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Il quartiere di Quarto nel levante genovese è caratterizzato dal moltiplicarsi di interventi edilizi. Box interrati sotto la chiesa di San Giovanni Battista del 1040, ville e aree storiche sotto tiro
Del Levante genovese, in particolare di Quarto, ci siamo occupati più volte nel passato per raccontare i diversi interventi edilizi che insistono sul territorio. L’ultima nell’autunno scorso, quando Legambiente ha lanciato l’allarme sul tentativo di cementificazione (in particolare nell’area ex Fischer) a scapito dell’antica via Romana della Castagna, nel cuore del quartiere attraversato dall’omonimo rio. Oggi facciamo il punto sulle immediate vicinanze: dal datato cantiere di Viale Quartara, dove i lavori sono da poco ripresi, alla nuova operazione immobiliare – per la costruzione di 119 box interrati tra via Prasca e via degli Albanesi nei pressi della parrocchia di San Giovanni Battista – pronta ad approdare in Conferenza dei Servizi deliberante (il prossimo 14 febbraio); senza dimenticare il sito storico di Villa Gervasoni e dell’Uliveto Murato di Quarto (in gran parte vincolato dalla Soprintendenza), nel quale è previsto l’ampliamento volumetrico di una casa privata e la realizzazione di un’autorimessa, previo sbancamento del sedime circostante.
Partiamo dal progetto del Gruppo Viziano che contempla la costruzione di un parcheggio su tre livelli interrati tra via degli Albanesi e via Prasca, per complessivi 119 box. L’area, di proprietà della parrocchia di San Giovanni Battista, è quella attualmente occupata dal campo di calcio G. Mora. La parrocchia, in cambio del diritto di superficie del sottosuolo, guadagnerà il rifacimento del campo da calcio (che diventerà più piccolo), nuovi posteggi e nuovi locali per l’oratorio e lo svolgimento delle sue attività pastorali.
«Il 23 gennaio si è svolta una Commissione municipale per discutere la questione – spiega Nerio Farinelli, Presidente del Municipio Levante – Abbiamo invitato gli abitanti dei civici interessati, i rappresentanti della parrocchia e il progettista responsabile del Gruppo, l’ingegnere Davide Viziano. L’intenzione era illustrare il progetto e ascoltare i diversi pareri». In tale occasione è emersa la contrarietà dei residenti, preoccupati soprattutto da due aspetti «Le criticità sollevate dai cittadini – continua Farinelli – riguardano in particolare le difficoltà che si potrebbero ripercuotere, a fine lavori, sulla viabilità di via degli Albanesi, già di per sé stretta, a fronte dei tre nuovi accessi a piano strada dei 119 box. Inoltre, c’è preoccupazione per la stabilità delle fondamenta di alcuni palazzi ubicati nelle immediate vicinanze del cantiere. Noi, come Municipio Levante, giochiamo solo un ruolo consultivo, ma cerchiamo di prevenire situazioni conflittuali per giungere ad una soluzione il più possibile condivisa dai soggetti interessati. Prendiamo atto dell’esistenza di forti pareri contrari in una parte di residenti. E per questo motivo chiediamo delle modifiche progettuali che tengano conto degli elementi emersi nel dibattito». Secondo il presidente Farinelli «Occorre agire senza limitare il diritto alla mobilità degli abitanti di via degli Albanesi. Ma soprattutto deve essere garantito loro il massimo grado di sicurezza in merito alla stabilità dei palazzi».
Durante la riunione del 23 gennaio i cittadini hanno sottolineato i pericoli legati alla presenza, sotto il medesimo terreno interessato dall’intervento edilizio, di una falda acquifera. A tal proposito, il tecnico comunale dell’Ufficio geologico, il geologo Claudio Falcioni, così ha risposto «Non abbiamo rilevato gravi carenze di tipo geologico. Il substrato roccioso, a circa 10 metri di profondità, presenta un certo grado di frantumazione, ma questo fatto non preclude che, con una corretta esecuzione, i lavori si possano fare. Per rilevare la quota dell’acqua abbiamo effettuato due sondaggi in pochi giorni: potrebbe esserci un margine di errore, ma ripetendo le indagini e continuando a monitorare i livelli, tale margine si ridurrebbe in maniera significativa».
L’ingegnere Viziano, dopo aver premesso «Noi facciamo i parcheggi dove servono, a seguito di indagini serie. In un raggio di 500 metri abbiamo rilevato un gap di 300 posti auto», ha aggiunto «Siamo disponibili a concordare un incontro di verifica con i comitati in modo che, insieme a Municipio e condomini, possano nominare un tecnico di parte per verificare lo stato degli edifici prima dell’inizio dei lavori».
Il Gruppo Viziano si occuperà sia della progettazione sia della realizzazione delle strutture. I tempi di lavoro previsti sono in totale 24-26 mesi. «Il fondo delle strutture si troverà ad un livello superiore rispetto all’acqua, quindi non influirà sul suo smaltimento – conclude l’ingegnere Viziano – La strada verrà allargata con la realizzazione del marciapiede (oggi inesistente), avrà un nuovo sistema di tombinatura e una rete fognaria rinnovata. Solo il 10% dei mezzi da lavoro passerà da via degli Albanesi, mentre la maggior parte dei veicoli accederà al cantiere per mezzo di una rampa da via Prasca».
Il progetto è stato presentato in Conferenza dei Servizi in fase istruttoria a metà novembre 2013. Tra pochi giorni, il prossimo 14 febbraio, approderà nella Conferenza dei Servizi in fase deliberante, sede deputata alla scelta definitiva. Laura Marinato, architetto dell’ufficio urbanistico di Palazzo Tursi, ha spiegato «È un’opera ammessa dal piano regolatore adottato in via preliminare e da quello vigente. Sono state chieste alcune modifiche e ora l’istruttoria è quasi completata».
Insomma, come ricorda il consigliere municipale Paola Borghini (Fds) «Non ci sono molte possibilità di ostacolare un progetto promosso da soggetti privati su un’area privata. Qui non si tratta di valutare politicamente l’opportunità o meno di realizzare una simile operazione. Bisogna, invece, valutare attentamente tutti gli aspetti tecnici. L’impatto dell’intervento, comunque, sarebbe soprattutto sulla viabilità. In merito al presunto rischio idrogeologico, io personalmente non faccio supposizioni senza avere sotto mano dati certi, che a livello di Municipio non abbiamo ancora visto. Per approfondire il progetto ho chiesto un ulteriore passaggio in Commissione municipale. La preoccupazione dei residenti è tangibile. Ma è compito dell’amministrazione comunale, tramite adeguate perizie, stabilire l’eventuale fattibilità del progetto. Se in questo senso dovessero permanere dei dubbi, esiste sempre l’opportunità di una contro-perizia di parte dei cittadini».
Nel corso del 2012 avevamo parlato di Viale Quartara, la creuza che dall’antica Aurelia conduceva fino al mare, dove un notevole appezzamento di terreno in fregio a chiesa e convento dei frati cappuccini (via Montani n. 1) – entrambi risalenti ai primi del ‘900 – è destinato alla costruzione di 2 ville di lusso con annessi box interrati pertinenziali. All’epoca della nostra visita il cantiere, sorto al posto di un vasto uliveto e dopo il taglio di diversi alberi secolari, era pressoché abbandonato ormai da alcuni mesi, mentre il profondo sbancamento, causa piogge, spesso assumeva le sembianze di un acquitrino.
Attualmente i lavori nel cantiere hanno ripreso vigore e sono già state realizzate le fondamenta degli edifici. Tuttavia, quando piove l’acqua continua a fuoriuscire da tutte le parti, come racconta Ester Quadri, residente nel quartiere e attivista del circolo Nuova Ecologia di Legambiente «Proprio ieri (5 febbraio, ndr) passando di lì ho visto delle cascate d’acqua mista a fango uscire dai muretti. Vorrei ricordare che questo era uno dei pochissimi spazi verdi rimasti in zona. Io a suo tempo avevo denunciato il taglio degli alberi. L’ex assessore comunale Pinuccia Montanari, persona senza dubbio competente, se ne era anche occupata, ma in seguito, nessuno si è più interessato alla salvaguardia di questo sito storico».
Dopo un lungo contenzioso giudiziario, i lavori sono partiti nell’estate 2011, per poi arrestarsi subito dopo. Oggi il cantiere è nuovamente operativo «Per me è una vera indecenza – accusa l’ambientalista Quadri – pensando a tutto quello che sta accadendo sul territorio ligure. Va bene, parliamo di progetti approvati anche molti anni addietro, però, i segnali che ci manda la natura sono inequivocabili. Forse varrebbe la pena di ascoltarli. E se possibile bloccare gli interventi incongrui».
Come detto in apertura, Legambiente ha lanciato l’allarme in difesa della zona della Castagna di Quarto, un presidio storico-ambientale, il cui simbolo è indubbiamente l’Uliveto Murato, adesso minacciato da un piccolo quanto significativo intervento. All’interno delle antiche mura dell’Uliveto – nella porzione non vincolata dalla Sopraintendenza – è ubicata una casa famigliare di proprietà privata per la quale è previsto l’ampliamento delle volumetrie, oltre alla costruzione di un’autorimessa interrata che coprirà tutto il sedime del fabbricato, e di una piscina al posto del giardino dove una volta sopravvivevano alberi ad alto fusto.
«Siamo praticamente a ridosso dei bastioni di via Romana della Castagna – racconta Ester Quadri – Lo sbancamento di terreno è pesante. Senza dimenticare che sotto scorre un altro ruscello, il rio Fontagne, perché questa, un tempo, era una zona colma di fontane». Secondo Quadri «Autorizzare un intervento simile, seppure limitato ad una sola abitazione privata, è veramente fuori da ogni logica. In tal senso è assurdo che un pollaio venga considerato volume utile per ampliare, con il piano casa, un edificio residenziale. La realizzazione, ad oggi, non è ancora avviata, ma sappiamo che hanno già il permesso di costruire».
Allargando il discorso a tutta la zona della Castagna, attraversata dal rivo omonimo, l’ambientalista aggiunge «Stiamo parlando di progetti che insistono tutti a lato dei torrenti (vedi ex Fischer). È evidente il cortocircuito tra quello che le istituzioni locali dicono a parole e quello che poi mettono in atto. Da un lato, affermano di mettere in sicurezza i rivi e le loro aree di pertinenza. Dall’altro, autorizzano costruzioni a pochi metri di distanza dagli alvei dei corsi d’acqua. Occorre ricordare l’esistenza in città di numerosissimi piccoli rivi, riguardo ai quali non c’è sufficiente attenzione da parte dell’amministrazione. Sono aree esondabili che dovrebbero essere lasciate libere».
A pochi kilometri di distanza, lungo la via Romana di Quinto, è il rio Bagnara ad esser minacciato, non solo dal progetto sempre in bilico di via Majorana (che merita una successiva trattazione a parte), ma pure da altre costruzioni residenziali (villette) già realizzate nei pressi di via Palloa. «Edifici di dimensioni più contenute ma non per questo meno pericolosi – sottolinea Quadri – Sono costruzioni non conformi alla natura e alla storia del luogo che mettono a rischio l’equilibrio ambientale del territorio».
L’ambientalista conclude lanciando un appello «Bisogna vigilare con attenzione anche sui torrenti minori che, sennò, possono esplodere da un momento all’altro. Al loro fianco corrono antichi percorsi pedonali che, invece di essere danneggiati, dovrebbero essere valorizzati a fini turistici. Insomma, invito l’amministrazione comunale a pensare alle piccole opere e non solo alle grandi opere sempre sulla bocca di tutti».
Matteo Quadrone