “scaricabarile” tra Governo e Regioni, con pericolose soluzioni “improvvisate” che rischierebbero di peggiorare l’attuale situazione».
«La verità è che la legge e lo sviluppo di questo piano sono stati portati avanti senza sentire ragioni – spiega il presidente della Sip, il dott. Claudio Mencacci – Questo non è accettabile, così come non è accettabile che agli psichiatri venga richiesta una funzione di vigilanza e custodia di questi malati. Noi siamo medici e non ci compete altro che non sia la cura».
«Non si può delegare tutto ai Dipartimenti di Salute Mentale – afferma il dott. Luigi Ferranini, direttore del Dsm dell’Asl 3 genovese, ex presidente Sip dal 2009 al 2011 – occorre un’alleanza di sistema con il supporto delle altre specialità del Servizio Sanitario Nazionale. Per quanto riguarda l’inserimento di nuovi soggetti in comunità, sappiamo che le risorse economiche sono ridotte al lumicino. Inoltre bisogna trovare un equilibrio tra pazienti con disturbi psichiatrici autori di reato e non. Attualmente ci sono lunghe liste di attesa con persone che, ormai da anni, attendono dei trattamenti. In che modo li inseriamo nei percorsi di assistenza? Sono necessari tempi determinati e sicuri. Il rischio, in caso contrario, è quello di creare nuovi contenitori isolanti e restrittivi».
La Società Italiana di Psichiatria precisa di essere assolutamente favorevole alla chiusura degli Opg «Purché accompagnata da un adeguato investimento scientifico ed economico sui percorsi di cura alternativi, che non devono essere limitati alla creazione delle strutture previste dalla normativa e non ancora realizzabili, ma principalmente all’incremento dell’investimento sui Dsm delle Asl, affinché possano attrezzarsi a realizzare dei percorsi di cura adeguati dentro e fuori agli Istituti di Pena».
Il senatore Ignazio Marino (rieletto nelle file del Pd), presidente della Commissione d’inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale che nell’estate 2010 ha denunciato le condizioni degli internati, si schiera in difesa della legge 9/2012 e considera una decisione gravissima il probabile rinvio della chiusura degli Opg «Serve da subito l’istituzione di un commissario che si occupi di gestire i fondi, che ci sono, per mettere la parola fine all’esistenza di strutture disumane che non curano ma recludono».
La nostra regione, fortunatamente, si trova a confrontarsi con numeri relativamente piccoli e quindi è auspicabile che – almeno per quanto riguarda i soggetti dimissibili – siano approntate le soluzioni più idonee.
«La Liguria fa parte del bacino di utenza dell’Opg di Montelupo Fiorentino (insieme a Toscana, Umbria e Sardegna) – spiega Sergio Schiaffino, dirigente dell’Assessorato alla Salute della Regione Liguria – Quasi tutti gli internati liguri considerati dimissibili (ossia non più socialmente pericolosi) sono stati trasferiti in Liguria negli ultimi 2-3 anni ed inseriti nel circuito di assistenza ai pazienti psichiatrici».
Nell’ultima riunione romana del tavolo Opg Stato Regioni «È emerso l’intento di trasferire nelle normali strutture psichiatriche regionali tutti i soggetti dimissibili – afferma l’assessore alla Salute della Regione Liguria, Claudio Montaldo – Noi in gran parte l’abbiamo già fatto. Nell’ultimo anno e mezzo ne abbiamo accolti 16 e dovremmo prenderne in carico un’altra quindicina».
«Circa una ventina di internati dimissibili sono rientrati in Liguria negli ultimi tempi», conferma Giulia Stella, Cgil Fp Genova, aderente al Comitato Stop Opg.
«All’interno degli Opg sono rimasti solo gli internati liguri che devono scontare un residuo di pena – racconta Schiaffino – Parliamo di circa 20-25 persone non dimissibili destinate alla nuova struttura sanitaria regionale».
«C’è già un’assegnazione di risorse vincolate allo scopo – aggiunge l’assessore Montaldo – per la Liguria si tratta di circa 5 milioni e 655 mila euro per il 2012 e 2013. Il 7 aprile ogni Regione dovrà presentare il proprio progetto di massima per lo svincolo dei fondi. A fine marzo porterò la delibera in Giunta».
Ma le associazioni, gli operatori sanitari, i parenti dei pazienti, i sindacati, che avrebbero voluto confrontarsi con l’amministrazione regionale su una materia delicatissima, sono stati completamente esclusi. «Non abbiamo mai visto alcun progetto – sottolinea il rappresentante della Cgil Fp, Giulia Stella – Come Comitato Stop Opg abbiamo ripetutamente chiesto un incontro alla Regione, senza ottenere risposta. Noi vorremmo poter dire la nostra, sia per la salute dei pazienti che per la sicurezza degli operatori, visto che siamo molto preoccupati. È paradossale perché in questo caso le risorse economiche ci sono, ma non sappiamo in che maniera verranno spese».
Preoccupazioni a dir poco lecite, considerando le scellerate scelte politiche perpetrate dalla Regione negli ultimi tempi, in merito alla gestione del patrimonio immobiliare e dell’assistenza ai pazienti psichiatrici nelle aree degli ex manicomi di Genova Quarto e di Pratozanino a Cogoleto, con i malati ospitati per anni nei container.
Le future strutture, almeno una in ogni regione, sono tecnicamente definite REMS, ossia Residenze Esecuzione Misura di Sicurezza. In Liguria «L’edificio idoneo è già stato individuato – afferma Montaldo – Non è di proprietà della Regione ed in parte dovrà essere ristrutturato». Si tratta di una struttura già adibita allo svolgimento di servizi socio-sanitari ma l’assessore non si sbilancia sulla sua localizzazione.
«Dovrebbe essere un edificio di proprietà della Curia in Provincia di La Spezia – aggiunge Stella, Comitato Stop Opg – parliamo di assistenza/riabilitazione e trasferiamo queste persone nell’entroterra, magari in un luogo isolato: questa ipotesi è sicuramente criticabile. Inoltre, dal punto di vista logistico La Spezia non rappresenta la soluzione ideale, considerato che il nuovo centro dovrà accogliere pazienti provenienti da tutta la Liguria».
Secondo il Comitato Stop Opg i “mini opg” regionali potrebbero rappresentare la moderna versione di istituzioni “speciali” per gli autori di reato malati di mente fondate sulla persistenza del binomio “cura e custodia”, caratteristica peculiare del manicomio. Come risponde l’assessore Montaldo?
«Non corrisponde al vero perché si tratta di strutture sanitarie con un forte taglio riabilitativo che saranno gestite dai Dipartimenti di Salute Mentale sotto la guida di uno psichiatra responsabile e con personale medico composto da psichiatri. Sono strutture modulari da circa 20 posti per ogni modulo. In Liguria avremo un modulo da 20 che sia sufficientemente “elastico” in modo tale da poter accogliere anche qualche paziente in più e coprire in pieno le nostre esigenze. Sono luoghi di transito e non di reclusione perenne come di fatto accade negli attuali Opg».
«Parliamo di centri che dovranno garantire assistenza sanitaria ma avranno doveri anche in termini di custodia – sottolinea Stella, Comitato Stop Opg – In merito alla sorveglianza non sappiamo come funzionerà, ad esempio a quali soggetti sarà affidata. Per quanto concerne l’assistenza sanitaria non abbiamo idea del modello organizzativo: con quale e quanto personale, di che tipologia, ecc. Sono tutte domande che attendono una risposta».
«Non ci sarà alcun tipo di sorveglianza – afferma il dirigente regionale, Sergio Schiaffino – La realizzazione delle REMS seguirà precisi criteri per garantire la sicurezza di pazienti e operatori. Ovviamente, già le normali comunità psichiatriche sono in qualche modo “chiuse”, a maggior ragione lo saranno i nuovi centri. Il nostro è un programma di massima – continua Schiaffino – Quando da Roma arriverà l’ok stileremo il progetto dettagliato: per individuare costi, numero del personale, disposizione degli spazi, ecc.».
La legge stabilisce il 31 marzo quale data di chiusura dei 6 Opg nazionali «Ma è impensabile rispettare la scadenza – sottolinea Schiaffino – La macchina organizzativa è partita almeno con 6 mesi di ritardo. Il riparto dei fondi è stato deciso da poco. Occorre il tempo necessario per la definizione del progetto e lo svolgimento della gara pubblica. Ragionevolmente, pure accelerando le procedure, penso che i nuovi centri potrebbero essere pronti a fine 2015. E ciò vale per tutte le Regioni».
Ad oggi, ancora non ci sono notizie certe «Speriamo che, al più presto, esca un provvedimento di proroga almeno a fine 2013-inizio 2014», chiosa il dirigente.
«La situazione è difficile in tutta Italia – conclude Montaldo – Gli assessori regionali hanno chiesto al Governo di posticipare la data di chiusura degli Opg per poter attuare nel miglior modo possibile i vari piani regionali».
Matteo Quadrone