Dietro le grida alla stazione o in Galleria Mazzini, si nasconde un pittore geniale e visionario. I suoi quadri sono esposti al Centro Solidarietà di Genova
Roberto Maini, pittore genovese, conosciuto ai più come “la voce” che da anni risuona nell’atrio della stazione Principe o in Galleria Mazzini, le sue urla e i suoi rimproveri interrompono il movimento frenetico di centinaia di passanti che transitano ogni giorno da quei luoghi, cerca di risvegliarli dal loro torpore e dall’indifferenza verso gli altri…
Alla sua figura, al suo essere al di fuori della cosiddetta “normalità”, sono stati dedicati anche dei gruppi di fan sul popolare Facebook. Ma del personaggio si conosce solo il suo lato per così dire irregolare, ma nessuno o quasi è al corrente delle sue notevoli qualità artistiche. Ci si può chiedere come sia possibile che questi nuovi mezzi di comunicazione, indubbiamente portatori di maggiore libertà di espressione, riescano a creare veri e propri miti, basandosi spesso esclusivamente su valutazioni superficiali ed estemporanee, senza nessun tentativo di approfondimento nei confronti della realtà delle cose. Ma questo non è il luogo dove affrontare la questione.
La cosa che mi preme sottolineare è possibile conoscere l’attività artistica di Roberto Maini attraverso un’esposizione permanente allestita al Centro Solidarietà di Genova, in via Asilo Garbarino, con alcune riproduzioni ingrandite su tela di piccoli lavori pittorici originali, realizzati in acrilico e conservati da Eugenio Costa nella sua omonima galleria d’arte in Salita S. Caterina.
La prima serie di opere, realizzata a metà degli anni ’90 su commissione di Eugenio Costa, hanno come temi principali il cielo, il cosmo, gli alberi. Sono opere che l’autore dichiara ispirate alle teorie di Wilhelm Reich, in particolare quella sull’energia orgonica, l’energia cosmica primordiale presente ovunque nell’universo.
La sua è una pittura espressiva dai tratti decisi, esprime potenza, un’energia superiore, è la forza della natura che si manifesta all’uomo. Sono cieli blu e viola, rotti da scie luminose, da sprazzi di luce nel buio, atmosfere cosmiche in cui compaiono sfere lucenti simili a dischi volanti.
Risalgono invece al 2009 una serie di lavori, sempre in piccolo formato, in cui il tema paesaggistico prende il sopravvento, scompaiono alcuni riferimenti cosmici, abbiamo la raffigurazione di mare, monti, paesaggi al limite fra cielo e terra. I colori variano, le tonalità del giallo e del verde sono predominanti, le atmosfere si fanno più rarefatte, i colori più tenui.
Dimostra sempre un’incredibile abilità nell’accostamento dei toni ed un rigore compositivo che contrasta con la sua poetica visionaria, le sue immagini trasmettono un’energia primitiva, trasudano semplicità e concretezza, l’essenzialità della natura al cospetto dell’uomo.
Matteo Quadrone