Tempi, metodo e organizzazione del percorso promosso dal Comune suscitano critiche; gli incontri sono poco pubblicizzati ed entreranno nel vivo in piena estate, disincentivando così la partecipazione dei genovesi
La tanto decantata partecipazione rischia di rivelarsi l’ennesimo flop. Va dato atto all’amministrazione di Palazzo Tursi, in particolare al vicesindaco Stefano Bernini, di aver intrapreso un’iniziativa coraggiosa, quella di aprire un percorso partecipativo per la definizione finale del Piano Urbanistico Comunale (PUC), ma tempi, metodo e organizzazione lasciano quanto meno perplessi.
Tempi ristretti perché a settembre Bernini vuole portare il PUC in Consiglio Comunale per la discussione finale, periodo sbagliato perché quando si entrerà nel vivo dei temi sollevati – se davvero succederà – sarà piena estate.
Criticabile pure il metodo scelto: chiamare in causa i cittadini per illustrare loro le osservazioni senza neppure sapere se gli uffici comunali le accoglieranno o meno; mentre i Municipi hanno appena incominciato a lavorare sulle proposte riguardanti il proprio territorio di riferimento.
È vero coinvolgimento, questo?
Infine l’organizzazione: scarsa informazione e promozione degli eventi non favoriscono l’affluenza del pubblico, almeno di quello composto da persone comuni.
IL PUC, IL PERCORSO
Il procedimento di formazione del Piano Urbanistico – lo strumento principale della pianificazione territoriale di livello comunale – è in via di svolgimento da parte del Comune di Genova. Nel dicembre 2011 è stato adottato il progetto preliminare. Gli enti competenti hanno espresso 4 pareri; da singoli individui, associazioni (di categoria e non), comitati, ecc., sono pervenute oltre 800 osservazioni.
La legge regionale prevede che chiunque ha facoltà di prendere visione del progetto preliminare del Piano e di presentare osservazioni e proposte, nell’intento di contribuire alla sua migliore definizione. La sintesi delle osservazioni pervenute è consultabile sul portale dedicato (http://geoserver.comune.genova.it/osservazionipuc/index.htm).
Adesso l’amministrazione è tenuta ad elaborare un documento contenente le determinazioni comunali in merito ai pareri ed alle osservazioni pervenuti, nonché la specificazione delle eventuali conseguenti modifiche da apportare al progetto preliminare.
Il percorso di partecipazione – nelle migliori intenzioni di Palazzo Tursi – è finalizzato all’analisi delle osservazioni. Gli esiti del percorso di partecipazione confluiranno in un testo di linee guida per le “controdeduzioni” (ovvero le risposte di accoglimento o rigetto delle osservazioni) da sottoporre al Comune. «Si tratta di una scelta della civica amministrazione, non di una norma di legge – sottolinea il vademecum – voluta per garantire: informazione e coinvolgimento dei cittadini nelle scelte strategiche di pianificazione urbanistica; acquisire ulteriori punti di vista e opinioni delle persone e dei principali portatori di interesse sociali, culturali, economici e professionali; semplificare la fase di formulazione delle controdeduzioni alle osservazioni grazie ad un processo aperto e progressivo di ascolto delle diverse posizioni».
Una prima fase di comunicazione è condotta dai Municipi, tramite l’organizzazione di incontri pubblici che affrontano il tema da un punto di vista soprattutto territoriale. Una seconda fase, dedicata ad approfondire i temi che possono presentare più e/o distinti scenari in sede di controdeduzioni, prevede l’organizzazione di tavoli tematici di esame e discussione dei principali temi sollevati dai pareri e dalle osservazioni, con il supporto di una commissione di esterni. Infine, una terza fase, aperta alla città, è volta alla restituzione del percorso di partecipazione nel corso di un evento finale pubblico.
Lungo il percorso di partecipazione sono previsti periodici aggiornamenti della commissione consiliare comunale e di quelle municipali. La commissione di esterni – composta da un ristretto gruppo di esperti in materie di pianificazione urbanistica, gestione di processi di partecipazione ed attuazione di politiche pubbliche in tema di governo del territorio, individuati dall’Università degli Studi di Genova e dall’Istituto Nazionale di Urbanistica – seleziona i temi da esaminare nei tavoli partendo dalle osservazioni, mette a punto una metodologia di gestione dei tavoli, analizza gli aspetti strategici delle scelte, facilita il confronto e la condivisione, tiene traccia delle diverse posizioni, redige un documento finale di restituzione.
Critiche sull’effettivo coinvolgimento della cittadinanza arrivano da consiglieri comunali di maggioranza e opposizione.
Il capogruppo Fds (Federazione della Sinistra), Antonio Bruno, afferma «Quello che è stato deciso è un percorso di consultazione più che di partecipazione, perché i cittadini non verranno coinvolti nel processo decisionale».
Per il Movimento 5 Stelle si tratta di un’operazione di facciata e pure mal organizzata, come spiega il consigliere Stefano De Pietro «Il vicesindaco Bernini ha deciso che è necessario un “percorso partecipato” prima ancora di rendere note le risposte degli uffici alle oltre ottocento segnalazioni inviate da associazioni e singoli individui. Vista la partecipazione molto sentita ma poco numerosa della riunione nel Medio Levante, si comprende che la comunicazione, come al solito quando si parla di Comune, è davvero poco efficace: niente mail, niente Facebook, nessun mezzo post ottocentesco. I gruppi consiliari hanno divulgato loro l’informazione, ovviamente non con quella capillarità che una campagna pubblicitaria, ad esempio in televisione e sui mass-media, avrebbe consentito di sviluppare. La riunione del Medio Levante si è svolta senza avere ancora a disposizione le osservazioni e le controdeduzioni degli uffici, con pochi giorni di preavviso, in un clima da “tanto alla fine fate comunque quello che volete”. È il metodo usato che lascia fuori i cittadini, ma consente alla Giunta di avere scritta la parola “partecipazione” sui giornali».
GLI INCONTRI NEI MUNICIPI
La partenza sicuramente non è stata delle migliori. Il primo incontro presso il Municipio Ponente, svoltosi il 16 maggio scorso, complici l’ora (le 14) e la scarsa pubblicità, ha visto la presenza di appena una ventina di abitanti.
«È stata un’occasione persa – ha spiegato Carlo Besana, anima del Consorzio Pianacci del Cep (Corriere Mercantile, 17-05-2013) – Prima di tutto per la scarsa organizzazione, visto che i consiglieri sono venuti a conoscenza delle proposte durante la seduta. E poi l’orario scelto era davvero infelice: alle 14 possono partecipare solo disoccupati e pensionati. Se è questa la partecipazione che intendono Comune e Municipio …».
Ad oggi sono già andati in scena 6 appuntamenti: Ponente, Medio Levante, Medio Ponente, Centro Ovest, Media Valbisagno, Levante. Le ultime tre tappe della prima fase del percorso sono previste il 29 maggio (Valpolcevera); il 30 maggio (Bassa Valbisagno); il 5 giugno (Centro Est).
Ma è già possibile tracciare un bilancio dell’esperienza attraverso le parole di alcuni protagonisti.
«Il percorso partecipativo è un’iniziativa apprezzabile, soprattutto perché in precedenza non c’è stato alcun coinvolgimento dei cittadini – afferma Bianca Vergati, consigliere del Municipio Medio Levante (Sel-Lista Doria) – Certo, però, il tutto si sta sviluppando in maniera troppo frettolosa. Il modus operandi è inconsueto. Il processo è partito, ma il Municipio ha potuto visionare le osservazioni al PUC, solo un mese fa. E ci troviamo a discutere delle proposte che non sappiamo ancora se saranno accolte o meno dagli uffici comunali. E così, forse, rischiamo di parlare di “aria fritta”».
Secondo Vergati «Qualunque tipologia di incontro istituzioni-abitanti è un fatto positivo. Tuttavia il percorso poteva essere organizzato in maniera migliore. Magari rendendo pubblici i pareri e le osservazioni (da alcuni giorni pubblicati sul sito web di Urban Center). Ma molti cittadini non ne sono a conoscenza e comunque, in precedenza, non avrebbero avuto modo di consultare la documentazione. Insomma, un deficit di informazione c’è stato».
Finora gli uffici comunali non hanno ancora preparato le controdeduzioni, ovvero le risposte (positive o negative) alle osservazioni. «Questi eventi pubblici potrebbero servire per far comprendere agli uffici che ci sono delle osservazioni puntuali – sottolinea Vergati – le quali necessitano di un’attenta valutazione. Per quanto riguarda il Municipio, in seguito sono previsti altri momenti di confronto con il Comune, ma i tempi del percorso sono assai ristretti».
Lucia Gaglianese, consigliere del Municipio Centro Ovest (Pdl), punta il dito contro il metodo scelto «I cittadini sono stati coinvolti a posteriori, come spesso accade. Prima decidono e dopo organizzano i dibattiti pubblici. È lo stesso iter della Gronda. È sbagliata l’impostazione degli incontri. L’assemblea del Centro Ovest ha visto un’illustrazione generale del PUC che non si è addentrata più di tanto sulle specificità del territorio. Eppure noi, a livello municipale, stiamo lavorando su diversi punti. Il Municipio, infatti, è chiamato ad esprimere il suo parere sul PUC. Il percorso dovrebbe avere la finalità di coinvolgere anche i cittadini nel processo decisionale. Ma è solo fumo negli occhi».
Nel Medio Ponente l’assemblea è stata abbastanza partecipata, come sottolinea il consigliere municipale Fabio Manganaro (Pd) «Quindi la comunicazione, almeno in parte, è arrivata agli abitanti. Sicuramente c’erano molti cittadini attivi, per esempio gli “Amici del Chiaravagna”. Quando parliamo di “partecipazione”, però, vorrei capire quanti genovesi abbiano davvero idea di che cosa sia il PUC». In altri termini, secondo Manganaro «L’informazione e la consultazione della cittadinanza sarebbe dovuta partire già diverso tempo fa».
Da parte sua il Municipio, escluso un precedente incontro con i referenti degli uffici comunali e l’assemblea sopracitata, sulla questione PUC è praticamente fermo. «A livello di Commissione Consiliare non abbiamo ancora discusso le osservazioni», sottolinea Manganaro. Che non lesina un ultimo appunto critico «Il fatto di organizzare una serie di incontri pubblici, partiti a fine maggio e che si svilupperanno nel periodo estivo, è un elemento che disincentiva la partecipazione. Così come non si può affermare che, tramite questo percorso, il Municipio sia stato coinvolto nella discussione del PUC».
INCONTRO MUNICIPIO CENTRO EST: IL BOICOTAGGIO DI “VOGLIO LA GAVOGLIO”
L’ultimo evento pubblico sul PUC è previsto il 5 giugno presso il Municipio Centro Est che racchiude una vasta e popolosa porzione della città, tra cui il quartiere Lagaccio, ormai purtroppo quotidianamente al centro delle cronache locali a causa della recente frana di via Ventotene che, da quasi due mesi, costringe centinaia di persone a vivere isolate.
A pochi metri di distanza dalla famosa Caserma Gavoglio, storico “buco nero” della zona. Intorno al futuro dell’area è nato “Voglio la Gavoglio” – gruppo di associazioni, comitati e residenti – da lungo tempo impegnato per richiamare l’attenzione delle istituzioni sul degrado del Lagaccio.
“Voglio la Gavoglio” ha presentato ben 450 osservazioni al PUC in merito al Distretto di Trasformazione Locale 3.06 Lagaccio-Gavoglio. Ed oggi contesta apertamente il percorso promosso dal Comune. «Ma quale partecipazione, in questo modo viene tradito lo spirito del PUC – affermano gli esponenti del gruppo – questo sembra un percorso atto a reindirizzare le domande, piuttosto che a coinvolgere la popolazione. Il Comune il 6 maggio ci ha convocato per illustrarci il percorso che noi abbiamo rifiutato».
Dal Lagaccio sono partire 450 delle 800 osservazioni fatte al PUC a livello cittadino. «Il Lagaccio, quindi, costituisce una situazione significativa per il percorso del prossimo PUC – continua “Voglio la Gavoglio” – Da circa 11 mesi attendiamo le risposte alle nostre osservazioni. Le risposte sono un obbligo amministrativo e di Legge, dunque devono essere date. Esiste un progetto preliminare di PUC, quello del 2011, che l’amministrazione intende “aggiustare”. Ma non si può andare a discutere nulla se prima non arrivano le risposte alle osservazioni. A quel punto possono aprirsi vertenze, discussioni, convergenze».
Gli esponenti del gruppo concludono così: «La prima delle assemblee pubbliche a Ponente ha avuto circa 30 partecipanti. Quindi non parteciperemo a questi appuntamenti e organizzeremo, nella stessa giornata del 5 giugno, una “contro assemblea pubblica” nella sala parrocchiale San Giuseppe del Lagaccio, dove parleremo del quartiere che vorremmo, senza andare a perdere tempo in un percorso senza logica».
Matteo Quadrone
[Sestri Ponente, foto di Daniele Orlandi]
[Piazza Rossetti, foto di Roberto Manzoli]